Claudio Foti lo psicologo assolto in appello dopo una condanna in primo grado nella vicenda sui presunti illeciti a Bibbiano, nell’ambito della causa civile intrapresa dinnanzi al Tribunale di Torino ha chiesto un risarcimento di 320mila euro a Selvaggia Lucarelli e a due quotidiani (Il Fatto Quotidiano ed il Domani) che hanno ospitato nove suoi articoli tra il 2019 e il 2021 . I danni vengono indicati come conseguenti dalla diffamazione e della lesione dell’identità professionale del terapeuta finito “nell’angoscia di doversi confrontare con illazioni, pregiudizi, calunnie generate da parte di una delle influencer più famose d’Italia” si legge nell’atto di citazione, riportato dall’ AGI.
Tra gli articoli considerati diffamatori della Lucarelli, ce n’è uno pubblicato su Il Fatto Quotidiano in cui l’autrice faceva riferimento al ruolo di Foti nel suicidio di quattro persone avvenuto nel 1996 a Sagliano Micca, in provincia di Cuneo, durante il processo in cui erano accusate di pedofilia: “Quella botola, le perquisizioni lo accertarono, non esisteva” – scriveva la Lucarelli in un suo articolo -. “Eppure la sua esistenza fu segnalata al pm dell’epoca attraverso un fax con su scritto ‘urgente’ proprio di quel Claudio Foti del Centro Studi Hansel e Gretel, oggi rinviato a giudizio per Bibbiano. Nonno, nonna, padre e zio si suicidarono per quelle accuse”.
La Lucarelli lo scors 8 settembre 2023 scrisse sul Fatto Quotidiano che Claudio Foti era stato assolto per non aver commesso il fatto dall’abuso di ufficio e perché il fatto non sussiste dal reato di lesioni dolose gravi. È stata confermata anche l’assoluzione dall’accusa di frode processuale. Ma non contenta l’alzapalette di “Ballando sotto le Stelle” aggiunse che “Leggendo le carte però, risulta evidente come i servizi sociali e il comune avessero ideato un intricato sistema per scavalcare una serie di ostacoli che avrebbero impedito al centro Hansel e Gretel di Claudio Foti di praticare la terapia a Bibbiano“.” aggiungendo che nelle motivazioni dell’assoluzione il giudice scrive: “Presso la cura si svolgeva di fatto attività privata pagata con denaro pubblico in assenza di qualsivoglia procedura”. Ed aggiungeva che i documenti evocati da Foti per difendersi non dimostrano nulla, anzi “in pieno spregio della normativa in materia di normativa di appalti, non contengono neppure i requisiti minimi per assurgere al rango di determina a contrarre”. sostenendo che “In sintesi, gli illeciti principali erano due: Unione Val d’Enza non poteva esternalizzare i servizi di terapia e comunque non avrebbe mai potuto farlo senza passare attraverso una procedura pubblica. Invece, non solo la psicoterapia era stata affidata a Hansel e Gretel senza alcuna procedura, ma gli psicologi venivano pagati in modo da aggirare eventuali controlli”.
“La malafede e l’intento mistificante di Lucarelli appare palese – scrive l’avvocato Luca Bauccio, che assiste il professionista nel suo atto di citazione -. Non solo costei impone al lettore una verita’ giudiziaria inesistente, non predicabile, ossia l’innocenza degli accusati morti suicidi (il processo non arrivò a sentenza per la morte degli imputati, come ricordato anche dalla stessa Lucarelli nel pezzo, ndr), ma inferisce un collegamento tra il presunto errore che ha portato al suicidio e il dottor Foti. Ciò sulla base di un mero fatto: l’aver trasmesso al pubblico ministero che lo aveva incaricato di sentire il minore un fax urgente con le dichiarazioni raccolte“.
Tra gli articoli per i quali si chiede un risarcimento ce n’è uno in cui Lucarelli mette insieme di versi casi: “Bibbiano, Veleno, Sagliano Micca, Rignano Flaminio e le tante vicende in cui Claudio Foti e i suoi ‘collaboratori’ erano periti e consulenti, sono state soprattutto storie di adulti distrutti, guastati per sempre da accuse infamanti le cui uniche prove della colpevolezza erano traumi estratti dagli ‘ostetrici dei ricordi’“.
Secondo Bauccio, Lucarelli ha alimentato “una vera e propria campagna stampa, un linciaggio mediatico che hanno travolto tutta la sua storia personale e professionale, la sua vita privata, la sua identita’ di stimato psicoterapeuta“.
Nell’atto di citazione la risposta è che Foti “non prese parte all’indagine ‘Velenò nè come consulente, nè come perito, nulla di nulla; in quella di Sagliano Micca il procedimento non conflui’ mai in sentenza giacchè i familiari imputati morirono, sicchè l’indicazione al lettore della vicenda come di un clamoroso errore giudiziario del quale sarebbe stato artefice Foti è una abnorme calunnia; nel caso di Rignano Flaminio, Foti partecipò assieme a decine di consulenti delle parti civili unitamente alle quali ritenne compatibili con le accuse formulate le dichiarazioni del minore. Il gup rinviò a giudizio gli imputati che poi vennero assolti nei successivi gradi.
“La convenuta pretende con un’operazione del tutto scorretta di far discendere dall’assoluzione l’accusa di essere l’artefice consapevole di errori giudiziari”. La conclusione del legale è che “se la misura della preparazione e della buona fede di un consulente della Procura fosse l’assoluzione o la condanna, di fatto non sarebbe più praticabile la professione, a meno di prestarsi al linguaggio di influencer e improvvisati opinionisti della cronaca giudiziaria”.
“Falso e calunnioso” viene definito anche l’articolo intitolato ‘Quelle bugie per cui Agnese si tolse la vita: il ‘metodo Foti’. Hansel e Gretel in gita a Sestù relativo alla vicenda di una bidella cagliaritana che si suicidò dopo essere stata accusata di pedofilia. In questo caso, la Lucarelli prendeva di mira il ruolo di una psicologa ritenuta vicina a Foti ma per l’ avvocato Bauccio lo psicologo “non ha mai avuto nessun ruolo nell’indagine”.
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