Si diceva che “se la capitale è corrotta, la nazione è infetta“, come sintetizzò in un celebre titolo nel 1955 il settimanale L’Espresso. L’equazione ha senso ancora oggi a giudicare da quello che accade in tutt’ Italia. Ma sarebbe ingiusto fermarsi soltanto alla sfera politica. La percentuale di onestà, dignità e trasparenza della classe politica è sicuramente uno degli indicatori dello stato di salute del paese, quello che più appassiona l’informazione e l’opinione pubblica, in particolar modo il popolino grillino, ma non è sicuramente il più pericoloso per la democrazia. La politica non arresta e manda in carcere gli innocenti.
Nell’ultima “crociata” dell’ ANM contro la politica il premier Renzi intende lasciare Piercamillo Davigo da solo sul ring senza volergli concedere il rango di istituzione all’Anm che non ha. “È un leader sindacale, per giunta pure a tempo. Non vedo perché si debba dare enfasi a dichiarazioni che non piacciono neppure ai suoi associati“, ha dichiarato un sottosegretario del governo al giornalista Marco Conti del quotidiano Il Messaggero. che scrive “Meglio, quindi, lasciare al Csm il compito di riprendere un suo magistrato. Il vicepresidente Giovanni Legnini lo fa con un lungo comunicato ovviamente vistato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che del Csm ne è il presidente. A quelle che definisce in privato «vere e proprie provocazioni», Renzi non intende replicare ufficialmente come invece avrebbe fatto un suo predecessore a Palazzo Chigi.“
Una democrazia efficiente si basa su pesi e contrappesi, controllati e controllori nei poteri dello Stato. E se è ben noto ed accertato che il ruolo della “politica” è malato, sfugge a molti lettori e commentatori che il contrappeso “giustizia” non è immune, non è assolutamente messo meglio ed in condizione di dare lezioni di moralismo. Alcuni mesi fa, e cioè nello scorso mese di novembre il CSM, il Consiglio superiore della magistratura ha sospeso dalle funzioni Silvana Saguto, presidente della sezione Misure di prevenzione antimafia del Tribunale di Palermo. La signora è soltanto…. indagata per corruzione e secondo l’accusa ne ha fatte veramente di tutti i colori, a partire dall’aver comprato una laurea al figlio.
Questo caso, portato ad esempio insegna che la “casta dei magistrati ” si sente “intoccabile” mentre in realtà non è esente da responsabilità, come qualcuno vorrebbe fare credere, da infezioni e collusioni, da corruzioni in alcuni casi palesi, altrimenti abilmente occultate. Ma è “infezione” anche se la giustizia è applicata in modo diverso in base all’appartenenza a una casta o all’altra.
Anche noi siamo contrari alla carcerazione preventiva in mancanza di un’accertata pericolosità sociale, ma è più che lecito chiedersi chiedo: in base a quale principio si mette in carcere un politico sospettato di aver ottenuto uno sconto sospetto sulla ristrutturazione di casa, mentre un’ alta magistrata come la Saguto , accusata di corruzione è tranquillamente a casa sua? Perché, come ha scritto tempo fa Alessandro Sallusti, direttore del quotidiano milanese Il Giornale, ad un imprenditore indagato i magistrati spesso bloccano beni e conti correnti mentre alla dottoressa Saguto, sia pur sospesa per infamia, il Csm ha riconosciuto l’erogazione di un assegno di mantenimento pari ai due terzi dell’ultimo stipendio ? Su queste cose l’ ANM, l’ Associazione Nazionale dei Magistrati taceva e continua a tacere.
Com’è possibile che la Saguto abbia combinato per anni tante porcate senza che colleghi e superiori abbiano mai sospettato nulla? Incapacità, complicità, soggezione? Qualunque sia la risposta a queste domande, la conclusione è che siamo di fronte spesso ad una magistratura infetta. E questo causa una sospensione della democrazia ben più grave dei danni che il sindaco Alemanno, il suo successore Marino e soci hanno provocato a Roma, come l’inchiesta del ROS dei Carabinieri su “Mafia Capitale” ha molto bene documentato.
