di REDAZIONE CRONACHE
L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri – secondo quanto anticipato dal quotidiano La Verità – sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma per peculato nell’ambito delle indagini sulla maxi fornitura di mascherine per un’affare da 1miliardo e 250 milioni di euro, in cui, tra gli altri, è coinvolto anche il giornalista RAI Mario Benotti.
Secondo quanto riferisce il quotidiano La Verità, i pubblici ministeri Fabrizio Tucci e Gennaro Varone della Procura di Roma, in attesa che il Gip Paolo Andrea Taviano si esprima sulla richiesta di archiviazione, contestano anche un nuovo reato, il peculato, ovvero l’appropriazione indebita commessa da un pubblico ufficiale.
L’accusa sarebbe contenuta nel fascicolo sulle forniture di mascherine cinesi. Il 24 febbraio scorso, per l’arrivo in Italia di una parte di queste mascherine senza certificazione, c’erano stati un arresto e quattro misure interdittive. Domenico Arcuri era già stato iscritto nel registro degli indagati in relazione all’accusa di corruzione. La stessa accusa contestata al collaboratore di Arcuri, Antonio Fabbrocini.
L’affaire delle mascherine cinesi acquistate dalla struttura dell’allora commissario, Domenico Arcuri, aveva aggiunto un nuovo tassello solo dieci giorni fa quando la Procura di Gorizia ha disposto il sequestro dei dispositivi in quanto pericolosi ed erano stati distribuiti anche in strutture ospedaliere. Secondo quanto reso noto dal quotidiano La Verità i magistrati della Procura di Roma, che indagano invece sulle commissioni intascate dai mediatori che trattarono la vendita di mascherine alla struttura commissariale diretta a suo tempo da Arcuri, per la era stata richiesta una archiviazione dei i pm di Piazza Clodio, secondo i quali Domenico Arcuri non sarebbe stato consapevole degli illeciti, richiesta che non è stata ancora accolta dal Gip, alla quale hanno deciso di aggiungere successivamente anche delle accuse nei confronti dell’ex commissario anche per i reati di “corruzione” e “peculato” .
Sempre secondo il quotidiano La Verità oltre che ad Arcuri, viene contestata quello che per il codice penale è l’ “appropriazione indebita… di denaro o altro bene mobile appartenente ad altri, commessa da un pubblico ufficiale che ne abbia il possesso in ragione del suo ufficio”, anche ad Antonio Fabbrocini, vice dell’allora commissario e responsabile unico del procedimento per l’acquisto di 801 milioni di mascherine da tre diversi consorzi cinesi. Arcuri condivide anche l’accusa di corruzione insieme a Fabbrocini. Fra gli indagati ci sono l’ex giornalista Rai, Mario Benotti, la sua compagna Daniela Guarnieri, l’imprenditore Andrea Tommasi, il banchiere sammarinese Daniele Guidi , il trader ecuadoriano Jorge Solis ed Antonella Appulo, ex segretaria del ministro Graziano Del Rio dal 2015 al 2018 al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Mario Benotti è un giornalista Rai in aspettativa, professore universitario (senza laurea !) saggista, ma sopratutto dagli importanti agganci politici. ex consulente dell’ex sottosegretario Sandro Gozi e dell’ex-ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, nel cui staff aveva conosciuto la Appulo). Benotti era finito anche nelle carte dello “scandalo Vatileaks“, da cui era uscita totalmente “illeso”, ma in questo dalle oltre 7mila pagine di relazioni informative della polizia giudiziaria depositate in Procura a Roma, emerge un ruolo molto complesso. Mentre le sue società Consorzio Optel, Partecipazioni Spa e Microproduct It sono presenti e ramificate negli ambienti più differenti, sopratutto nel settore della Difesa. Dall’altra, risulta pero la situazione di grave difficoltà economica prima dell’ “affare mascherine“ “risultato destinatario di atti di pignoramento ricevuti in qualità di terzi creditori” nonchè firmatario di diversi assegni “risultati privi di copertura e quindi impagati”. Circostanze queste che come scrive la Guardia di Finanza in un’informativa agli atti “tracciano un profilo di inaffidabilità sul cliente proprio in relazione al rapporto fiduciario con lui intercorso”.
