ROMA – Dopo essere stato coinvolto, e perfino arrestato a Taranto il 14 settembre 2016 dalla Guardia di Finanza nell’ambito di indagini connesse ad un giro di appalti truccati da 5 milioni e mezzo di euro, nel corso dell’operazione “Backhander” che vide indagate 17 persone, 12 delle quali in stato di detenzione, l’ ormai ex- capitano di vascello della Marina Militare italiana Giovanni Di Guardo, il quale venne arrestato in flagranza di reato mentre intascava dall’imprenditore Vincenzo Pastore una “bustarella” per pilotare una gara d’appalto da 11 milioni di euro per l’aggiudicazione del “maxiappalto” per le pulizie nelle basi navali di Taranto e Napoli, successivamente rimosso dal grado, al ruolo di militare di truppa
L’ ex-ufficiale della Marina Militare Giovanni Di Guardo adesso dovrà rispondere anche di una bancarotta fraudolenta, per la quale il dr. Fabio Saponara, pubblico ministero della Procura della Repubblica di Catania, ha concluso nei giorni scorsi le indagini nei suoi confronti dell’ ex-ufficiale della Marina Militare
Di Guardo approfittando della circostanza che nell’Isola di Malta c’è la missione militare italiana in pianta stabile per l’ausilio alle forze della Marina maltese (Miatm – Missione italiana di assistenza tecnico-militare), secondo la procura catanese avrebbe architettato una “frode carosello” comunitaria costituendo una società in Italia ed un’altra a Malta. Con la prima acquistava capi di abbigliamento senza pagarli, ottenendo credito dalle aziende di abbigliamento italiane grazie al fatto di appartenere alle Forze armate, successivamente li spediva alla società maltese (sempre del Di Guardo) che ometteva di pagarli e successivamente faceva perdere le tracce rendendosi insolvente.
I debiti quindi si accumulavano a carico della società italiana, in cui il marinaio Giovanni Di Guardo compariva solo come socio, sino a quando i creditori hanno provveduto a farne dichiarare il fallimento. La Procura della repubblica di Catania ha voluto vederci chiaro ed ha dato il via ad un approfondito lavoro d’indagine. I forti sospetti erano emersi in conseguenza ad un’eccessiva mole di credito concessa ad una società pressochè nullatenente, peraltro amministrata da una “testa di legno” , una persona che è poi risultata essere un impiegato dipendente del Di Guardo.
A seguito della verifica effettuata sui sulla posta elettronica, smartphone, computers e sui viaggi effettuati dal Di Guardo a Malta, indagini eseguite in collaborazione con l’Interpol, la Procura della Repubblica di Catania ha portato alla luce che l’ex ufficiale della marina militare, pur non comparendo, di fatto era l’amministratore sia della società italiana che di quella maltese (amministrata da un commercialista maltese) e che tutti i passaggi delle merce e dei soldi incassati erano direttamente riconducibili a lui.
Di Guardo che dopo una lunga detenzione è in attesa di giudizio per le vicende di Taranto , ed attualmente risiede in Toscana, è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini preliminari che lo vede indagato per bancarotta fraudolenta con la recidiva e con l’aggravante di aver generato un ingente danno economico ai creditori . All’ex ufficiale della Marina Militare sono stati contestati anche l’occultamento e la distruzione delle scritture contabili, al fine di impedire la ricostruzione della destinazione della merce sottratta.
Proprio la settima scorsa si è tenuta in Tribunale a Taranto dinnanzi al gup dr.ssa Vilma Gilli l’udienza conseguente al procedimento aperto, con rito abbreviato, a seguito dell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto dr. Maurizio Carbone per gli appalti truccati nella direzione Maricommi di Taranto, che vede fra i principali indagati proprio il Di Guardo. L’ Avvocatura dello Stato in rappresentanza del Ministero della Difesa si è costituita parte civile chiedendo un milione di euro per danni all’immagine della Marina militare.