di Silvia Signore
L’avvocato Matteo Minna, come anticipato dal quotidiano “Il Secolo XIX”, secondo gli inquirenti avrebbe prelevato illegittimamente circa 70mila euro dai conti bancari dell’artista. Secondo altre fonti la cifra sarebbe molto più cospicua e i prelievi arriverebbero in totale vicini al milione di euro. Sono stati i familiari di Paolo Calissano ad accorgersi degli ammanchi, e presentare un primo esposto, in cui si ipotizzava il peculato. Lo scorso dicembre, quando la procura di Roma ha chiuso le indagini sulla morte, ha integrato la denuncia ipotizzando anche la “circonvenzione d’incapace”. Il fascicolo è in mano al pubblico ministero genovese Francesco Cardona Albini e all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.
Sarebbe circa un milione la somma sparita dai conti di Paolo Calissano e su cui si concentrano le indagini dei militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza. Soldi che l’attore avrebbe guadagnato attraverso la partecipazione a diverse società. Una di queste è stata la Autopark V maggio srl, poi liquidata. “È una fase delicata delle indagini – spiega l’avvocato Santina Ierardi che assiste i familiari dell’attore – e non commentiamo nulla”. Tra le operazioni al vaglio degli inquirenti ci sono una decina di bonifici partiti nel corso del 2019 da un conto intestato a Paolo Calissano e destinati a Minna, per spese e finanziamenti della Autopark. Ma a fronte di questi bonifici nella contabilità della società risulterebbero stanziamenti molto inferiori provenienti da Calissano.
Per chi accusa Minna, le cifre sono troppo alte e in generale il contesto in cui sono state versate le somme è quello di un rapporto sempre più stretto fra Calissano e il suo amministratore avv. Matteo MInna. Lo stesso legale, ha ricordato al Secolo XIX come il suo rapporto con Calissano sia durato cinque lustri e che “rispetto a qualsiasi accusa mi difenderò nelle sede opportune”.