Il “no” a Tempa Rossa del Comune di Taranto non cambia. Smentite le dichiarazioni speranzose di Roberto Pasolini, direttore commerciale e comunicazione Total E&P Italia, durante la presentazione in Confindustria: «Abbiamo incontrato il Comune, l’evoluzione del caso ILVA ha modificato gli scenari ma siamo certi di recuperare i rapporti». In realtà infatti i rapporti restano freddi. La posizione di Palazzo di Città viene peraltro confermata dal sindaco Ippazio Stefàno il quale, confermando la riunione della scorsa settimana con i dirigenti della joint venture fa un resoconto dell’ultimo periodo : «Sì ci siamo incontrati ma non è mutato niente per noi. Con me c’erano il dirigente pianificazione urbanistica del Comune l’architetto Rufolo, gli assessori all’Urbanistica e all’Ambiente e il capo di Gabinetto. In realtà avevamo chiesto un colloquio due mesi fa ma hanno preferito organizzare a Bari ciò che dovevano fare a Taranto. Una mancanza nei nostri confronti, un atteggiamento incomprensibile e infelice. Detto questo, andiamo avanti per la nostra strada che non cambia: rimane il dissenso al progetto».
Al sindaco non è andato giù l’atteggiamento dei vertici delle multinazionali petrolifere che ignorarono le richieste di chiarimento su “Tempa Rossa” inviate dai consiglieri di maggioranza un paio di mesi fa. Insomma, si è partiti col piede sbagliato e le distanze da cucire fra le parti restano rilevanti. Sia nel merito che nelle modalità.
Stefàno ha aggiunto: «Nell’ultimo incontro ufficiale hanno ammesso una serie di errori , detto questo il nostro parere non cambia. In questi giorni voteremo in giunta il parere contrario al piano urbanistico del porto per poi discuterlo in consiglio comunale». Relazioni a rischio , quindi che verosimilmente, sfoceranno in una variante urbanistica che, in base alla direttiva Seveso, potrebbe costituire l’ultimo ostacolo al progetto “Tempa Rossa”.
Iniziativa questo che fa molto discutere. Angelo Bonelli, consigliere comunale di Taranto nonché coportavoce dei Verdi, aveva già manifestato tempo fa la sua opinione chiedendo al sindaco “di approvare una variante di piano regolatore che recepisca il DM 9 maggio 2001 in materia di direttiva Seveso. Il progetto Tempa Rossa con questa variante non potrebbe essere realizzato perché la direttiva Seveso prevede distanze di sicurezza e vincoli precisi per nuovi insediamenti vicino raffineria”.
Una delle poche voci fuori dal coro, a livello politico, è quella del consigliere regionale Pietro Lospinuso (Forza Italia) che si è dichiarato invece favorevole all’insediamento petrolifero e nello stesso tempo contrario a “mettere mano al piano portuale, impendendo la realizzazione dei due silos necessari per lo stoccaggio del greggio proveniente dalla Basilicata . Se il Comune andasse fino in fondo su questa linea, potrebbero sfumare anche alcune opere per il rilancio portuale”.
Ma il sindaco Stefàno però va diritto sulla sua strada sottolineando anche l’atteggiamento ondeggiante dell’ ENI: «Vorremmo capire bene il destino di Eni sul territorio. Una volta leggiamo che il futuro sarà Tempa Rossa ma Eni va via, un’altra si dice che resta. C’è bisogno di chiarezza e trasparenza».
«Per la nostra economia è un volano irrinunciabile – ha dichiarato Vincenzo Cesareo presidente di Confindustria Taranto – che darà impulso allo sviluppo della portualità e alla competitività del porto. Noi siamo fortemente convinti della bontà di questo progetto ma vogliamo che anche la comunità lo possa conoscere nella sua interezza».
Tempa Rossa, questo il nome del giacimento in Basilicata a mille metri di quota, è un’opera strategica per l’Italia ma sullo Ionio suscita solo ostilità generali ad eccezione della Confindustria e di qualche politico del centrodestra. Il progetto è talmente contestato e contrastato che,in definitiva, Eni, Total, Shell e Mitsui si sono resi conto che, forse, le notizie circolate finora sono state imprecise o utilizzate per scopi impropri. Una presentazione tardiva, con una strategia di comunicazione che sicuramente andava fatto almeno tre anni fa, e senza dimenticare di indicare anche le possibili ricadute economiche collegate alle accise dovute per il transito sul territorio tarantino di 2.7 milioni di tonnellate di greggio l’anno. Questo potrebbe essere un argomento convincente, e potrebbe diventare un vantaggio reale per la città. Del progetto se ne parla dagli anni ’80. Tempa Rossa è lo sviluppo del giacimento di Corleto Perticara, in provincia di Potenza, di cui sono titolari Total al 50 per cento, Shell e Mitsui con il 25 ciascuno. Il progetto petrolifero ha ottenuto nel 2011 il decreto Via/Aia dal ministero dell’Ambiente e nel 2013 il nulla osta fattibilità dal comitato tecnico regionale. Gli mancano in conclusione soltanto i permessi a costruire da parte del Comune tarantino. Il greggio estratto sarebbe trasferito a Taranto mediante l’oleodotto, stoccato in due serbatoi, da costruire, della capacità di 180 mila metri cubi e quindi imbarcato sulle petroliere, e pertanto non verrebbe lavorato nella raffineria ENI. L’attuale pontile verrebbe allungato di 355 metri per poter accogliere 90 petroliere l’anno in più. La Total ricorda che nel porto di Taranto attualmente a regime normale transitano circa 1300 navi l’anno. A regime, l’impianto raggiungerà una capacità produttiva giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 metri cubi di gas naturale, 240 tonnellate di gpl e 80 tonnellate di zolfo e consentirà di aumentare di circa il 40 per cento la produzione nazionale italiana di greggio. L’investimento totale è di 1.6 miliardi, dei quali 300 milioni su Taranto. I progettisti garantiscono che le emissioni saranno uguali a zero perché se aumentano da una parte saranno compensate con una riduzione da un’altra, quindi è perfettamente compatibile con l’ambiente.