di REDAZIONE POLITICA
Le accuse erano legate all’indagine “Mafia Capitale”, che nel dicembre del 2014 portò all’arresto di decine di persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso (peraltro la Cassazione, aveva già stabilito nel 2019 che non fosse applicabile il reato di associazione mafiosa): Alemanno veniva accusato di aver ricevuto 298.500 euro da Salvatore Buzzi – uno dei principali imputati nel processo su “Mafia Capitale” – in cambio di indicazioni su alcune nomine di Ama (la società che gestisce i rifiuti a Roma), di alcuni grossi appalti e dell’intermediazione per ottenere crediti che Buzzi aveva con la pubblica amministrazione di Roma. La Cassazione ha però deciso che Alemanno dovrà essere nuovamente processato per l’accusa di traffico di influenze sempre legata all’indagine di “Mafia Capitale”.
La vicenda giudiziaria dell’ex primo cittadino della Capitale era iniziata nel dicembre del 2014 con una perquisizione domiciliare e l’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito della “operazione Mondo di Mezzo” condotta dalla Procura di Roma con il ROS dei Carabinieri. Nei suoi confronti l’accusa iniziale era di concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso e corruzione. Per il concorso esterno i pm chiesero e ottennero l’archiviazione di Alemanno nel febbraio del 2017. La posizione dell’ex sindaco venne, però, stralciata e per lui restò in piedi la corruzione a cui si aggiunse il finanziamento illecito.
L’ex sindaco di Roma, presente oggi all’udienza in Cassazione, era stato condannato a 6 anni in primo grado nel febbraio 2019 , sentenza confermata in appello lo scorso 23 ottobre. Una pena quasi doppia rispetto alla richiesta del sostituto procuratore generale Pietro Catalani che aveva richiesto per l’ex sindaco una condanna a 3 anni e 6 mesi.
I giudici della Sesta Sezione Penale della Cassazione hanno quindi deciso di far svolgere un nuovo processo di appello per rideterminare la pena, riqualificando il reato in traffico di influenze, per la vicenda dello sblocco dei pagamenti di Eur Spa. Il pg Perla Lori nella requisitoria aveva chiesto di confermare la condanna a 6 anni nei confronti di Alemanno sollecitando un nuovo processo di appello limitatamente alle pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici.
Con la formula “per non avere commesso il fatto” l’ex ministro Gianni Alemanno è stato assolto nel capo d’accusa che riguardava la gara d’appalto sulla raccolta differenziata mente è intervenuta la prescrizione per la corruzione contestata nella vicenda del pagamento dei debiti Ama. I giudici hanno confermato la condanna a 6 mesi per l’accusa di finanziamento illecito e hanno disposto un nuovo processo davanti alla Corte d’appello per la rideterminazione della pena e che riguarda il capo di accusa riqualificato da corruzione a traffico di influenze illecite e che riguarda lo sblocco dei pagamenti Eur Spa.
“Finisce un incubo durato 7 anni” ha commentato Alemanno che era assistito dagli avvocati Franco Coppi e Pietro Pomanti. “Prima mafioso poi corrotto, resta solo piccolo traffico influenze e che obiettivamente poteva essere evitato – ha aggiunto l’ex sindaco -. Mi sono ritrovato prima mafioso e poi corrotto, adesso rimane un piccolo traffico di influenze che sarà la Corte di appello a giudicare”
“Quando farete la targa ricordatevi che Alemanno assolto si scrive con due S. Grazie”. E’ questo il commento ironico, indirizzato a Virginia Raggi, Danilo Toninelli e Alessandro di Battista, postato su Facebook da Silvia Cirocchi, compagna dell’ex sindaco di Roma.
“Siamo felici dell’assoluzione di Gianni Alemanno, a cui va il nostro abbraccio. Abbiamo sempre avuto fiducia in lui ed eravamo convinti della sua estraneità” commenta la sentenza della Cassazione Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’ Italia .