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22 Dicembre 2024 11:45

MAGISTRATI INDIPENDENTI DALLA POLITICA ? MACCHE’, SONO I PRIMI CHE VOGLIONO “FARE POLITICA”!

In 25 (tra cui Albomonte e Poniz) lasciano Magistratura Democratica: “Luogo escludente che seppellisce nel silenzio il dissenso interno”. Una decisione "dolorosa", spiegano i firmatari nel lungo documento con cui hanno annunciato l'addio, per imprimere una "formidabile accelerazione" alla scelta di abbandonare il percorso verso la corrente della magistratura sinistrorsa di "Area"

di ANTONELLO de GENNARO

25 magistrati iscritti a Magistratura democratica, tra i quali Eugenio Albamonte e Luca Poniz entrambi ex presidenti dell’ Anm, l’ Associazione Nazionale Magistrati , l’ex segretaria nazionale della corrente, Anna Canepa, alcuni esponenti di punta delle passate giunte dell’Anm, come Alcide Maritati, hanno annunciano la loro uscita dalla “storica” corrente di sinistra. Una frattura netta che emerge dal lungo documento firmato dai magistrati che definiscono “dolorosa” la propria scelta di staccarsi da Md definendolo “Un luogo escludente, autoreferenziale, assente dal dibattito politico reale, proteso ad una narrazione costantemente autoassolutoria degli eventi, opaco e ambiguo rispetto al progetto politico di Area e che seppellisce nel silenzio il dissenso interno“. Avete letto bene: progetto politico !!!

“E’ ormai compromessa ogni possibilità di continuare a lavorare insieme e a riconoscersi in questa MD, che seppellisce nel silenzio il dissenso interno e a noi appare ormai come un luogo escludente, autoreferenziale, assente dal dibattito politico reale, proteso ad una narrazione costantemente autoassolutoria degli eventi, opaco e ambiguo rispetto al progetto politico di Area”, aggiungono i magistrati dissidenti puntando il dito contro la dirigenza, a loro opinione responsabile di aver impresso una “formidabile accelerazione” alla scelta di abbandonare il percorso verso Area, il gruppo comune con il Movimento per la giustizia, che vede unite da tempo le due correnti all’Associazione Nazionale Magistrati ed al Consiglio Superiore della Magistratura.

Un errore secondo i 25 magistrati dissidenti secondo i quali la corrente di Area rappresenta ” l’unico soggetto politico” all’interno del quale “realisticamente è possibile provare a costruire un progetto di radicale rinnovamento della magistratura” . E “oggi che la questione del correntismo e delle sue degenerazioni è esplosa con tutta la sua violenza, la scelta di impiegare tutte le nostre energie” in questo progetto, scrivono, “è divenuta non più rinviabile”.

La decisione dei 25 di staccarsi da Md secondo loro non va però intesa come una svolta moderata ai fini del consenso, sostenendo che è “una scelta pienamente in linea con le ragioni fondanti del gruppo di Magistratura Democratica, l’ambizione e l’aspirazione di cambiare la magistratura. Per questo non ci sembra più possibile rimanere iscritti a Magistratura Democratica”.

I vertici della corrente di Md erano stati molto critici sin dal primo momento, sulla possibilità che Piercamillo Davigo l’ex pm di Mani pulite restasse sulla sua poltrona di consigliere del Csm anche dopo essere andato in pensione per raggiunti limiti di età. La scorsa estate Nello Rossi, ex procuratore aggiunto della Procura di Roma ed ora Avvocato generale in Cassazione, in un suo lungo intervento apparso sulla ricista “Questione giustizia” (organo di Magistratura democratica n.d.a) aveva bocciato l’eventualità di un Davigo “pensionato-togato” a Palazzo dei Marescialli. 

Giuseppe Cascini invece era stato fra quelli che si erano impegnati con determinazione per la permanenza di Davigo. Un’alleanza stretta dopo il cambio dei rapporti di forza interni al Csm a causa dello scandalo Palamara , in cui Cascini aveva stretto un patto di ferro con il gruppetto di Davigo (destra) in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, pur di emarginare la corrente centrista di Unicost.

Giuseppe Cascini, capo del gruppo di Area al Csm

Abbiamo letto e riletto più volte il lungo comunicato e ci siamo chiesti: sarebbe questa la magistratura che vuole essere indipendente dalla politica, salvo poi farla loro, senza alcun delega elettorale ricevuta dal popolo ? La verità è che questa “casta” sta diventando un cancro sempre più pericoloso per la vita democratica del Paese, assoldando i soliti “pennivendoli” (chiamarli giornalisti ci disturba) proni in ginocchio ai voleri di questa magistratura sempre più politicizzata .

Più il Paese è scivolato in una profonda crisi economica, arrivando a perdere il 30 per cento nel prodotto nazionale lordo rispetto ad altri paesi oltralpe come ad esempio la Francia, più la politica e il Parlamento hanno perso credibilità con l’arrivo del Movimento 5 Stelle, e più la magistratura si è allargata, assumendo un ruolo politico che non è proprio.

Va ricordato che parte della politica e del Parlamento, ha rinunciato sempre più volentieri al proprio ruolo. Dapprima chiedendo legittimazione ai vari Di Pietro, De Magistris e compagnia varia, poi teorizzando addirittura insieme al M5S, il “primato” delle Procure. Un circolo “vizioso” questo da fermare al più presto possibile sperando che sia ancora un punto di non ritorno.

L’arroganza e l’ambizione politica di una certa magistratura è figlia della crisi della politica. Se i magistrati avessero la statura morale, l’autorevolezza necessaria sarebbe auspicabile un loro maggiore impegno politico, chiaramente candidandosi e facendosi eleggere dai cittadini in Parlamento. Da quello che è sotto i nostri occhi, onestamente non sembra una realtà possibile …

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Grazie, Antonello de Gennaro

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