ROMA – La “grillina” Elisabetta Trenta pur di non essere espulsa dal M5S ha deciso di traslocare dopo le pressioni e sottintese minacce ricevute dei vertici del Movimento, con in testa Luigi Di Maio e Stefano Buffagni, ma anche e sopratutto per evitare il rischio di venire sbugiardata in Parlamento.
La relazione preparata al ministero della Difesa per rispondere alle interrogazioni dei deputati e senatori sull’alloggio di servizio che aveva ottenuto quando era ministra e poi furbescamente fatto assegnare a suo marito, maggiore dell’Esercito, ha portato alla luce dei nuovi dettagli imbarazzanti sulla procedura seguita. Ed in particolar sul canone di affitto mensile: 141,76 euro.
Una somma ben inferiore a quella che la stessa Trenta aveva dichiarato (mentendo) di pagare: “Oltre 540 euro, che è tanto” a fronte di 180 metri quadrati vicino a piazza san Giovanni in Laterano nel centro della Capitale. Sembrerebbe essersi chiuso il “caso”, ma rimane aperta l’inchiesta della Procura Militare e soprattutto incrinati i rapporti con il Movimento Cinque Stelle che l’avevano sfidata a “chiedere l’assegnazione di un nuovo appartamento, se davvero ha i titoli per averlo“.
Come racconta Fiorenza Sarzanini, la brava collega del CORRIERE DELLA SERA che ha portato alla luce la squallida vicenda che ha sbugiardato la Trenta, alle 9 di ieri l’ ex-ministra della Difesa si è arresa parlando anche a nome del marito, il maggiore dell’esercito Claudio Passarelli: “È tutto regolare, ma mio marito ha comunque presentato un’istanza di rinuncia per l’alloggio. Traslocheremo”. Aggiungendo a Radio24: “Nulla ci fa sentire in imbarazzo, lo facciamo per salvaguardare la serenità della famiglia, spero che questo atto di amore serva a tacitare la schifezza mediatica che è caduta su di me”. Veramente l’unica schifezza sono state le sue menzogne, che potrebbero diventare degli “abusi” qualora la Procura Militare decida di fare per intero il proprio dovere senza alcun riguardo e timore.
Poi la Trenta è passata a parlare dei suoi rapporti con il Movimento 5 Stelle. Domenica aveva detto di aver “spiegato a Di Maio come stanno le cose“, oggi invece si sfoga: “Non sono stata trattata bene, ma nei valori del M5S ci credo, non ho nessuna intenzione di lasciare il Movimento. Mi è dispiaciuto che, prima di parlare e giudicare, nessuno mi abbia chiamata per chiedermi come stanno le cose. La mia faccia è pulita, non smetterò di fare politica e di essere del Movimento. Ma forse una pausa di riflessione me la prendo, non ho deciso nulla“.
E sul suo rapporto con il capo politico Di Maio al quale si era proposta come uno dei dodici “facilitatori” aggiunge: “Credo che Di Maio, con cui ho parlato, abbia capito le mie ragioni. Io sono un militare e so che prima di comandare le persone ci si parla, so che un comandante difende i propri uomini“.
Il procedimento della Procura Militare
A questo punto della squallida vicenda saranno l’indagine amministrativa avviata dallo Stato maggiore della Difesa e quella della Procura militare a dover stabilire se la procedura sia stata corretta. Quanto accertato finora conferma che sono bastate poche ore per avere la certezza che l’assegnazione dell’abitazione di servizio sarebbe stata trasferita dalla moglie al marito. il 5 settembre scorso, cioè il giorno delle dimissioni del governo Conte, che ha visto uscire la Trenta dal Ministero della Difesa .
Soltanto 24 ore dopo il marito è stato infatti nominato aiutante di campo del segretario generale della Difesa. La Trenta secondo quanto prevede la legge aveva 90 giorni per liberare l’alloggio e tornare nel proprio appartamento di proprietà nel quartiere Pigneto. Invece la pratica è stata chiusa il 2 ottobre ed i documenti relative a quella stessa casa sono state intestate al marito-maggiore Passarelli.
Secondo la versione diffusa dallo Stato Maggiore “Passarelli aveva dichiarato di possedere un immobile a Roma e un altro a Campobasso che ai fini dell’assegnazione non rappresentava motivo ostativo perché il personale titolare di alloggio Asi può usufruire di un appartamento di servizio pur disponendo di proprietà alloggiativa nella stessa circoscrizione“.
Il canone di locazione mensile dell’alloggio
Sarà compito adesso dei magistrati della Procura militare accertare se questo iter sia stato realmente legittimo, se possano esserci stati favoritismi. La Difesa stabilirà invece se Passarelli abbia diritto a un nuovo alloggio di servizio. Una cosa è certa: il canone pagato ogni mese dalla coppia di 141 euro (per 180 metri quadrati) è sicuramente di molto inferiore a quella dichiarata “pubblicamente” dalla ex ministra di 540 euro. Ed anche questo verrà sottolineato in Parlamento.
Secondo quanto risulta al Ministero delle Difesa “il canone mensile è di 141,76 euro mentre vengono versati 173,19 euro per l’utilizzo del mobilio”. Totale 314,95 euro, arredamento compreso !
L’ex ministra ipotizza che la vicenda della casa sia “un attacco premeditato“ contro di lei, ma che ha un obiettivo più grande: forse Conte o l’università Link Campus dove lavora , finita al centro delle polemiche per il filone italiano del “Russiagate“.
Adesso una cosa è però certa: la Trenta tornerà a vivere a casa sua in quanto quell’alloggio non spetta più nè a lei e tantomeno a suo marito.