ROMA – Laura Castelli, sottosegretaria grillina al ministero dell’Economia, ha annunciato con comunicato la fine della collaborazione con Luca Pasquaretta: “Non è il mio portavoce. Interrompo la collaborazione con lui. A seguito dell’inchiesta che coinvolge Luca Pasquaretta e le accuse a lui rivolte ritengo sia necessario interrompere immediatamente il nostro rapporto di collaborazione. La magistratura farà il suo corso, e ribadisco rispetto e fiducia per il lavoro che svolgono i magistrati“. Da qualche tempo, l’ex portavoce della sindaca di Torino aveva iniziato a collaborare con la sottosegretaria Castelli. Fino al “licenziamento” di oggi.
Pasquaretta giornalista pubblicista di 41 anni, ex portavoce di Chiara Appendino, negli ultimi mesi collaboratore della Castelli al Ministero di via XX settembre, e con una consulenza a Bruxelles per l’europarlamentare grillina Alessandria Tiziana Beghin è stato interrogato ieri a Torino, dov’è accusato di estorsione dalla procura del capoluogo piemontese ufficializzando le contestazioni legali. Le accuse riguardano innanzitutto le presunte pressioni sulla Appendino sindaca di Torino. “Devi sistemarmi”, intimava alla prima cittadina, dopo aver accettato di dimettersi dal ruolo di portavoce per evitare uno scandalo alla giunta. Per i magistrati, si è trattato di un vero e proprio ricatto, e quindi gli investigatori si sono presentati ieri da Luca Pasquaretta con un mandato di perquisizione per case e uffici.
Al quinto piano del palazzo di giustizia di Torino non parla nessuno di questa storia. Anche se ormai è chiaro che Luca Pasquaretta è indagato da qualche giorno per reati che vanno dal la turbativa d’asta (reato commesso in Basilicata, la sua terra d’origine) e traffico di influenza illecita (commesso a Torino) . E poi c’è l’estorsione a Chiara Appendino. È per questo motivo che ieri pomeriggio, per oltre cinque ore, il pubblico ministero Gianfranco Colace ha interrogato l’assessore al commercio Alberto Sacco (M5S) . Che alle sette di sera fila via senza dire una parola e se fosse possibile, avrebbe negato persino di essere se stesso.
La storia è molto “delicata”, anzi delicatissima. Che adesso fa cucire le bocche di tutti. Prima fra tutte quella dell’amministrazione comunale di Torino. La sola certezza di oggi è che i Carabinieri della pg, l’altra mattina quando si sono presentati con un decreto di perquisizione in mano a casa dell’ex potentissimo portavoce della sindaca Appendino . Lo hanno fatto sia a Torino che a Roma, cercando nelle abitazioni a disposizione del “comunicatore grillino” documenti che possano diventare utili per il fascicolo con le nuove accuse che i magistrati del quinto piano gli hanno appena contestato. E che non avrebbero nulla a che vedere con il vecchio fascicolo aperto contro Pasquaretta che riguardava la sua consulenza prestata al Salone del libro nel 2017, cioè nello stesso periodo in cui faceva anche portavoce della Appendino al Comune di Torino .
Un procedimento che non sembra essere ancora alla fine. Qualcuno ipotizza che sia la madre di questo secondo e decisamente più delicato filone di indagine. Ma in definita è soltanto una supposizione in quanto agli atti vi sarebbe anche una denuncia nella quale verrebbero resi noti alcuni particolati di questo terremoto torinese, che trasforma anche i racconti di un sodalizio che sembrava indissolubile, cioè quello tra il primo cittadino di Torino ed il suo portavoce di fiducia.
Di Pasquaretta si è detto nel tempo tutto e il suo contrario. Ma non si era mai taciuta la sua rivalità con Paolo Giordana, ritenuto l’ «eminenza grigia» del Comune, finito nei guai per aver tentato di far togliere una multa elevata da Gtt ad un passeggero che però era anche suo amico, trovato senza biglietto. Giordana ora ha ottenuto la messa in prova ai servizi sociali. Pasquaretta, invece, ha sbattuto il portone di palazzo Civico e ne è andato a Roma riuscendo ad ottenere l’incarico di “portavoce” della grillina Laura Castelli sottosegretario al Ministero dell’Economia . E più di qualcuno diceva: “Quello cade sempre in piedi”. Solo che questa volta è indagato dalla Procura.
