2mila tonnellate di olio extravergine di oliva 100 per cento italiano, ma soltanto sulla carta, ma che in realtà proveniva da Grecia e Spagna erano pronte a finire sui tavoli e nelle cucine delle inconsapevoli defraudate famiglie italiane, ma la Guardia di Finanza le ha bloccate e sequestrate in anticipo bloccando sul nascere una vera e propria truffa sull’asse Puglia-Calabria. Il valore della truffa, commentano i finanzieri della tenenza di Andria ed i tecnici dell’Ispettorato repressione frodi, si aggira intorno ai 13 milioni di euro. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha così commentato”Siamo riusciti a sventare l’ennesimo attacco all’olio di oliva italiano grazie alla professionalità e alle competenze dei nostri ispettori. L’operazione si inserisce nel quadro di una strategia di prevenzione e contrasto che stiamo sempre più rafforzando“.
L’inchiesta coordinata dal pm dr. Antonio Savasta della Procura di Trani è la naturale prosecuzione di un’altra che portò all’arresto di 16 persone ad aprile del 2014 quando venne scoperto che il prodotto commercializzato con il marchio “made in Italy” in realtà veniva miscelato con olio lampante o addirittura con quello esausto già utilizzato per la ristorazione. Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno accertato che negli ultimi due anni olio extravergine commercializzato come olio 100 per cento italiano , in realtà era proveniente da Spagna e Grecia .
Nel corso dell’inchiesta del 2014 gli investigatori scoprirono che i componenti dell’organizzazione, attraverso imprenditori compiacenti, avrebbero trasformato olio di produzione comunitaria in olio 100 per cento italiano, in alcuni casi anche biologico. Veniva utilizzata un’ampia rete di produttori e commercianti calabresi e salentini compiacenti il cui compito era di fornire fatture false che attestavano falsi approvvigionamenti di extravergine prodotto in Italia, necessari per poter giustificare ingenti acquisti di olio dall’Andalusia e dalla zona di Valencia a poco più di 2 euro il litro. In questa maniera c’erano aziende che formavano un vero e proprio “cartello”, causando e generando gravi e danni squilibri al mercato dell’extravergine di qualità che negli ultimi tempi è particolarmente in crisi.
La truffa era agevolata da delle aziende pugliesi e calabresi che operavano come “cartiere” cioè emettevano delle documentazione false attestanti l’origine nazionale di olio extravergine di oliva, che in realtà era spagnolo o greco, che attraverso operazioni e triangolazioni documentali arrivava agli imbottigliatori (ignari della truffa) già indicato come “made in Italy”, pronto per il confezionamento e la distribuzione sul mercato.
I NOMI DEGLI ARTEFICI DELLA TRUFFA. Nell’organizzazione c’era chi provvedeva poi a smaltire l’olio non italiano attraverso vendite fittizie a operatori compiacenti, anche esteri, per farne perdere le tracce. Ad Andria, Crotone e Gioia Tauro sono stati eseguiti sequestri e perquisizioni, anche di documentazione contabile e materiale informatico. Otto le persone indagate, accusate di frode agroalimentare e reati fiscali. Si tratta di Giuseppe Cavallaro, cinquant’anni, titolare della omonima ditta: Salvatore Seminara (72), della Olearia Salvatore Seminara; Luigi Latorre (51); Riccardo Cialdella (24), della Olii sud alimentari di Cialdella Riccardo; Gianluca Cialdella (19) della Mediterranea olii; Felice Cialdella (50), amministratore delegato della due aziende di famiglia; Umberto Patruno (28) e Filippo Patruno (61) della Olearia Pu.