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22 Dicembre 2024 16:57

L’ufficiale di Marina Walter Biot condannato dalla Corte Assise a 20 anni per spionaggio con i russi

Il capitano di fregata era già stato condannato dal tribunale militare a una pena di 30 anni di carcere. Era stato arrestato nel marzo del 2021 in un parcheggio di un centro commerciale della Capitale mentre era intento a cedere notizie coperte da segreto a funzionari dell'ambasciata russa

I giudici della Corte d’Assise di Roma hanno condannato Walter Biot, a 20 anni di carcere, il capitano di fregata arrestato il 30 marzo 2021 dal ROS dei Carabinieri ed accusato di spionaggio per aver passato documenti segreti a Dmitri Ostroukhov, assistente dell’addetto militare dell’ambasciata russa a Roma, Alexey Nemudrov ricevendo in cambio una “mazzetta” da 5 mila euro. L’arresto era avvenuto in un parcheggio di un centro commerciale della Capitale, in flagranza mentre era intento a cedere un supporto informatico contenente notizie coperte da segreto militari a spie camuffati da funzionari dell’ambasciata russa a Roma. Sia Ostroukhov che Nemudrov erano stati subito espulsi dall’Italia.

Tra i 19 documenti fotografati da Biot, ce ne erano alcuni, della Nato, classificati come “riservatissimi“, ed uno come “Top secret“, come l’accusa ha evidenziato durante la propria requisitoria. Secondo quanto ricostruito, i documenti in questione riguardavano anche la lotta al terrorismo internazionale, mentre altri evidenziavano delle potenziali “debolezze” della Nato. Criticità che sul fronte navale e marittimo sarebbero in parte emerse durante la crisi in Ucraina.

Si trattava di una serie di documenti: 47 notizie “Nato secret“, 57 “Nato confidential” e 9 con classifica “riservatissimo“. Agli atti dell’indagine ci sono anche tre video del 18, 23 e 25 marzo del 2021 in cui l’ufficiale Biot è ripreso mentre fotografa dal pc i documenti da consegnare ai funzionari di Mosca. Le riprese da una telecamera nascosta nell’ufficio dai ROS che lo monitoravano da tempo lo mostrano mentre ripone la sim-card in un bugiardino all’interno di una scatola di medicinali e la sistemava nello zaino.

L’ufficiale Biot, nel suo ufficio presso lo Stato Maggiore della Difesa, settore Politica militare e pianificazione, che si occupa della proiezione di tutti gli assetti italiani della Difesa in teatri operativi esteri e della polizia internazionale delle forze armate italiane sotto l’egida Nato, Ue e Onu, come ha ricostruito l’accusa, maneggiava “quotidianamente  documentazione riservata e questo è attestato da colleghi e funzionari”, gli stessi poi chiamati durante il dibattimento come testimoni.

Il tenente colonnello Pasquale Tirone aveva testimoniato in un’udienza svoltasi ad ottobre 2022 che “La sezione analisi strategica dove lavorava Biot si occupava di operazioni delicatissime, operazioni Nato ad esempio“. La stanza 248 che era quella in cui lavorava il capitano di fregata Biot prevedeva due postazioni, come hanno spiegato i testimoni di questo processo: un ufficio in cui il militare non solo gestiva documenti top secret ma era supervisore “su questa documentazione” ha spiegato la pm nel processo.

La pubblica accusa rappresentata dal pm Gianfederica Dito  aveva richiesto per l’ufficiale della Marina Militare, nell’udienza dello scorso 15 gennaio, la pena di 18 anni di reclusione, contestando le accuse di corruzione, spionaggio, e di rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete. Nel processo si erano costituiti attraverso l’ Avvocatura dello Stato, come parti civili, tra gli altri, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero della Difesa che adesso dovranno essere risarciti.

Lo scorso 9 marzo nel processo di primo grado, il tribunale militare della Capitale aveva condannato Walter Biot a 30 anni di reclusione, mentre la pubblica accusa, aveva richiesto la pena dell’ergastolo. Il capitano di fregata, si trova attgualme te detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, è sotto processo anche davanti ai giudici militari d’Appello.

L’accusa è di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate, e sostiene che “le complessive risultanze processuali acquisite non lascino residuare dubbi in merito alla natura di segreto militare delle notizie che ne sono oggetto e, dunque, alla loro inerenza alla preparazione, forza difesa dello Stato“.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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