La questione è venuta alla luce dalla richiesta di rogatoria inoltrata dai pm di Roma a San Marino il 2 febbraio scorso, venendo integrata un mese dopo con nuovi ulteriori documenti. In quegli atti viene riepilogata la stessa storia che nel febbraio scorso ha consentito alla Guardia di Finanza di sequestrare circa 70 milioni di euro alle otto persone indagate, a vario titolo, per i reati di traffico di influenze illecite (aggravato dal reato transnazionale) ricettazione, riciclaggio e auto-riciclaggio.
L’accusa di traffico di influenze è contestata a Benotti, all’ingegnere milanese Andrea Tommasi, al suo socio, il banchiere di San Marino Daniele Guidi e al trader dell’Ecuador Jeorge Solis. e’ stato proprio leggendo le mail di quest’ultimo indagato, che l’inchiesta della Procura di Roma è arrivata fino a San Marino. La magistratura romana è infatti alla ricerca dei soldi relativi agli affidamenti effettuati da Arcuri quando era commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 a favore di tre consorzi cinesi per l’acquisito di oltre 800 milioni di dispositivi di protezione individuale mediati da alcune imprese italiane: la Guernica srl, la Microproducts It srl, la Partecipazioni spa tutte con sede legale a Roma e la Sunsky srl di Milano, che hanno svolto un’attività di intermediazione sin troppo profumatamente remunerata.
Dalle mail di posta elettronica di Solis sarebbe emerso che che una parte delle provvigioni sarebbe stata destinata al gruppo Daniele, da cui da cui emergerebbe il coinvolgimento di Domenico Arcuri, è per la quale è stata avanzata la richiesta della Procura di Roma a San Marino.
Grazie ai “buoni uffici” di Benotti con Arcuri, quando era commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 secondo gli inquirenti sono stati stipulati nel periodo intercorrente fra il 26 marzo e il 15 aprile tre contratti con altrettante società cinesi per la fornitura di mascherine: la Loukai Trade, la Wenzhou Moon-Ray, e la Wenzhou Light Industrial tutte società formalmente con sede in Cina. Ma in almeno due casi su tre si celano dei “misteri” che sono sfuggiti… alla Struttura commissariale nei giorni più drammatici dell’epidemia Covid.
La Wenzhou Light Industrial, già presente negli archivi Uif di Banca d’Italia per avere ricevuto, “numerose rimesse in contante dall’Italia, per complessivi 5 milioni di euro” tra il 2011 e il 2014 , per una società “beneficiaria di bonifici disposti da società italiane segnalate in contesti riconducibili alle frodi fiscali”. E’ stata pero la Loukai Trade, la prima società a sottoscrivere il pre-contratto con Arcuri siglato il 15 marzo 2020. La firma apposta per la società Loukai è di una donna Xiao Lu Zhou, la moglie convivente di Zhongcai Cai, detto “Marco”, residente in via Flavio Stilicone nel quartiere popolare del Quadraro a Roma, da cui ora è scomparso ed irreperibile. Sarebbe stato proprio “Marco come si apprende dalle e-mail agli atti del faldone d’inchiesta, a gestire la contabilità delle spartizioni delle provvigioni fra il “gruppo Benotti” ed a farli arrivare nei vari conti bancari dei beneficiari di volta in volta mano che arrivano i pagamenti dal Governo Italiano attraverso il MedioCredito Centrale su disposizione della struttura guidata da Domenico Arcuri.
