(ADGNEWS24) Mafia Capitale Bis: all’alba di questa mattina la Procura di Roma ed i Carabinieri del Ros hanno effettuato avanti una seconda maxi-retata con 44 arresti dei quali 19 sono finiti in carcere e 25 agli arresti domiciliari . 21 gli indagati a piede libero. Al centro dell’inchiesta giudiziaria sul «Mondo di mezzo» vi è sempre il gruppo di Massimo Carminati, l’ex terrorista dei Nar finito in carcere dallo scorso dicembre a capo dell’organizzazione mafiosa che gestiva il business dei campi di accoglienza per migranti grazie a strette connessioni con la politica romana che era già stata sgominata con i 37 arresti dello scorso 2 dicembre. Mazzette una tantum, stipendi mensili, acquisti di case e assunzioni di parenti e amici nelle cooperative di Salvatore Buzzi, gestite all’ombra di Carminati. Il tutto in cambio di favori nell’assegnazione di appalti e lavori di ogni tipo. C’è mafia ma c’è anche molta corruzione nella seconda ondata di arresti dell’inchiesta.
Il nuovo blitz della procura romana sta facendo tremare sempre di più il mondo della politica romana, infatti tra i 44 arrestati figurano molti nomi eccellenti, come l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti (Pd-Area DEM), e il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio, Luca Gramazio , ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione: il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli lo accusano di avere messo le sue cariche istituzionali al servizio dell’associazione guidata da Massimo Carminati. Di avere elaborato con loro “le strategie di penetrazione nella Pubblica Amministrazione e di essere intervenuto direttamente e indirettamente nei diversi settori della pubblica amministrazione di interesse dell’associazione“. Sarebbe considerato in sostanza il “collegamento” tra il clan e le istituzioni e avrebbe ricevuto, tra le varie cose, migliaia di euro. I Ros, nelle carte dell’indagine, parlano della sua “straordinaria pericolosità“.
In carcere è finito anche anche il presidente della della commissione Patrimonio, Pierpaolo Pedetti, i consiglieri capitolini Massimo Caprari (Centro democratico) e Daniele Ozzimo (ex assessore alla Casa e consigliere del Pd, dimessosi proprio dopo l’avvio delle indagini) ed Angelo Scozzafava l’ex capo dipartimento delle Politiche sociali del Comune . Ai domiciliari, è finito, Giordano Tredicine (vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore di Forza Italia per il Lazio); l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone; il sindaco di Castelnuovo di Porto Fabio Stefoni, il piccolo comune dell’hinterland romano dove ha sede un Cara – Centro di accoglienza per i richiedenti asilo.
IL SISTEMA DELLE TANGENTI
Quello che emerge dall’inchiesta, sottolineano gli investigatori, è una “ struttura mafiosa, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi e imprenditoriali locali“. Le indagini hanno documentato, tra l’altro, “un ramificato sistema corruttivo per favorire un cartello di imprese interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori”. Un’organizzazione che, come si era già scoperto nella prima tranche dell’inchiesta, ruota attorno alla figura del boss Massimo Carminati, per cui la Procura romana ha chiesto ed ottenuto proprio due giorni fa il giudizio immediato.
MANETTE ALLA REGIONE LAZIO
Ai domiciliari sono finiti anche dirigenti e funzionari, come Guido Magrini, responsabile del dipartimento Politiche sociali della Regione Lazio, e Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio. In carcere è finito anche Franco Figurelli, che faceva parte della segreteria di Coratti. Ai domiciliari è finito anche il noto costruttore romano Daniele Pulcini.
LE PERQUISIZONI ALLA “CASCINA”
Non solo politica. Arrestati anche Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa “La Cascina” vicina al mondo cattolico, organica alla Compagnia delle Opera organizzazione costola del movimento Cl – Comunione e Liberazione, che è stata perquisita stamattina dai carabinieri. Per Ferrara è stato disposto il carcere, mentre nei confronti degli altri tre sono scattati i domiciliari. Secondo il Gip, Luca Odevaine avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014“. Inoltre la coop bianca “di concerto” con quelle rosse di Buzzi avrebbe “turbato una gara per l’individuazione dei centri in cui accogliere 1278 migranti già presenti a Roma e altri 800 in arrivo“.
Il gip ha però rigettato la richiesta della procura di emanare un nuovo provvedimento di arresto per Odevaine (che si trova in carcere a Torino già da sei mesi). Stessa decisione per Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, attualmente agli arresti domiciliari a Roma. Salvatore Buzzi già detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre, è stato invece colpito da un nuovo provvedimento restrittivo. Proprio 3 giorni fa il gip aveva disposto il giudizio immediato per Carminati e altri 33 imputati coinvolti nella prima ondata di arresti. Il processo inizierà a novembre.
Le perquisizioni sono scattate non solo a Roma ma anche in Sicilia. Le intercettazioni svelerebbero infatti il sistema di corruzione attorno al Cara di Mineo, che potrebbe essere a questo punto commissariato dal presidente dall’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, e il tariffario delle mazzette sui migranti: “Facciamo un euro a persona” diceva Odevaine. I Ros si sono presentati anche negli uffici della Manutencoop a Zola Predosa (Bologna) per sequestrare della documentazione in un ufficio, un faldone relativo ad una gara del 2014 per la gestione del servizio sanitario Cup della Regione Lazio. Lo stesso appalto per cui è stata perquisita anche l’abitazione di Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio, già indagato dai pm romani per il reato di tentativo di turbativa d’asta, dimessosi nel marzo scorso. In tutto sono 21 le perquisizioni di oggi.
Nelle carte compare anche il nome di Gabriella Errico, la presidente della cooperativa “Un Sorriso“, finita nell’occhio del ciclone qualche mese fa in seguito alle tensioni nel quartiere romano di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro di accoglienza di via Morandi. Il gip ha comunque rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti della Errico che viene nominata più volte nell’ordinanza in alcune intercettazioni. Citando una delibera del 29 luglio il gip parla dell'”immediata attivazione di Buzzi, che contattava Errico, la quale lo rassicurava circa l’assenza di una partecipazione alla gara, dichiarandosi a disposizione“.