BARI – Il Colonnello Sergio De Caprio, noto a tutti come “Capitano Ultimo“, l’ufficiale dell’ Arma dei Carabinieri che al comando dell’Unità CRIMOR del R.O.S. arrestò Totò Riina, è stato invitato a Bari dalla Commissione regionale sulla criminalità della Regione Puglia su iniziativa del consigliere regionale Renato Perrini (Fratelli d’ Italia) . Parlando della crescente mafia nel foggiano De Caprio ha detto che”non serve un Capitano Ultimo, serve una comunità unita che pratica l’uguaglianza, la fratellanza e il mutuo soccorso. La sicurezza partecipata è la vera manovra strategica contro la mafia. Dagli anni delle stragi ad oggi abbiamo dato per scontato che determinate battaglie culturali e anche militari divenissero patrimonio delle generazioni successive. Purtroppo non è stato così, colpa nostra, dobbiamo chiedere scusa e ricominciare a spiegare cosa sono le mafie, come possono evolversi e riprodursi. Chi ha la responsabilità di condurre questa lotta deve dare risposte chiare, precise, non deve abituarci alla convivenza con le mafie. Se non ci dà risposte chiare, deve essere rimosso».
Le forze dell’ordine, ha detto De Caprio, sono “le forze dell’ordine rappresentano un’avanguardia della lotta alla criminalità, che deve continuare e diventare un patrimonio per tutti i cittadini. Il vero esercito sono le comunità, i sindaci che si trovano ad affrontare situazioni di illegalità nei loro Comuni, i ragazzi che chiedono cosa possono fare per essere parte attiva di questa battaglia“. Parlando della crescente pericolosità della criminalità mafiosa nel Foggiano “Capitano Ultimo” ha detto: “Non sono un professore, non devo dare insegnamenti a chi tutti i giorni combatte sulla strada e saprà dare le risposte. E se non danno risposte se ne devono assumere la responsabilità. Quindi o cambiano metodi o cambiano le persone“.
Il colonnello De Caprio rispondendo alle domande dei consiglieri regionali pugliesi, ha evidenziato che nel rapporto tra società civile e organizzazioni mafiose, oggi si è raggiunto un livello molto alto di consapevolezza, evidenziando che manca ancora un meccanismo che consenta di annullare delle abitudini di malcostume: “Serve sistematizzare il vantaggio competitivo raggiunto, dargli continuità e rivedere invece gli elementi che non hanno funzionato individuando e rimuovendo i responsabili. Quando si verificano determinate situazioni, il problema riguarda la comunità, ma soprattutto chi è deputato a difenderla“.
Una conoscenza da tramandare ai giovani “ma non è stato così, colpa nostra, dobbiamo chiedere scusa e ricominciare a spiegare”. Rispondendo poi sulla vicenda personale della sua scorta, per due volte revocata dal Viminale, e per altrettante volte riassegnata dalle decisioni del TAR Lazio, Il Colonnello Sergio De Caprio ha ricordato che ” “La scorta non è un mio diritto, non lo è di nessuno. Quando si dice che la scorta non viene data perché Bagarella, Messina Denaro, Cosa Nostra non è più un pericolo concreto, il problema non è più la scorta del Capitano Ultimo, ma le persone che dicono queste cose” ricordando è inaccettabile che altri funzionari dello stesso Stato dichiarino esattamente il contrario. Il problema non è la mia scorta, ma che ci sono persone ai vertici dello Stato che dicono che questi mafiosi non costituiscono più un pericolo“.
Decisioni quelle del Viminale che “mettono in discussione non la sicurezza di un singolo, ma del principio a tutela di quella di tutti i cittadini“. Al termine dell’ audizione ringraziamenti sono stati rivolti a “Capitano Ultimo” dalla Commissione “per la testimonianza di impegno e di lotta in difesa dei principi che fondano la nostra democrazia, una testimonianza fondamentale per parlare di legalità e della lotta alla criminalità organizzata”. Un’audizione che aveva come scopo anche quello di capire come negli anni sia cambiata la mafia e con quale si potrebbe intraprendere una campagna di sensibilizzazione e iniziative sui territorio pugliese.
“La sicurezza non è propaganda, non è soddisfazione per chi la pratica, ma è un dono“. ha affermato il colonnello De Caprio. “Non esiste la propaganda sulla sicurezza ma esiste sconfiggere le mafie oppure no. Poiché le mafie ci sono ancora, perdiamo tutti da anni ed è una vergogna“. Rispondendo al termine dell’audizione, alla folla di giornalisti presenti se negli ultimi anni la politica abbia fatto del tema della sicurezza uno strumento di propaganda, il colonnello De Caprio ha detto: “Non sono nessuno per giudicare la politica. La politica in cui io credo e per la quale mi sono battuto è quella delle famiglie, dei condomini, delle case popolari, delle case famiglia, delle parrocchie, delle persone. È la politica fatta per il bene comune e la fazione che la pratica è il popolo“.
“Il Capitano Ultimo è un esempio per tutti noi – ha concluso la Presidente Barone della Commissione – e nessuno deve dimenticare quello che ha fatto e che continua a fare per il nostro Paese”.