ROMA – “L’Europa scatena lo spread per far cedere il governo“, titolava ieri “Il Fatto Quotidiano” ormai schierato ed appiattito sotto la direzione di Marco Travaglio sulle posizioni del M5S, mentre “La Verità” attacca “gli stregoni dello spread”. I giornali vicini al governo e in particolare al Movimento Cinque Stelle ieri rilanciavano le denunce diffuse ieri dai portavoce del partito, secondo i quali la Commissione Europea fa “terrorismo sui mercati“. Secondo il M5S, le dichiarazioni dei principali esponenti di Bruxelles, dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, al commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici, sono diffuse ad arte per spaventare i mercati, in maniera tale da far salire lo spread .
Una teoria accusatoria non nuova e già sentita in passato. E’ stato Renato Brunetta, deputato e responsabile del dipartimento di politica economica di Forza Italia, nell’ambito dei lavori della Commissione Banche presieduta da Pier Ferdinando Casini, che si sono conclusi nel gennaio di quest’anno, a sostenere e teorizzare l’esistenza “manovratori” dello spread. Brunetta ha cercato di ricostruire un presunto “complotto” ai danni dell’allora premier Silvio Berlusconi, che fu costretto a dimettersi nel 2011 per via dello spread alle stelle. Lo stesso Berlusconi ha denunciato più volte “l’imbroglio dello spread“, che aveva portato alla caduta del suo governo e all’avvento del Governo Monti.
In realtà la teoria che nel mercato ci siano dei manovratori occulti dello spread che lo fanno salire e scendere a piacimento è priva di fondamento. Lo spread è il differenziale tra il rendimento dei titoli del tesoro decennali tedeschi e quelli italiani. Se il rendimento è uguale non c’è alcuno spread, ciò significa che il mercato, gli investitori, valutano in eguale misura l’economia e l’affidabilità dei due Paesi. In questo momento, se i rendimenti dei Btp italiani salgono, superando di gran lunga quelli dei Bund tedeschi, è esclusivamente perché si hanno timori sul futuro del nostro Paese, e si teme che i rischi della nostra economia possano influire sul rimborso dei titoli di Stato alla scadenza.
Se un Paese è percepito come estremamente affidabile, vende con assoluta facilità i propri titoli del debito pubblico, ma i rendimenti sono bassi. Se un Paese invece è percepito e valutato come a rischio, deve allettare gli investitori con rendimenti alti dei propri titoli di Stato. Per i conti pubblici le conseguenze finanziarie sono a dir poco disastrose : gli interessi alti fanno salire ancora di più il debito pubblico, e mettono in difficoltà le nostre banche, che hanno un ampio portafoglio di titoli di Stato.
Tutto ciò’ è quanto si sta verificando in questo momento per i titoli di Stato italiani. La manovra finanziaria ipotizzata dal Governo a guida Lega-M5S viene percepita come rischiosa, il deficit al 2,4% potrebbe portare a un aumento del debito pubblico e a difficoltà dell’economia, che inevitabilmente si ripercuoterebbero sulle capacità di rimborso dei titoli di Stato, per non parlare delle conseguenze di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles, o ancora peggio di un’uscita dall’euro con un ritorno a una valuta inevitabilmente più debole come la lira. Conseguentemente i rendimenti crescono: se questo succede ogni volta che ci sono rischi legati al futuro di un Paese. Non è certo colpa della Commissione Europea !
E’ vero che le dichiarazioni dei principali esponenti Ue allarmano i mercati, e che questo influisce sullo spread. Non è vero però che le dichiarazioni siano diffuse allo scopo di far apparire meno affidabili i nostri titoli di Stato, e far salire il differenziale tra Btp e Bund. La Commissione Ue ha tra i compiti principali proprio quello di fare in modo che i Paesi aderenti all’ Unione, rispettino le regole comunitarie, a partire da quelle di bilancio, che hanno anche l’obiettivo di preservare l’equilibrio di tutta l’Unione Europea, e quindi in questo momento sta facendo il proprio mestiere. I mercati recepiscono il rischio, gli analisti non sono convinti che misure come il reddito di cittadinanza possano favorire l’aumento del Pil, compensando l’aumento del deficit, ed operano di conseguenza. Ma non si tratta solo dello spread: da settimana è in atto una vera e propria fuga di capitali esteri dai nostri titoli di Stato, e la perdita supera ormai i 100 miliardi.