ROMA – Trentasette gli arrestati disposti con le operazioni “DRUSO” e “EXTRA FINES” condotte dalle Direzioni distrettuali antimafia di Roma diretta dal procuratore Giuseppe Pignatone e quella di Caltanissetta diretta dal procuratore Amedeo Bertone , ed effettuati in Sicilia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Germania oltre al sequestro di beni e società per oltre 11 milioni di euro. Questo il bilancio di una maxi operazione antimafia coordinata dalla Procura nazionale antimafia ed antiterrorismo guidata dal procuratore nazionale Franco Roberti che ha colpito nella sua articolazione territoriale il “clan Rinzivillo“, una potente famiglia mafiosa di Gela in Sicilia, alleato con i Madonia di Caltanissetta, e che ha insediamenti ben radicati nel milanese . In particolare il loro referente sarebbe Giuseppe “Piddu” Madonia e tramite questi la parte di Cosa Nostra fedele ai “Corleonesi” di Bernardo Provenzano.
Nel Lazio la famiglia Rinzivillo è stata coinvolta in diverse inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Roma, con un coinvolgimento che la DNA definisce la conferma della presenza di Cosa Nostra nella regione. La complessa ed articolata attività investigativa svolta nell’ambito dei due distinti procedimenti penali alla sede di Caltanissetta e Roma e concentrata su soggetti appartenenti al gruppo Rinzivillo – quest’ultimo operante principalmente nel mandamento di Gela, ma con articolazioni anche nel Lazio, in Lombardia e pure in Germania – ha permesso di acquisire molteplici elementi che consentono di affermare come al vertice dell’associazione mafiosa continuino ad esservi, nonostante la detenzione al regime di cui all’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, i personaggi storici di riferimento del sodalizio, vale a dire i fratelli Antonio e Crocifisso Rinzivillo, assumendo Salvatore Rinzivillo, qualche tempo dopo la sua scarcerazione, avvenuta nel 2013, il ruolo di reggente.
Tra i 37 arrestati vi sono anche un avvocato romano Gianfranco D’ Ambra e di due carabinieri. L’accusa nei confronti dei due militari Marco Lazzari e Cristiano Petrone, è di accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine: in pratica i militari infedeli avrebbero passato notizie riservate ai membri del clan, che è alleato da sempre della famiglia Madonia e con i corleonesi. L’avvocato sarebbe invece stato il collegamento tra i mafiosi ed i professionisti utilizzati dalla mafia per riciclare i propri profitti illegali. Tra gli arrestati di oggi c’è anche Salvatore Rinzivillo, 57 anni, scarcerato nel 2013 dopo aver scontato una condanna per mafia, e da tempo residente a Roma.
Ben dieci delle 37 misure cautelari eseguite dagli 600 operatori di polizia, appartenenti al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, alla Questura di Caltanissetta, al Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma nonché alla Polizia Criminale di Colonia (Germania), nei confronti di presunti appartenenti al clan mafioso Rinzivillo a Gela, portano la firma del Gip del tribunale di Roma che, su richiesta della Dda, ha disposto l’arresto, tra gli altri, anche del boss gelese Salvatore Rinzivillo, residente da tempo nella Capitale, per intestazione fittizia di società al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali, traffici di droga sull’asse Germania – Italia, destinati a rifornire il mercato romano ed un grave episodio estorsivo, aggravato dalle modalità mafiose.
Le numerose fondamentali intercettazioni ambientali e telefoniche hanno consentito agli investigatori di effettuare una serie di verifiche di natura economico-patrimoniale e quindi documentare tutte le fasi dell’estorsione compiuta a carico della famiglia Berti, che gestisce il Cafè Veneto, rinomato locale nella centralissima via Veneto. Rinzivillo, sollecitato dal co-mandante gelese Santo Valenti, assistito da un nutrito numero di compartecipi, con il ruolo di “ambasciatori” delle richieste estorsive, aveva posto in essere anche delle chiare minacce di stampo mafioso, con l’intento di a condizionare la gestione di forniture nell’ambito del mercato ortofrutticolo di Roma.
Al centro del “business” dei Rinzivillo vi sarebbe infatti la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. I Rinzivillo sono stati coinvolti nelle indagini sulle presunte infiltrazioni mafiose al mercato ortofrutticolo di Fondi, che ha portato alla richiesta di scioglimento del Comune laziale. Infatti proprio intorno agli affari del mercato ortofrutticolo di Fondi vi sarebbe un collegamento operativo fra Camorra, ‘Ndrangheta e Cosa Nostra, che attraverso la famiglia Rinzivillo permetterebbe la connessione con il mercato ortofrutticolo di Vittoria. E sempre i Rinzivillo sarebbero in affari con i Casalesi e con i Santapaola-Ercolano.
Gli interessi del clan in Germania .
L’ operatività della famiglia Rinzivillo si era estesa in Germania, dove Salvatore Rinzivillo aveva riattivato una cellula criminale, operante nelle città di Karlsruhe e di Colonia, nei land tedeschi di Baden-Wüttemberg e della Renania Settentrionale-Westfalia, per l’organizzazione e realizzazione di più traffici di droga ovvero la verifica della possibilità di realizzare articolati investimenti in Germania nei settori storicamente d’interesse della famiglia Rinzivillo, quali le costruzioni e quello alimentare.
