Dopo Palermo, ci sono degli indagati per presunte irregolarità nella raccolta firme a sostegno del Movimento 5 Stelle anche in Procura a Bologna esiste un fascicolo nato da un esposto di due militanti grillini , Stefano Adani e Paolo Pasquino, pochi giorni dopo le regionali. L’inchiesta è a carico di quattro persone per le quali si ipotizza la violazione in occasione delle Regionali 2014 di un articolo previsto dalla legge elettorale. Agli attuali quattro indagati viene contestata la violazione dell’articolo 90 comma 2 del Dpr 570 del 1960. Il vicepresidente dell’assemblea comunale Marco Piazza sarebbe stato chiamato in causa in veste di “certificatore” insieme ad un suo collaboratore e ad altre due persone. L’inchiesta però sembra destinata a allargarsi e presto potrebbero fioccare nuove accuse, tra questa quella di falso e falso ideologico.
Adani oggi commenta: “Evidentemente il nostro era un esposto motivato. Chi ha minacciato di querelarci sbagliava, attendiamo l’esito dell’inchiesta. A questo punto ci aspettiamo la richiesta di sospensione dal Movimento chiesta da Grillo per gli eletti di Palermo, ci aspettiamo che anche a Bologna facciano un passo indietro“. Ed aggiunge: “Prima di recarci in procura, io e l’altro militante deluso, abbiamo provveduto ad avvisare, a più riprese, i vertici bolognesi del Movimento“.
Oltre Piazza, considerato il braccio destro di Massimo Bugani (capogruppo M5s in consiglio comunale, e candidato sindaco) coinvolto in quanto “certificatore” l’inchiesta della magistratura bolognese coinvolge direttamente il dipendente comunale e simpatizzante grillino Stefano Negroni avrebbe avuto il ruolo di autenticatore delle firme. A cui si aggiungono due militanti, Tania Fioroni e Giuseppina Maracino, rei di aver partecipato ai banchetti di raccolta firme prestandosi ad un’operazione irregolare.
Tra le contestazioni presenti nel fascicolo del Pm dr.ssa Michela Guidi che ha coordinato le indagini in corso svolte dei Carabinieri di Vergato, c’è quella di aver autenticato firme non apposte in loro presenza oppure in luogo diverso rispetto al requisito di territorialità, oppure in mancanza della qualità del pubblico ufficiale. Sono partiti infatti i primi inviti a comparire per alcuni indagati per presunte firme false M5s alle ultime elezioni comunali del 2012. Per gran parte degli esponenti del M5S che risultano indagati nell’ambito dell’inchieste sulle firme false di Palermo e su quelle irregolari di Bologna si procede verso l’ autosospensione secondo quanto si apprende da fonti vicine ai vertici del Movimento 5 Stelle che sottolineano come, per nel caso che riguarda il vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna Marco Piazza , l’esponente grillino ha già dato la sua disponibilità ad autosospendersi. Presto si svolgerà infatto un colloquio tra lo stesso Piazza e il “padre-padrone” del M5S Beppe Grillo.
Le reazioni politiche. “Quattro indagati per le firme false a Bologna, sommati con quelli di Palermo sono dodici. Questo è un metodo, si chiama Grillopoli“, dice in un tweet la vice capogruppo del PD alla Camera Alessia Morani. “Questa è l’ennesima conferma che nel M5S la trasparenza è soltanto una parola priva di significato, usata solo a fini di propaganda. I dipendenti della Casaleggio Associati non hanno nessuna credibilità quando parlano di rispetto delle regole e di difesa della democrazia in quanto violano, ripetutamente, le regole più elementari che ne sono alla base“, ha aggiunto Marco Di Maio dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera. “Di Maio parla di brogli ed incredibilmente non si riferisce a Palermo e Bologna. La grillopoli si sta allargando, è ora che i vertici del Movimento Cinque Stelle ammettano la loro responsabilità” afferma la senatrice Francesca Puglisi della segreteria nazionale Pd.