di Antonello de Gennaro
Come avevamo previsto, Martino Tamburrano vulcanico sindaco di Massafra ed espondente di spicco del centrodestra jonico, è stato eletto presidente della Provincia di Taranto, con un risultato conseguito grazie anche alla stima e sostegno della “maggioranza” interna al Pd jonico. Leggere questa mattina le velenose dichiarazioni di un esponente del Pd, tale Rocco Ressa che dice «in questo deserto in cui è smarrita la classe politica tarantina, al più vomitevole degli accordi di potere. Una parte consistente degli eletti del Partito Democratico ha “venduto” i propri voti alla destra, accontentandosi di occupare posti di potere, tradendo così la fiducia degli elettori, della base e dei sindaci del Pd che invece, giustamente, avevano puntato su Gianfranco Lopane, giovane sindaco di Laterza, come punto di riferimento per ridare senso ad un partito che, da tempo, ha smarrito il proprio orizzonte. Tradire il proprio partito, – prosegue- le proprie idee, i propri compagni di strada, per occupare alcuni posti di potere è un’operazione squallida ed inaccettabile» fa a dir poco sorridere, per voler restare seri e rispettare le opinioni altrui, altrimenti ci sarebbe da piangere dal troppo ridere.
Forse Ressa ha dimenticato che il suo segretario nazionale del Pd, cioè Matteo Renzi, governa il Paese grazie ad un accordo con il leader del centrodestra Silvio Berlusconi, cioè il Presidente del partito in cui milita Martino Tamburrano. Il punto di vista di Rocco Ressa che dice «l’accordo è ora evidente: Pelillo ha compiuto la scalata definitiva al potere divenendo il “grande capo”, il “rais” del partito, ormai capace di portarselo a guinzaglio per ogni dove. Mazzarano ha campo libero alle prossime elezioni regionali, magari con un piccolo aiutino della “destra” massafrese, così giusto per sdebitarsi, mentre qualcun altro fedelissimo della combriccola sarà proposto ad occupare la poltrona di primo cittadino di Taranto e qualcuno occuperà la poltrona di vice presidente della provincia. E così, magicamente, i conti tornano, con buona pace di tutti i cittadini che dalla politica si aspettano soluzione dei problemi e trasparenza».
Ma lo smemorato Ressa dimentica di ricordare che se qualcuno ha svenduto a Taranto le soluzioni dei problemi e la trasparenza, quel qualcuno è stato il Pd di Bersani, che incassava i finanziamenti (dichiarati al Parlamento, come da Legge) dalla famiglia Riva proprietaria ad oggi dell’ ILVA, ed il Pd tarantino che si rifaceva alle posizioni dell’ex-parlamentare Ludovico Vico, cioè colui il quale che venne intercettato mentre parlando dell’ ILVA diceva al telefono “Ora, a questo punto… lì alla Camera dobbiamo fargli uscire il sangue a Della Seta (ambientalista, ex presidente di Legambiente, uno dei pochi ad opporsi ai disastri della fabbrica)”, ed aveva la sfacciataggine di candidarsi alle primarie nel Pd di terra jonica.
La Gazzetta del Mezzogiorno, questa mattina sul suo sito, nell’edizione di Taranto un pò troppo “politicizzata” racconta dell’incontro casuale avvenuto ieri sera a Massafra fra Vico e Tamburrano, e scrive:
“L’abbraccio forte dei figli lo fa commuovere, Ludovico Vico (Pd) lo spiazza. L’arrivo di Martino Tamburrano, proveniente in auto dalla «sua» Massafra, avviene intorno alle 22. Ha già saputo della vittoria schiacciante che i consiglieri comunali ed i sindaci dei 28 comuni ionici gli hanno tributato. È raggiante. Vede Vico avvicinarsi con passo felpato. La sagome dell’ex deputato è riconoscibile, nonostante l’illuminazione bassa, anche grazie alla nuvola di fumo che lo accompagna. L’esponente del Pd (area Cuperlo) gli tende la mano ed esclama: «Le faccio gli auguri da avversario politico quale sono. Le giungano gli auguri sinceri di chi non l’avrebbe mai votata». Tamburrano scuote lievemente il capo ma non replica” ed il giornalista (fratello di un consigliere comunale di sinistra) Presidente, allora spieghi la sua vittoria? «Il mio approccio post ideologico è stato capito da tutti. Anzi, da quasi tutti».
Chi non l’ha capita? «Chi mi ha fatto gli auguri prima».
Beh, però, è stato corretto. E le ha detto quel che pensa alla luce del sole. Converrà su questo?«Anche chi mi ha votato, nel loro campo, l’ha fatto alla luce del sole. L’ha dichiarato pubblicamente».
Perché si definisce post ideologico? «Forse hanno fatto male a votarmi».
In che senso? «Sono libero. Vado oltre i partiti. Non ho lacci e lacciuoli. Guarderò a tutti i componenti delle tre liste che si sono presentate a queste elezioni».
Si riferisce alla composizione della giunta? Alla nomina del vicepresidente e degli altri due delegati (assessori)? «No, non solo. La mia porta sarà aperta verso tutti senza distinzioni politiche. E poi anche, se non addirittura soprattutto, i consiglieri provinciali potranno partecipare. Anzi dovranno farlo visto che la riforma Delrio non prevede governo ed antigoverno dell’ente».
Quale sarà il suo primo impegno da presidente? «Non so. Dovrò leggere le carte, i documenti».
Partirà da Taranto Isolaverde? «Probabilmente sì. Era e resta una priorità per la mia Amministrazione».