Salvatore Rinzivillo ed il clan omonimo non limitava l’attività illecita solamente all’Italia, ma grazie all’appoggio di Ivano Martorana (nato a Gela, ma radicato in Germania) e di Paolo Rosa anche lui emigrato – aveva esteso le attività criminali anche all’estero. Le attività illecite consistevano non solo nel traffico di droga, ma anche in quello delle costruzioni e dell’alimentare. I contatti del clan in Germania venivano amplificati dalla conoscenza con Antonio Strangio, noto ’ndranghetista e gestore del ristorante “Da Bruno” a Duisburg, luogo della strage di Ferragosto (agosto 2007).
Nel maggio 2015, la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha avviato una complessa attività rogatoriale, dapprima con la Procura di Karlsruhe, assistita dalla locale Polizia Federale, e poi, dal gennaio 2016, con la Procura di Colonia, assistita dalla locale Polizia Criminale – Commissariato nr. 23. Le citate attività investigative, svolte in collaborazione con la Polizia tedesca, consentivano di riscontrare l’illecita operatività della cellula mafiosa, intenta a riattivare importanti traffici di droga direttamente in Germania e sull’asse Germania –Italia
Approfittando dei rapporti intercorrenti con due infedeli “uomini di Stato”, come i carabinieri Marco Lazzari e Cristiano Petrone, che venivano utilizzati dal boss per acquisire illecitamente notizie sulla vittima attraverso l’abusivo accesso alle banche dati in uso alle forze di Polizia. Il carabinieri Lazzari, si prestava anche per l’effettuazione di sopralluoghi presso il Cafè Veneto, dove Rinzivillo e Valenti, spalleggiati da pregiudicati e non come i romani Angelo Golino, deputato alla consegna dei ‘pizzini’ minatori, e Salvatore Iacona, che aveva la disponibilità di armi, ed il siciliano Rosario Cattuto, responsabile di diretti atti intimidatori e minacce verbali, compivano atti diretti ad estorcere alla famiglia Berti, indebitamente, la somma di 180.000 euro.
Aldo Berti la vittima dell’estorsione, da un lato, aveva presentato una denuncia contro gli estorsori e, dall’altro, per cercare di dirimere la controversia, si era rivolto a sua volta al pregiudicato mafioso palermitano Baldassarre Ruvolo, già appartenente alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra dei Galatolo dell’Acquasanta di Palermo, inizialmente diventato “collaboratore di giustizia” e successivamente estromesso dal programma di protezione .
Il ruolo dell’avvocato Giandomenico D’Ambra . La figura del legale del Foro di Roma costituisce il prototipo dell’esponente della cosiddetta “area grigia”:, cioè un professionista che addirittura si serve della criminalità organizzata e di cui quest’ultima, a sua volta, si avvale in un chiaro e diretto rapporto dare-avere . Infatti secondo quanto riporta l’ordinanza di arresto l’ avvocato D’Ambra su richiesta e per conto di Salvatore Rinzivillo, ha intessuto affari illeciti di interesse comune, ha incontrato altri affiliati del clan operanti in Lombardia, come Rolando Parigi e Alfredo Salvatore Santangelo, nonché, per propri fini, non ha esitato ad avvalersi dei “servizi” che gli appartenenti all’organizzazione criminale risultavano in grado di dispensare con il metodo dell’intimidazione arrivando ad incaricare Rosario Cattuto di effettuare un’aggressione fisica ai danni di una persona per asportagli, con violenza, un orologio “Philip Patek” del valore di circa quarantamila euro.
I commenti dei procuratori Roberti e Pignatone
“È stato assicurato alla giustizia il reggente della famiglia Rinzivillo, Salvatore che aveva due fratelli al 41 bis. Mi preme mettere in luce il collegamento perfetto tra le forze di polizia di Roma e Caltanissetta, ma anche la polizia di Colonia. “, ha spiegato alla stampa il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti aggiungendo “Abbiamo assicurato alla giustizia l’intero clan mafioso”
Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha affermato: “Rivendichiamo l’importanza di un metodo di indagine. Il lavoro di intesa, lo scambio continuo di informazioni concordate per non rovinare l’uno l’indagine dell’altro” .
Pignanone ha aggiunto: “Vale la pena citare Giovanni Falcone, è importante soprattutto nel mondo di oggi dove le mafie non sparano come una volta, ma bisogna seguire e rintracciare i beni oltre che arrestare le persone. Ringrazio il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Roma“. Pignatone ha poi citato una frase del boss mafioso Salvatore Rinzivillo intercettata tramite un’ambientale: “Il mondo così è. È nato corrotto e corrotto morirà. Nessuno riesce a sistemare il mondo“.
Alle operazioni odierne hanno fornito un rilevante apporto in fase esecutiva anche le Squadre Mobili di Roma, Milano, Monza, Bergamo, Varese, Brescia, Piacenza, Novara, Sassari, L’Aquila, Palermo, Trapani, Ragusa e Catania, nonché i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Roma, Palermo, Trapani, Catania, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Siracusa, Ragusa, Milano, Novara, Sassari e del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia.