ROMA – “Magari morisse”. Ecco l’audio registrato, reso pubblico la notte dell’arresto di Stefano Cucchi. Si tratta delle comunicazioni tra sala operativa e uno dei carabinieri coinvolti nel fermo di Cucchi. Uno dei militari, identificato dalla procura di Roma, come Vincenzo Nicolardi, pronuncia la frase “Magari morisse, li mortacci sua”.
Il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri ha concluso il suo discorso nel corso della cerimonia per i 40 anni del Gis ricordando che “L’Arma si deve ricordare che è nella virtù dei 110mila uomini che ogni giorno lavorano per i cittadini che abbiamo tratto, traiamo e trarremo sempre la forza per continuare a servire le istituzioni; 110mila uomini che sono molti ma molti di più dei pochi che possono dimenticare la strada della virtù“.
L’esercitazione si è svolta nella sede del Comando Unità Mobili e Specializzati Carabinieri “Palidoro”. Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, ha sottolineato come il G.I.S. operi mosso dal desiderio di servire. “Uomini del dovere che mettono i loro diritti in secondo piano dietro quelli dei cittadini. Non super uomini, ma degli uomini consapevoli”. Riprendendo il motto del G.I.S. “nella virtù del singolo trae la forza il gruppo – In Singuli virtute aciei vis” l’Arma tutti i giorni si deve ricordare – ha concluso il generale Nistri – che è nella virtù dei 110.000 uomini “.
Le parole del Generale Nistri arrivano poco più di una settimana dopo l’incontro del vertice dell’Arma con Ilaria Cucchi dal quale sono derivate non poche polemiche, con le accuse di aver fatto “uno sproloquio contro i Carabinieri che hanno rotto il muro dell’omertà” sulla morte del fratello.
L’incontro era avvenuto dopo la svolta nel processo sulla morte del geometra romano: Francesco Tedesco, uno dei Carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale ha, infatti, accusato due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro di aver pestato il ragazzo che era stato arrestato con l’accusa di spaccio, nell’ottobre del 2009.
Ma Elisabetta Trenta, ministro della Difesa nel suo intervento nel corso della cerimonia ha parlato anche delle devianze. Pur ribadendo che i Carabinieri sono “punto di riferimento, esempio di rettitudine, integrità e senso del dovere”, ha precisato che nel caso in cui “si accerti l’avvenuta negazione di questi valori si deve agire e accertare la verità isolando i responsabili allo scopo di ristabilire la fiducia dei cittadini verso l’Arma dei Carabinieri e delle Istituzioni””. Ha quindi rivolto un saluto agli operatori del G.I.S. non più in servizio e ha ripercorso brevemente la storia del G.I.S.: dalla sua nascita, il 6 febbraio 1978, in piena emergenza terrorismo, per idea, impulso e direttiva dell’allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga, al “battesimo operativo” nel dicembre 1980, in occasione della rivolta dei detenuti nel carcere di Trani, ai numerosi e più recenti successi nella cattura di latitanti e sequestratori, nonché nella neutralizzazione di pericolosi terroristi. Siate consapevoli di rappresentare nel panorama nazionale e internazionale una forza di altissima specializzazione di cui l’Italia è orgogliosa.
Il Ministro Trenta ha sottolineato “l’attenzione del Governo verso tutto l’Arma dei Carabinieri, che è sempre stata ed è vicina al cittadino e ogni singolo carabiniere è sempre stato ed è punto di riferimento per i cittadini onesti, esempio in termini di rettitudine e integrità”. Il Ministro ha concluso “rinnovando il più sentito apprezzamento al G.I.S. e a tutta l’Arma dei Carabinieri per l’attività svolta”.
Il vicepremier e ministro dell’ Interno Matteo Salvini presente alla cerimonia, ringraziando gli uomini del G.I.S. per il loro anteporre la fedeltà al Paese all’interesse proprio e della famiglia, ha elogiato le virtù dei Carabinieri: “Da ministro non ammetterò mai che un eventuale errore di uno possa infangare l’impegno e il sacrificio di migliaia di ragazze e ragazzi in divisa. I carabinieri meritano rispetto nessuno potrà mettere in dubbio il vostro onore, la vostra fedeltà e la vostra lealtà” .
Va però detto però, per dovere di cronaca, che in realtà nessuno tra Nistri, Trenta e Salvini ha parlato nel corso della cerimonia esplicitamente della morte di Stefano Cucchi e dei carabinieri coinvolti, nonostante le loro parole erano un inconfutabile riferimento al caso in questione.