ROMA – La procura di Roma ha notificato ieri l’atto di chiusura indagini all’ex leader di An-Alleanza Nazionale, alla sua compagna Elisabetta Tulliani, al fratello di quest’ultima, Giancarlo e al padre Sergio. Le accuse nei confronti degli indagati sono quelle di riciclaggio. La chiusura delle indagini preliminari fatta recapitare oggi dal procuratore aggiunto Michele Prestipino agli indagati è l’atto che precede di norma la richiesta di rinvio a giudizio.
L’inchiesta della Dda di Roma scaturisce da alcuni accertamenti sull’imprenditore dei videogiochi Francesco Corallo nei cui confronti la procura ha notificato oggi la chiusura indagini. L’indagine ruota principalmente attorno al famoso appartamento di Montecarlo che una contessa aveva lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale che Giancarlo Tulliani aveva acquistato con i soldi ricevuti da Corallo attraverso la creazione di due società off-shore, la Printemps e la Timara: poco più di 300 mila euro nel 2008. Nel 2015 la cessione dell’immobile a Tulliani un milione e 360 mila dollari.
Un’operazione di compravendita che Fini avrebbe autorizzato senza sapere come ha spiegato davanti ai pm quando è stato interrogato, dietro alla quale in realtà c’era solo suo cognato. L’ex leader di An ha anche spiegato a suo tempo di essere all’oscuro dei legami finanziari esistenti tra il “Re dello slot”, Francesco Corallo e la famiglia Tulliani, ma le sue dichiarazioni al momento sembrano non aver convinto i magistrati secondo i quali, invece nelle tasche dei Tulliani sarebbe entrato un ’fiume’ di denaro grazie a Corallo, la cui attività imprenditoriale intrapresa in Italia sarebbe stata molto agevolata da delle leggi ’ad hoc’ approvate quando il partito guidato da Gianfranco Fini era al governo. L’affare immobiliare, realizzato “alle condizioni concordate con Corallo ed i Tulliani“, secondo i magistrati sarebbe stato deciso proprio dall’esponente politico “nella piena consapevolezza di tali condizioni“.
Con decreto del gip erano state sequestrate a Fini due polizze vita del valore di quasi un milione di euro , ed ai Tulliani beni per oltre 7 milioni di euro .
Secondo il capo d’imputazione il «re delle slot» Francesco Corallo e l’ex parlamentare di An, Amedeo Laboccetta si sarebbero associati in maniera illecita tra loro con la complicità di Theodoor Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, e Lorenzo Lapi per commettere reati quali il peculato e il riciclaggio. Secondo l’accusa dunque l’associazione si sarebbe appropriata di oltre 85 milioni di euro riciclandone poi circa la metà dalla società di Corallo (Atlantis/BPlus) verso un conto corrente estero (nelle Antille Olandesi) sempre riferibile al gruppo Corallo.