Lo scontro sul futuro del Movimento 5 stelle finisce ai tempi supplementari, perchè Beppe Grillo ha deciso di mettersi di traverso alle decisioni sull’eliminazione del garante, sul superamento del doppio mandato e sul via libera alle alleanze arrivate da Nova, la kermesse che si è tenuta lo scorso weekend al Palazzo dei congressi dell’Eur. Giuseppe Conte deve accettare malvolentieri la sfida: tra qualche giorno si tornerà a votare.
Il fondatore M5s ha fatto ricorso all’articolo 7 dello statuto che prevede che il garante può disporre entro cinque giorni “l’inefficacia di una deliberazione, ed eventualmente la sua ripetizione, qualora siano rilevati vizi, irregolarità o violazioni di norme statutarie, del codice etico o regolamentari”. In pratica ha dichiarato guerra a modo a suo, sostenendo che se la consultazione online ha raggiunto il quorum è solo perché sono arrivati anche i voti di quelli che hanno scelto il “no”, e quindi nelle prossime ore lancerà un appello ai suoi seguaci affinché si sfilino dalla votazione facendo mancare l’obiettivo di una partecipazione pari al 50% degli aventi diritto votanti più uno.
Conte presidente dei pentastellati ha deciso dal canto suo di non vestire i panni dell’azzeccagarbugli. “Potremmo – ha scritto sui social – contestare questa vecchia clausola, retaggio del passato e vincere con le nostre buone ragioni un contenzioso legale. Ma dobbiamo occuparci del Paese reale, a cui noi del Movimento vogliamo offrire soluzioni e battaglie da vincere, non capricci e beghe personali“. Ora si riuniranno gli organi collegiali ed a stretto giro gli iscritti dovranno pronunciarsi di nuovo.
“Beppe Grillo ha appena avviato un estremo tentativo di sabotaggio: è passato dalla democrazia diretta al “qui comando io” – attacca l’avvocato di Volturara Appula – e “se anche la maggioranza vota contro di me non conta niente”». Ed aggiunge: “Ci sta dicendo che non conta più la regola democratica “uno vale uno”, perché c’è uno che vale più di tutti gli altri messi assieme“. Insomma, l’accusa è che Grillo sia ormai in palese conflitto d’interesse, e che rillo stia tradendo sé stesso e i suoi principi, non riconoscendo affatto il principio di collegialità del Movimento. Ma ormai il braccio di ferro ha stancato tutto il gruppo parlamentare.
“A un certo punto Grillo dovrà prendere atto di quello che vuole la base“, afferma la deputata campana Vittoria Baldino. L’ex comico ha anche altre armi in mano: potrebbe intraprendere il percorso che portò i dissidenti a bloccare nel 2022 lo statuto. Dopo una prima impugnazione il Tribunale di Napoli “diede ragione a Conte ma potrebbe anche esserci un Tribunale che decida diversamente e optare per la sospensione, bloccando il principio della Costituente“, osserva Lorenzo Borrè storico avvocato dei dissidenti M5s.
Ieri comunque si è compiuta la nemesi: Grillo che aveva da sempre accusato Conte di essere uno solo capace di adire a carte bollate è dovuto passato da una linea di difesa ad una strategia d’attacco. Utilizzando come testa d’ariete l’ex ministro Danilo Toninelli che aveva annunciato di primo mattino la mossa dell’ex Elevato. “Qui si è perso un round, non certo la guerra. Il legittimo proprietario del simbolo farà valere la sua posizione e si riprenderà il simbolo. Il sogno è stato calpestato ma non è definitivamente morto”, ha tuonato l’ex titolare del ministero delle Infrastrutture, che aveva postato sul suo profilo Whatsapp una macchina per fare pop corn: “Sediamoci a goderci il neonato Movimento 5 mandati”. battaglia sarà sul quorum, i quesiti che possono essere oggetto del ricorso sono quelli legati alle modifiche statutarie, che si riferiscono al ruolo del garante, al comitato di garanzia, alle prerogative del presidente e del collegio dei probiviri: “Invito tutti gli iscritti delusi da questo scempio”, ha aggiunto Toninelli, “a non disiscriversi, perché quando verrà rifatta la votazione, la vostra iscrizione farà quorum, farà numero. Il leone è ferito, ovviamente, ma ha anche molte altre zampate da dare. Il 30% di quelli che hanno votato contro l’eliminazione del garante non voterà più“.
Il tentativo di Grillo e dei suoi è quello di costringere Giuseppe Conte a farsi un suo partito, lasciando stare M5s. Nova ha approvato una modifica dello statuto per arrivare eventualmente al cambio del nome e del contrassegno ma l’orientamento era quello di non modificare nulla. Adesso, tutto è in gioco.