di Paolo Campanelli
ROMA – Si è tenuto nei giorni scorsi nell’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione il convegno “ L’informatica al servizio del Paese: strategie per la giustizia” promosso dall’Innovation group (Ileana Fedele, Antonella Ciriello, Giuseppe Corasaniti) che sta lavorando da qualche mese per “informatizzare” il processo di legittimità e, soprattutto, per contribuire a creare una “sensibilità digitale” nella sfera ordinamentale della giurisdizione. Il convegno si è aperto con un ricordo del magistrato Renato Borruso, pioniere dell’uso dell’informatica nella giustizia sin da prima che l’attuale rivoluzione digitale fosse lontanamente immaginabile in cui è stato fatto il punto sul percorso che l’informatica ha compiuto nel campo giuridico, e sulla strada ancora da fare
Al convegno sono intervenute molte personalità della giustizia e dell’informatica italiana, fra cui il Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione Giovanni Canzio, Maria Rosaria San Giorgio consigliere della Suprema Corte di Cassazione e componente togato del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Amoroso, Direttore dell’ufficio del Massimario, il magistrato Ercole Aprile consigliere della Suprema Corte di Cassazione e componente togato del Consiglio Superiore della Magistratura, Donato A. Limone e Giovanni Sartor entrambi professori di informatica giuridica, il primo all’ Università di Bologna ed il secondo alla Sapienza di Roma, Sebastiano Faro , direttore dell’ITTIG del CNR di Firenze, Giuseppe Corasaniti sostituto procuratore della procura presso la Suprema Corte di Cassazione , Vincenzo Di Cerbo direttore del CED della Suprema Corte di Cassazione, e Pasquale Liccardo direttore della Direzione Generale sistemi informativi automatizzati del Ministero della Giustizia. chiamati ad illustrare le innovazioni più recenti già operanti in altri Paesi, e nonostante l’Italia è stato il primo Stato in Europa ad avere informatizzato il processo civile, è altresì vero che non è stata ancora assorbita la funzione dell’apporto digitali che potrebbe consentire alla giustizia italiana di poter fare il “salto di qualità” in termini di efficacia e tempi processuali.
Il convegno è stato concentrato sulla parte “tecnica” dell’uso dell’informatica nell’ambito della giurisprudenza sia da parte “attiva” di avvocati, giudici e magistrati, sia da parte del cittadino con la sua parte di archivio: il primo vagito di supporto all’archiviazione è stato nel 1924, ma è nel corso degli ultimi 3 decenni che la necessità di un sistema efficiente di catalogazione e controllo dei vari e molteplici documenti ha superato il limite assoluto gestibile dall’analogico, sia nel Civile che nel Penale. Un’enorme vantaggio dell’uso dell’informatica è infatti la categorizzazione e classificazione delle Rassegne e l’istantanea archiviazione dei provvedimenti, oltre che una rapida consultazione degli stessi.
In conclusione c’è ancora molta strada da fare per poter fruire di tutti i vantaggi che il digitale permette ; l’obbiettivo finale è quello di trasformare le pagine “biblioteca” in veri e propri portali per l’uso da parte di avvocatura e cittadini, che oltre all’aspetto informativo per il quale il digitale potrà in concreto contribuire alla velocizzazione dei procedimenti poiché uno dei principali, se non il principale ostacolo per investimenti e tutela dei diritti è l’eccessiva durata dei procedimenti e la percepita scarsa trasparenza dei meccanismi che li regolano, ed è stato proprio in questo senso che nel corso del convegno è stato posto l’accento sui nuovi processi telematici che si muovono in questo campo.