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5 Novembre 2024 01:16

Ma è la Chiesa quella che invece di indagare e porre fine agli sprechi del Vaticano, vuole processare Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi ?

Il tribunale della Santa Sede, a sorpresa, ha rinviato a giudizio l'autore di "Avarizia", il libro-scoop sugli scandali finanziari della curia. La sua colpa: aver "divulgato notizie riservate". Adesso Fittipaldi rischia da 4 ad 8 anni. Alla sbarra anche monsignor Vallejo Balda, Francesca Chaoqui e Nicola Maio, accusati di associazione per delinquere. La prima udienza si terrà martedì 24 novembre

Il magistrato vaticano ha rinviato a giudizio cinque persone al termine dell’inchiesta sulla sottrazione e la diffusione dei documenti riservati della Santa Sede, nella quale sono stati arrestati mons. Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui. Tra i rinviati a giudizio anche i giornalisti Gianluigi Nuzzi (che non si è fatto interrogare) ed Emiliano Fittipaldi dell’Espresso, colpevoli di aver denunciato ruberie, sprechi milionari e ricchezze della curia con la pubblicazione di carte segrete e inchieste esclusive sullo Ior, sugli investimenti all’estero dei monsignori e sugli affari dei cardinali. È la prima volta nella storia del Vaticano che un giornalista è messo sotto accusa davanti ai giudici del Papa.

Schermata 2015-11-22 alle 11.13.35I magistrati d’Oltretevere hanno concluso le indagini preliminari, e hanno deciso – a sorpresa – di usare le maniere forti e mandare a processo sia Fittipaldi sia il collega Gianluigi Nuzzi, autore di “Via Crucis“, per aver divulgato “notizie riservate“. Si tratta, per il codice penale vaticano, di un reato grave: nel paragrafo sui “Delitti contro la Patria” nel luglio del 2013 è stato infatti inserito un nuovo articolo, il 116 bis norma che prevede che “Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila . Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni”.

Sono incredulo. Non è un processo contro di me, ma contro la libertà d’informazione” spiega Fittipaldi . “In tutto il mondo i giornalisti hanno il dovere di pubblicare notizie e segreti che il potere, qualunque esso sia, vuole tenere nascosti all’opinione pubblica. Mostrare documenti confidenziali e informare la gente delle malefatte dei potenti è l’essenza del nostro lavoro. Capisco che in Vaticano siano in grave imbarazzo per quello che ho raccontato, anche perché non hanno potuto smentire nulla di quanto ho denunciato. Però non mi aspettavo che aprissero un processo penale contro me e Nuzzi. Il dibattimento potrebbe iniziare già la prossima settimana, e concludersi in tempi record, prima dell’inizio del Giubileo della Misericordia previsto per l’8 dicembre.

CdG papa spalleForse sono ingenuo, ma credevo che indagassero su chi ha commesso gli illeciti che ho denunciato, non su chi li ha svelati” continua FittipaldiCosa farò adesso? Non lo so. Parlerò  con i miei avvocati. Ma è un fatto che in Vaticano la libertà di stampa non sia sufficientemente tutelata. Nel loro ordinamento non esiste nulla di simile all’articolo 21 della nostra Costituzione. Il promotore di giustizia e gli uomini della gendarmeria mi avevano ventilato la possibilità di finire a processo? No. All’interrogatorio di lunedì scorso sono stati rispettosi e cortesi, ma alle domande ho opposto il segreto professionale. Non ce l’ho con loro, ma con una legge che considero illiberale e inaccettabile. Come ci si può difendere in quel tribunale se in Vaticano non esistono garanzie per il giornalismo libero ?”.

La realtà vari lettori, è che questo processo intentato dalla Chiesa all’interno del Vaticano , è come dice il collega Fittipaldi, contro la libertà di informazione e contro l’opera di moralizzazione e pulizia “interna” intrapresa da Papa Francesco.

Noi siamo dalla parte dei nostri due colleghi. Questa decisione del Vaticano non è la Chiesa in cui ci riconosciamo.

