ROMA – Liberi sì, uguali mica tanto: sopratutto nel conto in banca . L’attuale presidente del Senato Piero Grasso, leader “last minute” della nuova formazione a sinistra del Pd, non si è mai adeguato al tetto di 240mila euro che le altre cariche dello Stato hanno rispettato, in obbedienza alla norma che da qualche anno lo prevede per tutti i dipendenti pubblici. Come si evince dalla sua dichiarazione dei redditi, le indennità che l’ ex magistrato ha cumulato come senatore e presidente del Senato superano abbondantemente il tetto previsto. Il presidente Grasso aveva dichiarato nel modello 730 del 2014 , alla voce “redditi di lavoro dipendente“, la bellezza di 340mila euro. Nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, del 2015, aveva raggiunto 340.790 euro. Quest’ anno, nella dichiarazione riferita all’ anno 2016, 320.530 euro. cioè molto più della soglia che il Legislatore ha previsto per tutti i manager pubblici e dirigenti in posizioni apicali.
Una norma questa voluta dal governo Renzi ed approvata da una maggioranza di cui faceva ancora parte Grasso, allora senatore del Pd. Poi ha cambiato idea lasciando un partito che secondo lui “avrebbe tradito i valori veri della sinistra” dimenticandosi però di versare 80mila euro di arretrati dovuti dalle regole interne al Partito Democratico . Evidentemente nell’ “io” di Grasso regna ancora lo status di (ex) magistrato, cioè appartenente alla “casta” degli intoccabili….
Ad esempio il presidente della Repubblica Mattarella e la stessa presidente della Camera Boldrini hanno deciso di autoridursi lo stipendio, proprio obbedendo alla regola che si è decisa per tutti i dipendenti pubblici. Tanto è vero che Laura Boldrini ha dichiarato come reddito percepito nel 2016 140mila euro, in quanto terza carica dello Stato. Un terzo di meno del suo collega di Palazzo Madama. Persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è adeguato al famigerato tetto e non guadagna più di 240mila euro. Non così Grasso, seconda carica dello Stato e ora leader del partito che ambisce a incarnare i valori veri della sinistra. Sia chiaro non era obbligato a farlo, in quanto non c’ è norma di legge che lo costringa. Resta il fatto che le altre alte cariche dello Stato si sono auto-ridotte lo stipendio, l’ex-magistrato anti-mafia no.
La realtà è che quel “tetto” è una delle novità del governo dei Mille Giorni, quello guidato da Renzi, ha ricevuto più resistenze e ostilità. Non soltanto dai piani alti del Senato. Tanto è vero che dal primo gennaio 2018 il tetto dei 240mila sarà eliminato per tutti i dipendenti di Palazzo Madama e Montecitorio.
Negli ultimi giorni della legislatura, infatti, a seguito di quellache viene chiamata” Autodiachia”, cioè il fatto che il Parlamento risponde a una propria giurisdizione interna, si è deciso che il limite dei 240mila euro, in scadenza il 31 dicembre, non verrà rinnovato. Una decisione adottata fatta nel silenzio ed indifferenza totale generale, grazie al fatto che l’ attenzione era concentrata sulla sessione di bilancio. Quindi dopo Capodanno, terminata la legislatura, si torna al passato. Gli stipendi dei dirigenti di Camera e Senato potranno tranquillamente sforare la soglia dei 245mila euro. Alla faccia del buon esempio. Fino alla prossima giusta protesta popolare di sdegno ed indignazione e conseguente futura direttiva interna. Ma intanto, via al tetto. Non solo per i dirigenti in posizioni apicali, ma anche per i commessi (120mila euro).
Liberi tutti, più che liberi uguali caro Presidente Grasso “novello” leader della sinistra dei furbetti ed impuniti!