di Valentina Taranto
“In tutto il mondo la libertà di stampa è in consistente e preoccupante declino” scrive oggi la collega Cristina Nadotti sull’edizione nazionale del quotidiano La Repubblica . Reporter senza frontiere riassume i dati del rapporto annuale sullo stato dell’informazione. E tra i Paesi in cui c’è meno libertà di espressione rientra anche l’Italia, scesa al 77° posto, indietro di altre quattro posizioni rispetto al 2014 e in costante peggioramento dal 2002, primo anno in cui l’organizzazione non governativa ha cominciato a elaborare il suo rapporto.
Ovunque, sottolinea Rsf, i leader politici sono “paranoici” nei confronti dei giornalisti e “la sopravvivenza di un’informazione indipendente sta diventando sempre più precaria, sia nei media privati o controllati dagli stati, a causa delle ideologie, soprattutto religiose, ostili alla libertà di stampa“. Una minaccia consistente al giornalismo indipendente è rappresentata anche da “strumenti di propaganda su larga scala“.
A minacciare l’indipendenza dei giornalisti europei c’è anche il conflitto di interessi. Il modello europeo, secondo quanto osservato da Rsf, vede sempre più media di proprietà di grandi società con un’ampia gamma di interessi. È il caso della Francia (45esima) dove “la maggior parte dei media nazionali appartiene a un piccolo gruppo di imprenditori con interessi in aree economiche che nulla hanno a che vedere con il giornalismo. In Gran Bretagna (38esima, giù di quattro posti) – denuncia ancora il rapporto – La polizia ha usato nuove leggi per violare le fonti dei giornalisti, mentre il numero di perquisizioni con lo stesso obiettivo è cresciuto in Italia, Paese dove sono frequenti le minacce della mafia”.
Il caso Italia e Vatileaks. Il nostro Paese si colloca agli ultimi posti nell’Unione Europea, dove, tuttavia, i giornalisti godono ancora di una maggiore tutela e autonomia rispetto al resto del mondo. Peggio di noi fanno soltanto Cipro, Grecia e Bulgaria, meglio fanno Moldova, Nicaragua, Armenia e Lesotho. I reporter italiani più a rischio sono coloro che fanno inchieste sul crimine organizzato e sulla corruzione. Nel parlare dell’Italia il rapporto di Rsf dedica un paragrafo a parte a Repubblica e alle inchieste su Vatileaks. “Nel 2015 La Repubblica ha denunciato che tra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione perché sono stati minacciati. Il livello di violenza contro i giornalisti (incluse violenze verbali, intimidazioni fisiche e minacce di morte) è allarmante“, sottolinea il rapporto e continua stigmatizzando la vicenda del giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi e del conduttore de La7Gianluigi Nuzzi: “Il sistema giudiziario della Città del Vaticano sta perseguitando i media in connessione agli scandali Vatileaks e Vatileaks 2. Due giornalisti rischiano fino a otto anni di prigione per aver scritto libri sulla corruzione e gli intrighi all’interno della Santa Sede“.
I finti paladini dell’ informazione: il “caso Taranto”. Sono quei giornalisti, presenti anche a Taranto che pretendono la libertà di stampa per sè stessi, salvo poi cercare di mettere a tacere quella degli altri giornalisti, sopratutto di quelli che svelano collusioni, interessi economici, “markette” giornalistiche, cordate di pressione e controllo sulla vita pubblica e politica, approfittando di connivenze negli ambienti giudiziari e bancari. Presto, cari lettori pubblicheremo qualcosa di “esplosivo” per la città di Taranto, dopodichè la gente capirà qual’è e dov’è la vera diossina che sta distruggendo la città. E non proviene dall’ ILVA o dalla zona industriale. Ma dall’estrema periferia del capoluogo jonico.