di REDAZIONE CRONACHE
La decisione del Gup Piercarlo Frabotta del Tribunale di Perugia era facilmente prevedibile. Luca Palamara, accusato di corruzione, va processato insieme alla sua amica Adele Attisani anche lei imputata per corruzione. Il Gup di Perugia ha deciso che l’ex consigliere del Csm deve rispondere in Tribunale , secondo l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri, per aver messo a disposizione la sua funzione in favore dell’amico imprenditore-lobbista Fabrizio Centofanti con delle presunte utilità ricevute . Il Tribunale di Perugia ha accolto la richiesta di Centofanti di patteggiamento ad un anno e sei mesi, dopo che a giugno aveva reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia.
L’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Gemma Miliani e Mario Formisano della procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, aveva coinvolto l’intera magistratura: il trojan inoculato dalla Guardia di Finanza sul suo telefono è stato una vera e propria valanga per le toghe.
I pm Gemma Miliani e Mario Formisano dopo le dichiarazioni rese ai magistrati proprio da Centofanti avevano modificato nelle scorse settimane il capo di imputazione contestando, tra le accuse, la “corruzione in concorso per l’esercizio delle funzioni”, e non più la “corruzione in atti giudiziari“. La decisione del giudice arriva a otto mesi dall’apertura dell’udienza preliminare che aveva preso il via il 25 novembre scorso. Fissato il processo per Palamara e l’ Attisani con prima udienza il prossimo 15 novembre davanti al primo collegio del Tribunale di Perugia.
“In concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo Adele Attisani quale istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria, altresì ed in parte, delle utilità ricevute, Luca Palamara, prima quale sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma ed esponente di spicco dell’Associazione Nazionale magistrati fino al 24 settembre 2014, successivamente quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura e magistrato fuori ruolo ricevevano da Fabrizio Centofanti le utilità per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri” si legge nel capo di imputazione.
Ed in particolare “per la possibilità consentita a Centofanti da Palamara di partecipare a incontri pubblici o riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali e nei quali si pianificavano nomine ed incarichi direttivi riguardanti magistrati, permettendo in tal modo a Centofanti di accrescere il suo ruolo e prestigio di “lobbista”; per la disponibilità dimostrata da Palamara a Centofanti di poter acquisire, anche tramite altri magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine, a lui legati da rapporti professionali e/o di amicizia, informazioni anche riservate sui procedimenti in corso ed in particolare, su quelli pendenti presso la Procura della Repubblica di Messina e di Roma che coinvolgevano Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore; per la disponibilità di Palamara di accogliere richieste di Centofanti finalizzate ad influenzare e/o determinare, anche per il tramite di rapporti con altri consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura e/o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare“.
Nella contestazione vengono elencati e documentati diversi soggiorni di cui avrebbe usufruito l’ex consigliere del Csm Luca Palamara , tra cui quello a Madonna di Campiglio, il viaggio a Madrid con il figlio, la vacanza a Favignana, a Dubai, oltre ai lavori eseguiti a casa della sua amica Adele Attisani. Cinque consiglieri del Csm si dimisero, così come il procuratore generale presso la Corte di Cassazione Riccardo Fuzio, accusato di aver rivelato a cinque consiglieri del Csm si dimisero, così come il procuratore generale presso la Corte di Cassazione Riccardo Fuzio, accusato di aver rivelato a Palamara notizie sull’indagine che lo riguardava. Le sue chat su nomine, promozioni, trasferimenti hanno portato anche all’apertura di diversi procedimenti disciplinari a carico di magistrati suo interlocutori. notizie sull’indagine che lo riguardava. L’ex Pg, per il quale la procura aveva chiesto la condanna a 8 mesi in abbreviato, invece è stato assolto. Le sue chat su nomine, promozioni, trasferimenti hanno portato anche all’apertura di diversi procedimenti disciplinari a carico di magistrati suo interlocutori.
Assolto con rito abbreviato l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio. Per un episodio con la formula “perché il fatto non sussiste” e per un altro “per la tenuità del fatto“. Nei suoi confronti i pm di Perugia avevano chiesto una condanna a otto mesi. “Ringrazio i miei avvocati e lo studio di Grazia Volo” si è limitato a dire all’uscita dall’aula l’ex pg della Cassazione.
Il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone ha così commentato: “Il provvedimento del giudice conferma il buon lavoro della Procura e la correttezza delle scelte fatte anche con la modifica del capo di imputazione avvenuta durante l’udienza preliminare” .
“La sentenza di oggi è la testimonianza della buona fede di Riccardo Fuzio, una persona rispettosa delle Istituzioni, che si è difeso nel processo e non dal processo ed è stato riconosciuto per quello che è”: ad affermarlo l’avvocato Grazia Volo, difensore dell’ ex procuratore generale della Cassazione, assolto dal Gup di Perugia nel processo con il rito abbreviato dall’accusa di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
“Sia i pm che il giudice sono state persone misurate e attente” ha aggiunto il legale. Fuzio era accusato di avere rivelato a Luca Palamara (il quale deve rispondere di concorso nello stesso reato ma ha scelto il rito ordinario e l’udienza a suo carico è stata rinviata a settembre) che era pervenuto al Comitato di presidenza del Csm un esposto presentato dal magistrato Stefano Fava “avente ad oggetto comportamenti asseritamente scorretti posti in essere dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone, iscritto a protocollo riservato del Csm e come tale coperto da segreto“.
Fuzio doveva anche rispondere di avere comunicato sempre a Palamara “le iniziative che il Comitato di presidenza intendeva intraprendere per verificare la fondatezza dei fatti indicati nell’esposto”. Al centro del processo con rito abbreviato anche alcune notizie relative all’indagine in corso a Perugia nei confronti dell’ex consigliere del Csm. Per questo episodio il Gup Frabotta ha però riconosciuto la tenuità del fatto contestato a Fuzio di fatto assolvendolo.
“Udienza preliminare passaggio stretto e obbligato. Sono certo che l’udienza pubblica servirà a far emergere la verità e la mia innocenza”. Così Luca Palamara dopo il rinvio a giudizio. “Le prove documentali dei pagamenti effettuati sono insuperabili. Continuerò sempre a battermi per una giustizia giusta” . “Non temiamo affatto l’approfondimento dibattimentale e siamo certi che in quella sede si potranno chiarire a 360 gradi tutti gli aspetti di questa vicenda ed emergerà pienamente l’innocenza del nostro assistito” ha detto l’avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l’ex consigliere del Csm.
Nei giorni scorsi, Palamara aveva rilasciato delle corpose dichiarazioni spontanee, contestando il metodo di indagine e parlando addirittura di fatture false per accusarlo. “In qualche modo mi si doveva cucire addosso il vestito del corrotto“, aveva affermato dinnanzi al Gup, producendo documenti relativi ai lavori di ristrutturazione della casa della coimputata Attisani, lavori che secondo l’accusa Palamara avrebbe fatto pagare al lobbista Centofanti.
La Attisani, nel corso dell’udienza di lunedì, ha negato di aver fatto pagare ad altri i lavori a casa propria, depositando un bonifico da lei effettuato pari a 19.800 euro. “Il bonifico dimostra che la parte dei lavori relativa al cosiddetto lastrico solare era stata pagata già dal 2012 dalla signora – ha contestato Palamara – che si è assunta la piena titolarità delle lavorazioni commissionate, escludendo il coinvolgimento di terzi“. I difensori dell’ex consigliere del Csm hanno anche effettuato una perizia finalizzata a sgonfiare il residuo dei lavori. “Il dato che più ci ha inquietato – ha evidenziato l’ex pm – è che per calcolare il valore della veranda si è fatto ricorso addirittura a delle fatture false, ovvero non relative a lavori eseguiti su quella abitazione, ma su un’altra. Non trovando prova della corruzione, come già riconosciuto dal gip (Lidia Brutti, la quale ha negato l’esistenza di un atto contrario ai doveri d’ufficio, ndr), l’unica soluzione era gonfiare i lavori di questa casa“. Relativamente, invece, al viaggio a Dubai, “c’è una intercettazione tra il titolare dell’agenzia viaggi e Centofanti, in cui quest’ultimo dice: “paga Luca, come sempre”. L’intercettazione, proveniente da un altro procedimento, era rimasta sommersa negli atti“
L’avvocato Cesare Placanica, difensore di Adele Attisani, ha osservato: “E’ un rinvio a giudizio che senza i limiti di valutazione dell’udienza preliminare non ci sarebbe stato. Non credo che il dibattimento possa mai portare a una sentenza di condanna“.