“In Europa, in questo momento, ci sono tante destre. Quella italiana, e credo che tutti dovrebbero dargliene atto, riesce a mantenere una posizione di equilibrio e piena adesione ai valori democratici. Mi lasci dire che chi si è inventato il nostro centrodestra trent’anni fa ci aveva visto lungo… Oggi viviamo una fase storica molto difficile e il ruolo di Giorgia Meloni è decisamente complesso: sono convinta che meriti stima e rispetto per quello che sta facendo”. Lo dice Marina Berlusconi in un’intervista pubblicata da “Il Foglio“.
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“Purtroppo – aggiunge la presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori – la situazione appare molto diversa in altri Paesi dove i movimenti più radicali si stanno rafforzando: in alcuni casi addirittura dettano l’agenda delle forze più moderate. L’Europa deve svegliarsi. Troppo spesso l’appartenenza all’Unione è ancora vissuta come una cessione di sovranità, come se più Europa significasse meno Italia, meno Germania, meno Francia… Basta vedere quei movimenti che da una parte proclamano di voler rendere grande l’Europa e dall’altra predicano il motto di meno Europa e più sovranità. Ma vale esattamente il contrario, perché – sottolinea – la vera sovranità è saper rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini e non può esserci sovranità nella solitudine, oggi meno che mai. Penso alla difesa comune, alla politica estera comune, al debito comune, al mercato unico dei capitali: tutti casi in cui l’unione fa la forza”.
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L’America di Donald Trump? “Per il momento non si può ignorare che molti dei primi interventi di Trump hanno sì portato qualche vantaggio immediato agli Stati Uniti, ma alla lunga la sua strategia di mettere gli altri Paesi continuamente sotto pressione si trasformerà in una forza centrifuga sempre più violenta, capace di separare e dividere la comunità occidentale“. La presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori aggiunge: “Spero davvero che il Paese che è sempre stato il principale garante dell’Occidente non abbia ora un Presidente che ambisce a diventare lui il ‘rottamatore’ dell’Occidente stesso, demolendo così tutto quello che l’America è stata negli ultimi ottant’anni“.
La presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori dice la sua anche sulla questione Ucraina: “Per porre fine a questo terribile conflitto sarà inevitabile un compromesso, ma sono assolutamente convinta che la fine della guerra non debba coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca. All’Ucraina spettano le garanzie necessarie per la sua sicurezza e la sua indipendenza. Se fosse una pace fatta sulla pelle di Kiev e dell’Europa non credo si potrebbe considerare un bene. Se l’Europa verrà tagliata fuori dalla soluzione che sembra si stia profilando dovrà anche fare una seria autocritica“.
Marina Berlusconi nell’intervista rilasciata al direttore de “Il Foglio”, Claudio Cerasa, è tornata a parlare anche di temi legati alla sfera dei diritti, dai matrimoni gay alla maternità surrogata, dal fine vita alla cittadinanza per chi nasce in Italia. “Sono favorevole ai matrimoni gay. Guardi se c’è qualcuno che dà valore alla famiglia, beh quella sono io. Avere una famiglia unita e solida è da sempre l’obiettivo principale della mia vita. Proprio per questo, sono convinta che la famiglia non possa essere ingabbiata in schemi e modelli standard, ma ognuno debba avere il diritto di creare la propria insieme alla persona che ama“.
“Altro discorso – rimarca poi la presidente del gruppo Mondadori – è quello della maternità surrogata, su cui mi trovo contraria: qualcosa di intimo e profondo come la maternità non può trasformarsi in una mercificazione del corpo femminile. Per quanto riguarda invece il suicidio assistito, penso che chi è afflitto da una malattia incurabile e dolorosa debba avere il diritto di porre fine alla propria esistenza con dignità, ovviamente sulla base di una decisione presa in totale libertà e consapevolezza. Ho tenuto per ultimo l’argomento della cittadinanza per chi nasce in Italia perchè su questo tema penso serva molta gradualità: posizioni troppo drastiche e ideologiche non fanno che generare eccessi in senso opposto. Servono piccoli passi in avanti, con l’obiettivo di un’integrazione ragionevole, senza pretendere di cambiare il mondo nello spazio di una notte, altrimenti la sindrome del pendolo colpirebbe ancora”, comnclude Marina Berlusconi.