ROMA – Con una lettera della Direzione generale per i servizi di radiodiffusione e postali, il Ministero dello Sviluppo Economico ha ordinato a Radio Padania l’ emittente radiofonica della Lega la sospensione immediata delle trasmissioni sulla rete digitale. Quella, per intenderci, che finora – in barba ai vincoli della licenza di cui è in possesso – le ha consentito di essere ascoltata in tutto il territorio nazionale, da Bolzano a Palermo, da Bari a Trieste. E di trasformarsi, dunque, da stazione locale a megafono nazionale di Matteo Salvini nella sua interrotta campagna elettorale .
Insomma, è ormai chiaro come Radio Padania, e le sue molteplici anomalie, sia diventata argomento di scontro nell’ennesimo braccio di ferro in essere tra i due vicepremier. La notizia sulla richiesta fatta dall’emittente di Salvini al Mise, era stata rivelata dal quotidiano La Repubblica lo scorso gennaio, ed aveva lo scopo di ottenere i contributi pubblici a sostegno del pluralismo dell’informazione. In questa maniera è venuto alla luce che il Governo Conte mentre toglieva i fondi statali a Radio Radicale spingendola fin sul baratro dello spegnimento, nello stesso momento si apprestava a staccare un assegno da almeno 115.000 euro a Radio Padania.
La radio leghista trasmette programmi di vario genere per 14 ore al giorno , con approfondimenti politici. Molta politica, a cominciare con la rassegna stampa del direttore Giulio Cainarca e si prosegue con vari programmi, tra i quali Balagan, condotto dal coordinatore del tribunale rabbinico Vittorio Robiati, e Punkrazzia, dove l’avvocato milanese Luca D’Auria si diletta a parlare di politica e rete, con un’ottica diversa, improntata alle neuro scienze. C’è anche l’ascoltatissimo Sammy Varin. Naturalmente, molto “padanismo” mixato con “sovranismo“, anche se da tempo Salvini non interviene più , preferendo evidentemente le dirette dei suoi profili social.
Di Maio a quel punto ha provato a bloccare tutto annunciando un supplemento di istruttoria, ma i dirigenti del MISE non trovavano dei validi motivi legali ai quali appellarsi perché la domanda di Radio Padania era del tutto legittima. Di qui il colpo di scena: la direzione dell’emittente Radio Padania che trasmette ancora dalla sede di via Bellerio a Milano ha rinunciato ai soldi, con una mail inviata nottetempo al Mise, guarda caso alla vigilia della pubblicazione delle graduatorie dei beneficiari. “Lo abbiamo fatto per evitare ulteriori polemiche”, è stata l’ermetica spiegazione dell’amministratore Davide Franzini. Ed adesso, però, è facile intuire il “peso” e le ragioni di queste “ulteriori polemiche”.
Rimane il fatto che se Radio Padania non spengono il segnale digitale, lasciando aperto solo quello analogico tradizionale e geograficamente limitato, rischiano di spegnersi del tutto. Hanno sette giorni di tempo per disattivarlo, periodo entro il quale possono presentare al ministero controrepliche e documenti che comprovino la legittimità del loro operato.
La licenza di cui è in possesso oggi Radio Padania, dopo la vendita nel 2016 della concessione per “radio comunitaria nazionale“, è valida soltanto per la fornitura di contenuti in ambito locale, e quindi non può coprire l’intero territorio italiano. Utilizzare Eurodab senza avere il permesso per farlo, come sostiene appunto il Ministero guidato da Luigi Di Maio, è stato un mezzo usato illecitamente per far campagna elettorale a vasto raggio. Ad esempio per citare il palinsesto di due giorni fa , le interviste mandate in onda al tesoriere leghista Giulio Centemero ed al commercialista bergamasco Alberto Di Rubba. Entrambi guarda caso “uomini di fiducia” di Matteo Salvini.
La lettera del dirigente del Mise Giovanni Gagliano, inviata alla società cooperativa Radio Padania (tra i dipendenti compare anche Matteo Salvini, in aspettativa) e per conoscenza anche all’AGCOM , l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni per eventuali provvedimenti, ha svelto infatti il presunto sistema illegittimo. Scrive Gagliano: “Si invita codesta società a sospendere immediatamente la trasmissione dei propri contenuti al Consorzio Eurodab (che è autorizzato, in ambito nazionale, a trasmettere con la tecnica del digitale) e si comunica che, in caso di reiterata violazione, questo ministero procederà all’avvio del procedimento di revoca dell’autorizzazione rilasciata alla Radio Padania Libera il 28 agosto 2018“. Fonti del Mise spiegano che non è stata ancora attivata alcuna procedura di revoca e che la lettera è un’iniziativa “autonoma” della direzione generale (il dirigente Giovanni Gagliano), “senza che il gabinetto di Di Maio ne fosse informato”.
Secondo quanto riportato dall’ AGI- Agenzia Giornalistica Italia , non sarebbe stata firmata alcuna revoca dell’autorizzazione a Radio Padania Libera. Lo rivelano fonti del Mise, a proposito della presunta decisione del dicastero a consentire l’emittente radiofonica a trasmettere soltanto sull’analogico – quindi a livello locale – e non sulla rete digitale – cioè sul territorio nazionale. Tale nota, adottata dalla direzione generale senza che il gabinetto del Ministro Di Maio ne fosse informato, si chiude con la previsione della possibilità di disporre la revoca dell’autorizzazione alla trasmissione in tecnica digitale in ambito locale a carico dell’emittente. Il procedimento eventuale di revoca della suddetta autorizzazione non è neanche quindi stato avviato dalla direzione competente.