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3 Dicembre 2024 20:50

M5S: “La politica si vendica quasi sempre di chi la maltratta”

La rottura tra Grillo e Conte, così aspra, e la caduta elettorale segnalata dalle ultime prove, sollevano una questione identitaria profonda e lacerante. Resta poco ormai dei 'grillini' della prima ora

Le rifondazioni non hanno quasi mai portato una gran fortuna ai partiti che le hanno intraprese. In genere infatti tutti questi attraversamenti di confini avvengono quando la situazione appare compromessa, se non addirittura disperata. Il cambiamento di nome del Pci, a suo tempo, discendeva dalla crisi epocale del comunismo. Quello della Dc, qualche tempo dopo, faceva i conti con l’esaurimento di una lunga stagione di governo. Situazioni estreme, che non per caso hanno connotato -e accentuato- un passaggio epocale nella storia politica italiana.

I travagli del M5S sono meno drammatici, è ovvio. Ma la rottura tra Grillo e Conte, così aspra, e la caduta elettorale segnalata dalle ultime prove, sollevano una questione identitaria profonda e lacerante. Resta poco ormai dei ‘grillini’ della prima ora. Quel partito-nonpartito che appena sette anni fa aveva raccolto quasi un terzo dei voti e che di lì in poi s’era trovato a governare un’intera legislatura con tutte le sue conclamate ambizioni di cambiare le antiche regole della politica si trova a questo punto a dover reinventare se stesso. E a farlo, per giunta, nel bel mezzo di una faida -anche giudiziaria- tra le sue due figure più significative.

Il fatto è che la politica si vendica quasi sempre di chi la maltratta. E quella lunga semina di demagogia, quella pretesa di ‘diversità’ rispetto a tutti gli altri, quella illusione di cambiare tutto con la denuncia, la retorica e l’invettiva, tornano ora indietro a chiedere conto al M5S di quale uso ha fatto di quel capitale di fiducia che l’elettorato gli aveva generosamente affidato. Così, i nodi vengono al pettine e l’argomento non si può ridurre a quella sorta di referendum tra Conte e Grillo che s’è svolto la scorsa settimana e di cui ora sembra profilarsi una nuova edizione

Quello che si capisce, da fuori e da lontano, è che Conte si trova a questo punto a gestire una sorta di ‘normalizzazione’ del movimento. Operazione che egli tuttavia deve condurre senza darla troppo a vedere. Infatti, il ‘nuovo’ M5S, dichiarandosi progressista (sia pure indipendente) sembra disporsi a entrare nel tanto vituperato campo largo. Ma siccome appunto l’eco di quel vituperio ancora risuona l’avvocato del popolo deve bilanciare questa apertura al Pd con alcune contromisure che gli consentano di conservare almeno una parte dell’antico mantra populista. Così, si guarda con simpatia ai rossobruni tedeschi, si fa l’occhiolino a Putin in nome del pacifismo, si cerca di non perdere il contatto con quelle frange più irrequiete e movimentiste non troppo disponibili a farsi una foto di gruppo con Elly Schlein sorridente nel mezzo.

Quanto a Grillo le sue armi appaiono più spuntate. Si avverte nelle sue mosse il rancore per un’estromissione ingenerosa e la tentazione di mettersi di qui in poi in modalità sabotaggio. Non proprio una brillante prospettiva per l’uomo che di tutta questa vicenda è stato l’inventore e il fondatore. E tuttavia questa sua intenzione di accanirsi nell’ultima battaglia dopo aver disertato tutte quelle di prima ha almeno il merito di costringere tutti a confrontarsi con la vera questione. E cioè l’impossibilità di conciliare l’antipolitica delle origini con lo spirito manovriero e anche con quel tanto di opportunismo di cui qualche volta la politica sembra aver bisogno.

In questo modo finiscono per guardarsi allo specchio, con animo ostile, due intenzioni improbabili, tutte e due. Da un lato, quella di liberarsi con troppa disinvoltura dello spirito degli inizi e delle sue parole d’ordine. Dall’altro, quella di tener vivo quello spirito primordiale passando sopra con noncuranza a tutte le evoluzioni e le combinazioni che hanno attraversato il movimento dagli esordi ai giorni nostri. Così che infine viene quasi da dar ragione a Grillo in quel che dice di Conte e a Conte in quel che pensa di Grillo.

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