Il bravo collega Emiliano Fittipaldi sull’ Espresso dell’ aprile 2014 raccontava che “A Napoli, dove il caos è dannazione di molti e opportunità per gli scaltri, il tariffario lo conoscevano tutti: se un imputato voleva comprarsi il rinvio della sua udienza doveva sganciare non meno di 1.500 euro. Per “un ritardo” nella trasmissione di atti importanti, invece, i cancellieri e gli avvocati loro complici ne chiedevano molti di più, circa 15mila. «Prezzi trattabili, dottò…», rabbonivano i clienti al telefono. Soldi, mazzette, trattative: a leggere le intercettazioni dell’inchiesta sul “mercato delle prescrizioni” su cui ha lavorato la procura di Napoli, il Tribunale e la Corte d’Appello partenopea sembrano un suk, con pregiudicati e funzionari impegnati a mercanteggiare sconti che nemmeno al discount”
Il compianto Presidente della repubblica Francesco Cossiga , appartenente ad una famiglia di altissimi magistrati, intervistato dal giornalista Vittorio Pezzuto, disse: «La maggior parte dei magistrati attuali sono totalmente ignoranti a cominciare dall’amico Di Pietro che un giorno mi disse testualmente: “Cosa vuoi, appena mi sarò sbrigato questi processi, mi leggerò il nuovo codice di procedura penale”». Nel corso della medesima intervista (vedi QUI) Cossiga sottolineava le scadenti qualità dei membri della magistratura, li definiva “incapaci a fare le indagini”. Invitato a dare una spiegazione sull’incredibile e ingiustificato avanzamento di carriera toccato ai due magistrati (Lucio di Pietro e Felice di Persia) noti per aver condannato ed arrestato Enzo Tortora e centinaia di persone innocenti nell’ambito dello stesso processo (tutti rilasciati dopo mesi di carcere per imperdonabili errori macroscopici), Cossiga rispose: “Come mi è stato spiegato, la magistratura deve difendere i suoi, soprattutto se colpevoli”.
La sicurezza di quanto affermava il Presidente Cossiga gli proveniva da una confessione fattagli da un membro interno del Csm, di cui non rivelò mai il nome ma risulta evidente che si tratti di un personaggio di calibro elevatissimo, “Un giovane membro del Consiglio Superiore della Magistratura, appartenente alla corrente di Magistratura Democratica, figlio di un amico mio, il quale mi è ha detto: “Noi dobbiamo difendere soprattutto quei magistrati che fanno errori e sono colpevoli perché sennò questa diga che noi magistrati abbiamo eretto per renderci irresponsabili ed incriticabili crolla!””
Ecco cosa pensava e disse il compianto Presidente Cossiga in televisione su Sky Tg24, intervistato dalla giornalista Maria Latella, rivolgendosi al magistrato Maurizio Palamara, predecessore di Maurizio Carbone, alla segreteria dell’ Associazione Nazionale dei Magistrati, lo potete vedere ed ascoltare dalla sua voce nel video qui sotto:
Ma quello campano non è un caso isolato. A Bari un sorvegliato speciale per riavere la patente poteva pagare un magistrato con aragoste e champagne, anche in Calabria sono stati tre i giudici antimafia accusati di corruzione per legami con le ’ndrine più feroci della ndrangheta. Alla Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma un gruppo formato da giudici e commercialisti ha preferito arricchirsi indisturbati per anni facendo da parassita sulle aziende in difficoltà. Gli imprenditori disposti a pagare tangenti hanno scampato il crac grazie a sentenze pilotate; gli altri, che fallissero pure.
Nella Procura di Taranto si è visto di tutto e di più. A partire dalla vicenda sul pm Matteo Di Giorgio, (leggi QUI la sentenza) che era in servizio alla Procura della Repubblica di Taranto, e com’è noto, venne arrestato l’11 novembre 2010 con l’accusa di concussione al termine di una inchiesta avviata dopo le denunce presentate da alcuni cittadini di Castellaneta che si ritenevano danneggiati dal magistrato. Il pm potentino inquirente, Laura Triassi (attualmente impegnata nell'”inchiesta Petrolio” a Potenza che sta facendo tremare il Governo) avallata dal gip Gerardina Romaniello, scrisse che “evidenziano come l’esercizio della funzione di magistrato da parte del dottor Di Giorgio – pubblico ministero in servizio alla Procura della Repubblica di Taranto – sia stato asservito al conseguimento di utilità personali, in gran parte di natura politica, in danno del suo nemico storico, il senatore Rocco Loreto”.
Negli ultimi tempi magistrati compiacenti e avvocati senza scrupoli sono stati beccati anche nei Tar, nelle Commissioni Tributarie dove in stanze anonime si decidono controversie milionarie, o tra i giudici di pace. I casi di cronaca sono centinaia, in aumento esponenziale, tanto che gli esperti cominciano a parlare di un nuovo settore illegale in forte espansione: la criminalità del giudiziario.
Ma su tutto questo il nuovo “leader” dei magistrati Piercamillo Davigo ed i suoi predecessori Rodolfo Maria Sabelli ex presidente nazionale dell’ ANM e Maurizio Carbone ex-segretario nazionale dell’ associazione dei magistrati , quest’ultimo in servizio da non pochi anni proprio presso la Procura di Taranto, non parlano. Hanno la memoria corta. Noi no.