Per meglio capire gli “affari” della Chiesa che si vuole difendere dalle accuse di Fittipaldi e Nuzzi, vi proponiamo alcuni grafici:

 

Schermata 2015-11-22 alle 11.31.29

 

 

Vatileaks, case del Vaticano per saune
e hotel: le carte rubate dal Corvo

C’è anche l’elenco degli immobili di Propaganda Fide. Interrogati quattro alti prelati. Affitti a prezzi di favore sarebbero stati concessi a personaggi amici della Curia

di Francesca Sarzanini *

Case di lusso affittate a prezzi stracciati, alberghi e centri estetici gestiti da società private e divenuti luoghi di incontro segreti, operazioni di compravendita con plusvalenze occultate: c’è anche questo trai documenti trafugati dai «corvi» del Vaticano. Elenchi con migliaia di nomi e indirizzi raccolti in vista di una «revisione» dei criteri per l’amministrazione del patrimonio immobiliare, in particolare quello di proprietà di Propaganda Fide. Liste di «clienti» eccellenti che fanno aumentare la preoccupazione di chi indaga per l’utilizzo di questi atti riservati che potrebbero diventare strumento di minacce e ricatti. Anche perché era stata proprio la Cosea, la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi, a stilare l’elenco delle case di proprietà di ben 26 istituzioni. Sono almeno quattro gli alti prelati ascoltati negli ultimi giorni e la convinzione è che la resa dei conti all’interno della Santa Sede sia tuttora in corso. Ecco perché non si esclude che nuovi provvedimenti possano essere presi nei prossimi giorni. E che l’inchiesta possa coinvolgere altri religiosi dopo monsignor Lucio Angel Vallejo Balda – ancora in stato di arresto – e Francesca Chaouqui, rilasciata dopo aver iniziato a collaborare, entrambi accusati di aver «venduto» materiale che doveva invece rimanere riservato.

CdG Vaticano_San Pietro

 

Saune e hotel

Sono state le inchieste giudiziarie a svelare come in alcuni palazzi nel centro storico di Roma fossero stati aperti centri di saune e massaggi, molto spesso frequentati da religiosi per incontri a luci rosse. Ma anche a far emergere l’identità di imprenditori che erano riusciti ad ottenere da Propaganda Fide interi stabili da adibire a hotel. Come nel caso di Maurizio Stornelli, fratello dell’ex dirigente di Finmeccanica Sabatino, che con la sua società «Burcardo» ha siglato nel 2013 un contratto per l’affitto di un intero edificio da centinaia di metri quadri dove sono state create lussuosissime suite, ma anche altri locali meno prestigiosi ma ugualmente adatti per essere aperti a un pubblico molto selezionato. Di casi analoghi ce ne sono decine. Del resto – oltre alla lunga lista di privati che hanno ottenuto i contratti di locazione per un periodo di tempo lunghissimo e un canone basso – Propaganda Fide ha rapporti con decine di aziende, spesso copertura dei reali intestatari. Basti pensare che sono circa 800 gli appartamenti di proprietà per un totale di oltre 180 mila metri quadri. Le verifiche svolte dalla Gendarmeria hanno accertato che tra le carte rubate ci sono gli elenchi di tutti gli inquilini con accanto la cifra versata mensilmente. E proprio su questo si stanno concentrando nuovi controlli, anche tenendo conto che un’altra istituzione religiosa finita «sotto osservazione» è il Pio sodalizio dei Piceni, anch’esso proprietario di numerosi immobili e diventato noto per la casa nel centro storico della capitale affittata all’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

I quattro cardinali

Negli ultimi giorni sono decine i testimoni interrogati e tra loro ci sono almeno quattro alti prelati che avrebbero avuto rapporti stretti con monsignor Vallejo Balda non giustificati da motivi legati agli incarichi all’interno della Santa Sede. E per questo sospettati di averlo aiutato a veicolare le carte segrete. Del resto non appare credibile che il religioso, sia pur aiutato da Chaouqui, abbia potuto fare tutto da solo. E il dubbio rimane quello che alla fine – proprio come accaduto tre anni e mezzo fa con il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele – sia l’unico a pagare, almeno pubblicamente.

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