Luca Pasquaretta era arrivato a Torino dal piccolo comune di Forenza, in Basilicata, non solo per fare l’università Economia e commercio. Ha fatto l’addetto stampa per locali, alberghi e anche per la fiera a luci rosse “Torino Erotica“. Molte le sue comparsate nelle tivù locali, sempre in trasmissioni di calcio. Una di queste gli è costata una polemica senza fine con la tifoseria napoletana, apostrofata in malo modo.
Da dove sono iniziati i problemi giudiziari per Pasquaretta? L’opposizione aveva contestato alla sindaco di Torino Chiara Appendino, che il suo portavoce mentre risultava sempre in servizio nello staff, veniva pagato per dal Salone del libro, per una una consulenza . Pasquaretta è stato accusato anche di peculato per la consulenza del Salone e turbativa d’asta per un altro incarico ottenuto in Basilicata dopo le dimissioni dal Comune di Torino ed illecito traffico di influenze per aver aiutato un amico.
L’ex portavoce del Movimento 5 Stelle risulta indagato anche per apertura abusiva di luoghi di spettacolo e invasione di terreni, a proposito della sistemazione a Parco Dora, nella periferia torinese, di un maxischermo per la finale di Champions Juventus-Real Madrid, la stessa sera della tragedia di piazza San Carlo. E sempre dalle indagini emergerebbe una serie di pressioni di Pasquaretta per velocizzare pratiche burocratiche all’interno del Comune, in particolare a favore di un gestore di un palazzetto sportivo della città. In ultimo, un incarico di “consulenza per la realizzazione dell’ufficio comunicazione istituzionale” affidato, a Matera, dal Consorzio di bonifica della Basilicata il 6 dicembre 2018. Sarebbe questo uno dei quattro filoni di indagine aperti dalla procura di Torino a carico di Pasquaretta che ha ottenuto un incarico da 14mila euro con delibera dell’amministratore unico, Giuseppe Musacchio.
Sono in molti all’interno del M5s a ripetere: “Rispetto per il lavoro dei magistrati“. In realtà a giudicare dall’ostinato silenzio in cui si chiudono i vertici dopo che il caso è deflagrato, dietro la formula di rito prescelta emerge uno scenario di sensazioni imbarazzanti che oscilla appunto tra il panico e l’imbarazzo: ma la sindaca Appendino lo aveva denunciato? E se no, come mai ? La prima a restare spiazzata è stata nella serata di venerdì è stata proprio la Appendino. La sindaca di Torino si è trincerata in un “no comment” persino con i suoi collaboratori .
“Il sindaco ha deciso di non parlare nel rispetto del lavoro dei giudici”, fa sapere il suo staff, mentre il Pd si prepara a chiedere in Comune una richiesta di «comunicazioni urgenti», per sapere se è vero che lei non ha presentato denuncia e quali sarebbero le questioni compromettenti. Zitto e silente rimane anche il vicepremier Luigi Di Maio, ed il suo “pasdaran” Alessandro Di Battista che ieri si sono mantenuti a distanza di sicurezza dai nuvoloni torinesi. Di Maio viene raccontato come “piuttosto spazientito” per l’ennesima tegola piovuta sul Movimento Cinque Stelle da Torino.
Ma la domanda resta inevasa. Quali sono le ragioni che hanno fatto di Pasquaretta un collaboratore del sottosegretario all’ economia Laura Castelli ? Silenzio. Tace in silenzio anche l’ex collaboratore della Appendino. Chi lo ha assunto al Mef ? E perché? “Non voglio aggiungere altro“, chiude l’argomento Pasquaretta. Dallo staff stellato arriva però una spiegazione invelenita. “Al di là del caso di scuola, non ci sarebbe da sorprendersi se ci fosse del marcio, ne abbiamo visti qui di ricattatori”.
Pasquaretta nega tutto e si difende: “Non ho mai ricattato Chiara Appendino, è tutto un equivoco che chiarirò nelle sedi opportune. Ho massimo rispetto e fiducia nel lavoro dei magistrati. Vorrei ricordare che siamo tutti innocenti fino a prova contraria”. La sottosegretaria Castelli precisa di avergli fatto solo un contratto di collaborazione a tempo, per l’invio dei suoi comunicati stampa. Ma da oggi Pasquaretta è fuori dal suo staff. Ai magistrati il compito di fare chiarezza.