ROMA – Resterà volontario l’utilizzo di Immuni, l’applicazione scelta dal Governo per il tracciamento dei contagi da CoronaVirus, ma chi deciderà di non scaricarla potrebbe avere delle limitazioni negli spostamenti. Un incentivo questo voluto per raggiungere quel 60% di adesioni che viene considerato la soglia minima per garantire l’efficacia del sistema. È quanto riporta il Corriere della Sera.
Nel frattempo l’ app Immuni, intanto, è finita sotto i riflettori del Copasir. Non è passato inosservato il fatto che nella compagine societaria di Bending Spoons compaia una holding di investimenti, la Nuo Capital delle famiglie Pao e Cheng di Hong Kong. Il sospetto è legato al timore di subire intrusioni informatiche da parte di apparati esteri. Poichè si tratta di una materia di “sicurezza nazionale” il Comitato – come ha reso noto il presidente Raffaele Volpi – si appresta a convocare in audizione il commissario straordinario Domenico Arcuri per avere maggiori informazioni sull’“architettura societaria” dell’azienda titolare del progetto rilasciato gratuitamente allo Stato, ma anche sulle “forme scelte” per l’affidamento e “la conseguente gestione dell’applicazione”.
L’ app Immuni, creata dalla Bending Spoons di Milano, è stata selezionata e prescelta tra le oltre 300 proposte sul ‘contact tracing’ arrivate dal Gruppo di lavoro nominato dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano. Il commissario Arcuri giovedì scorso ha firmato l’ordinanza che ricorda come la società abbia “manifestato la volontà” di concedere al Commissario ed alla Presidenza del Consiglio “in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua” il codice sorgente e tutte le componenti applicative del sistema.
L’applicazione italiana sta adottando il primo modello. Che ha però come primi avversari proprio Google ed Apple i due colossi americani, che stanno sviluppando insieme anche una propria applicazione, i quali lasciano trapelare che ritengono la strada scelta dall’Italia troppo pericolosa. Infatti non a caso ad oggi l’ app Immuni rischia di non girare e quindi funzionare sui loro sistemi operativi, circostanza che in queste ore gli sviluppatori di Immuni stanno cercando di evitare. Fornendo rassicurazioni sul trattamento dei dati trasmessi al server che, assicurano, sarà sotto il controllo “pubblico” e si troverà in Italia. Nel frattempo la società che dovrà ospitare e gestire sui propri server il maxi archivio è ancora da scegliere
Nei giorni precedenti numerosi esperti avevano auspicato per esigenze di trasparenza la messa in chiaro del codice . Durante weekend, in una non usuale comunanza d’intenti, i componenti del Copasir Antonio Zennaro (M5S) ed Enrico Borghi (Pd), avevano chiesto che il Comitato si occupasse della app, “sotto il profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione”. Per lo sviluppo di iniziative analoghe, avevano ricordato i due, altri Paesi Ue “sono stati molto prudenti”.
Sono necessarie adeguate assicurazioni – è questo il motivo della richiesta – anche sul piano normativo, che su dati sensibili come quelli che l’app può incamerare non ci mettano le mani altri. L’appello è stato raccolto ieri da Volpi e quindi il Comitato, che si riunirà domani per fare un approfondimento sul tema con la possibile decisione di chiamare in audizione lo stesso Arcuri, che si è già dichiarato disponibile a riferire quanto di sua competenza.
L’approfondimento punta a chiarire “l’architettura societaria” della software house Bending Spoons, che ha una sede anche in Danimarca: i soci sarebbero 48 . Tra loro, con una piccola quota, anche Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, figli dell’ex premier. Chiarimenti vengono richiesti anche sulle modalità che hanno portato il Gruppo di lavoro dell’Innovazione a scegliere il progetto e sulla gestione che verrà fatta dei dati immagazzinati. Federico Mollicone (Fdi) annuncia un’interrogazione al Governo. “Non sono state rese note le valutazioni della ‘task force dati’, sull’efficacia della soluzione tecnologica adottata, le sue effettive finalità, sulla sicurezza dei dati che verranno stoccati in un unico cloud ministeriale” evidenzia il deputato.
Il vero problema è che ormai il tempo si va esaurendo e se tutto fila nel verso giusto l’ App Immuni dovrebbe diventare operativa a fine maggio. Mentre se qualcosa andasse storto gli italiani, dopo aver fatto a meno nella fase 1 dell’emergenza CoronaVirus di mascherine, e tamponi , nella 2a fase si vedranno costretti a fare a meno anche dell’ app di tracciamento. Legittimo chiedersi a questo punto: cosa accadrà nella fase 3 per la lotta al virus Covid19 ?