Sta per guidare un ente che ha pochissimi soldi in cassa e che si appresta a tagliare i servizi. Come farà? «I soldi dice? Li troveremo».
Dove? «Li troveremo».
Si aspettava di avere ben ventuno voti a Taranto? Eppure lì c’è, in teoria, una maggioranza di centrosinistra… «Hanno capito che sono andato oltre i partiti e mi hanno votato. Poi hanno apprezzato evidente la mia capacità amministrativa nota da anni»
Nessun giornalista, ricorda le dichiarazioni del sen. Felice Casson, ex-magistrato e componente della commissione etica del Pd rilasciate a Il Fatto Quotidiano, (04/01/2013) dal titolo ” “Gli impresentabili vanno cacciati fuori dalle liste”. All’interno dell’intervista Casson aggiungeva “Come partito abbiamo un codice etico inedito. Dobbiamo esaminare i casi dubbi. Le intercettazioni di Vico sull’ ILVA sono impressionanti“.
Così come nessun giornalista di Taranto ricorda quanto scriveva il Corriere della Sera (15/05/2013) in merito all’inchiesta della magistratura denominata “Ambiente svenduto“. Anche in questo caso lo ricordiamo volentieri noi: “
Una per tutti, a significare i rapporti amicali che intercorrevano tra uomini del gruppo Riva e i politici, la telefonata intercettata tra uno degli arrestati, Archinà, e il deputato Vico. Il parlamentare riferisce di una telefonata avuta con Vendola il quale si complimentava della disponibilità mostrata dal gruppo Ilva ma si lamentava del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, protagonista in quel periodo di azioni che infastidivano gli industriali: «il sindaco lo vede come un irresponsabile», riferiva Vico. Sempre ad Archinà, l’onorevole Pd ( cioè Vico n.d.a.) riportava il malumore di Vendola per il funzionario dell’assessorato ambiente della Regione, Antonio Antonicelli, responsabile, a suo dire, della permanenza a capo dell’Arpa del presidente Assennato, nemico giurato dei Riva: «Io dovrei ammazzare Antonicelli, è un pazzo scatenato», avrebbe detto Vendola“.
“Mi scusi lo sfogo” iniziava così la lettera del defunto patron ILVA Emilio Riva indirizzata al segretario del partito (all’epoca dei fatti) Pierluigi Bersani. Qualche riga, scritta il 30 settembre 2010, in cui il dirigente chiedeva al politico di “limitare” il collega onorevole Roberto Della Seta, che rompeva le uova nel paniere chiedendo di rivedere il cosiddetto “decreto salva Ilva”. Il senatore Della Seta premeva sul rimettere mano al provvedimento che faceva slittare di due anni il termine entro il quale l’azienda doveva mettersi in regola sul benzo(a)pirene. Una presenza scomoda perfino tra i banchi dello stesso partito, testimoniata da una intercettazione (quella riportata dal Fatto Quotidiano) che vedeva protagonista il parlamentare Ludovico Vico. L’uomo, al telefono con uno dei dirigenti tarantini, commenta: “Ora a questo punto, lì alla Camera, dobbiamo far uscire il sangue a Della Seta”
Fu emblematica la risposta dell’ on. Della Seta nei confronti di Vico “Non ho il piacere di conoscere questo collega. Certamente questa frase credo lo rappresenti bene (ironia)”. Ed aggiunse “Lei crede che il Pd sia stato attento all’Iva o non ha fatto abbastanza? Il partito esiste dal 2008. Io credo che sia la politica che sia la sinistra italiana hanno fatto davvero poco. E credo che abbia fatto anche poco il sindacato. Quando già gli ambientalisti lanciavano allarmi” . Un ulteriore commento? “Io credo che la cosa che si deve chiedere adesso è un atteggiamento del governo più attivo. Se c’è una grande emergenza a Taranto io penso che il governo e i ministri devono essere fisicamente presenti in città. Ormai, se questa vicenda può trovare una parziale soluzione ci vuole un intervento forte e deciso del governo attuale”.
ascolta qui
Ma tutto questo i quotidiani tarantini ed i vari siti internet, non lo raccontano. Chissà perchè ? Forse carenza di mezzi e fondi ? O forse per rapporti di vicinanza politica con chi strepita non riuscendo ad influire più nelle vicende politiche tarantine. Si rischia di dare ragione a Corrado Guzzanti, quando in tv scherzava dicendo “Buona la seconda!” . A tutti questi smemorati del giornalismo e della politica tarantina, consigliamo di riascoltare le intercettazioni telefoniche pubblicate da La Repubblica e L’ Espresso, che potete ascoltare anche voi cari lettori direttamente da qui.. E vi sono anche quelle fra Archinà e Michele Mascelllaro il direttore di un quotidiano chiuso (Taranto Sera) attualmente sotto i riflettori della Guardia di Finanza, riciclatosi sotto il nome di “(Taranto) Buona Sera” per incassare i contributi di Legge sull’ Editoria…
Quindi riteniamo a questo punto che il presidente Tamburrano, possa essere solo felice di non essere stato votato da Vico e dalla minoranza del Pd jonico. E’ ora che i partiti superino gli steccati ideologici e si mettano a lavorare per il bene della gente, e questo per fortuna a Taranto sia il Pd (la maggioranza in provincia di Taranto) che fa riferimento al sen. Michele Pelillo, e Forza Italia schierata compatta accanto a Martino Tamburrano, sembrano averlo capito. Almeno con i propositi e le parole. Ora attendiamo i fatti.