di Gian Domenico Caiazza
Per lui, le Camere Penali sono “penose”; motivo cioè di sofferenza, di pena, di cruccio. Lo credo bene. Gli stiamo togliendo il giocattolo dalle mani, perciò strepita, frigna e pesta i piedi.
L’ometto dirige un giornale ogni giorno di più per pochi intimi (e tutti gravemente segnati da ossessione paranoide per manette, arresti, verbali di Polizia Giudiziaria, veline dei Servizi, roba così), il cui titolo suona, se confrontato alla sua persona, come un ossimoro.
Il nostro, si sa, con i fatti ha un rapporto idiosincratico; per lui sono un optional, ma in genere è meglio prescinderne. Si sgola da mesi nel dire che la prescrizione è il privilegio di pochi potenti che se la procurano strapagando avvocati che ne sanno una più del diavolo.
Non gli importa che le prescrizioni riguardino 120mila processi l’anno, di cui 80mila prima della famigerata sentenza di primo grado, quando gli avvocati non toccano palla. Lui deve dire questa cazzata a prescindere, il microfono nei vari talk glielo offrono mansueti, nessun contraddittore, e lui si gonfia come un pavone, rosso che sembra scoppiare di libidine tanto ne gode. Dei fatti, chissenefrega.
Non so quali problemi lo abbiano accompagnato nel corso della sua crescita, periodo delicatissimo per ciascuno di noi, ma mi viene da pensare che da bambino fosse l’unico della sua scuola ad avere in camera il poster del Commissario Basettoni (“dacci oggi il tuo arresto quotidiano”, sarà stata la preghierina serale). Immagino schiumasse rabbia apprendendo ogni settimana in edicola che la Banda Bassotti era ritornata a piede libero.
Se mai avrà letto “I Miserabili”, state certi che il suo cuore avrà palpitato per l’implacabile Ispettore Javert, giustamente a caccia di Jean Valejan, ladro recidivo specifico infraquinquennale, plurievaso, per di più liberato da un’amnistia: insomma un insopportabile pendaglio da forca beneficiato dal più peloso garantismo. Al cinema, guardando “Fuga da Alcatraz”, sarà uscito dalla sala e avrà telefonato ai Carabinieri.
Senonché accade che non più solo gli “avvocatoni”, ma Procuratori Generali e Presidenti di Corte di Appello da tutta Italia bocciano questa truffaldina riforma Bonafede: “irrazionale, illogica, incostituzionale” sono le parole che gli sibilano nelle orecchie da tutta Italia, e allora il nostro eroe sbrocca.
Una giornataccia da incubo: vuoi vedere che me la fanno fuori davvero, questa leggina che mi è costata tanta fatica? E giù allora insulti contro le “Camere Penose” che intervenivano e manifestavano in tutta Italia. Giusto un accenno al Procuratore Generale di Milano, perché ha osato dirlo dallo scranno di Borrelli e addirittura in presenza di Piercamillo, e c’è un limite a tutto.
Per il resto, meglio picchiare sugli avvocati e tacere al lettore quelle brutte e fastidiose notizie. Nel Paese che è riuscito a mandare al governo terrapiattisti e manettari guidati da un comico in disarmo, l’ometto è diventato il leader indiscusso del giustizialismo italiano. È ovvio che ci fai la bocca.
Sproloquia, scrive di diritto pur ignorandone le fondamenta, assolve i buoni e condanna i cattivi, spiega ed interpreta sentenze, norme, disegni di legge, tratta una informazione di garanzia alla stregua di una sentenza di condanna, e si fa assistere da avvocati che chiedono il suo proscioglimento per prescrizione rigorosamente a sua insaputa.
Ora, dovete capirlo: i terrapiattisti vanno dissolvendosi come neve al sole ancor prima di quanto si potesse ragionevolmente immaginare, non ci sono più le mezze stagioni, ed ora stanno per silurargli pure la radiosa riforma della prescrizione. Uno così, se gli togli il giocattolo, non sai più come tenerlo.
Ed ecco allora che, dando fondo al meglio del suo bagaglio (anzi: Bagaglino) culturale, ti storpia il nome, rabbioso. Le “Camere Penose”. Penose per te, amico mio; e non hai ancora visto nulla!