Nelle carte i pm romani rilevano che la Struttura commissariale abbia agito con alcune anomalie procedurali. Gli inquirenti evidenziano “l’informalità con la quale si è proceduto rispetto ad accordi che devono essere intercorsi tra le parti in gioco, prima del 10 marzo e dunque ben prima del lockdown nazionale, dichiarato il 9 marzo”. Peraltro in quella data “nessuna norma consentiva ancora deroghe al codice dei contratti”. Ma non solo. “Il primo contratto di fornitura è stato stipulato il 25 marzo – si legge – quando la struttura commissariale ancora non esisteva, almeno ufficialmente”. In quel momento, però, “i facilitatori stavano tessendo le relazioni che avrebbero loro consentito i lauti guadagni”, infatti dalle indagini, “risulta che il Governo italiano abbia acquistato mascherine anche a prezzi inferiori” peraltro “nello stesso periodo di tempo”, ed incredibilmente “i voli di consegna siano avvenuti tra maggio e giugno 2020 quando l’emergenza sanitaria era in fase discendente”.
Oltre 1.200 contatti fra Arcuri e Benotti in 5 mesi – Secondo i pm “la conclusione di quei contratti trova unico fondamento nella moral suasion operata da Benotti, sulla sola base del rapporto personale tra lo stesso ed il commissario Arcuri”. Fra gennaio e maggio risultano ben 1.280 contatti telefonici, sms ed in chat fra i due. Ma all’improvviso i contatti fra Arcuri e Benotti si interruppero all’improvviso il 7 maggio. Fu proprio Benotti, intervistato su Rete 4 da Nicola Porro, ad aggravare la situazione ad affermare che “Arcuri mi aveva informato di approfondimenti da parte dei Servizi su tutta la questione”, circostanza questa smentita dal commissario. Ma di fatto era ben nota la “vicinanza” di Arcuri al premier (all’epoca dei fatti) Giuseppe Conte, titolare delle delega di Governo ai Servizi, e ritenuto da tutti come il “protettore” dell’ attuale Direttore del DIS Gennaro Vecchione che avrebbe di fatto le valigie in mano, secondo fonti qualificate nell’ambiente politico e dei Servizi, dopo l’arrivo del Prefetto Franco Gabrielli nominato dal premier Draghi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri , a cui è stata conferita la “pesante” delega ai Servizi .
Diversi mesi dopo Benotti incontra Il 21 ottobre scorso Mauro Bonaretti magistrato della Corte dei Conti da maggio 2020 scorso, collaboratore di Arcuri nella Struttura commissariale. Benotti intercettato dalla Fiamme Gialle, si rammarica di avere “organizzato due o tre cose per lui importanti che lui ha lasciato perdere”. Bonaretti, lo tranquillizza: “Mi ha detto (a parlare è Arcuri, ndr) voglio evitare che Mario si sporca… mi ha detto di non farti vivo in questa fase, di lasciarlo un attimo… per evitare casini”. Secondo i i pm questo incontro “ha certamente riaperto un canale verso la struttura commissariale”, con una “nuova corrispondenza via email in corso con Antonio Fabbrocini, per una fornitura di guanti, con il previo consenso di Domenico”. Fiutando il nuovo affare, da Solis era arrivata una “aspettativa singolare quanto raccapricciante” che a novembre “esploda” cioè “vi sia il lockdown nazionale” poichè, annotano gli investigatori, “da questo si attende lucrosi affari”.
La lettera “riservata” di Arcuri al procuratore capo di Roma Prestipino – Nel periodo intercorrente fra il primo “scoop” del quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro, e le prime acquisizioni della Guardia di Finanza, emerge un particolare di non poco rilievo. E’ 24 novembre 2020 quando Domenico Arcuri manda una raccomandata “riservata personale” al procuratore di Roma Prestipino, scritta di suo pugno, alla quale allega l’articolo de La Verità firmato dal giornalista Giacomo Amadori. “La drammaticità del momento – si legge nella lettera di Arcuri a Prestipino – mi impone di poter svolgere il compito che il Governo mi ha affidato nella serena consapevolezza di una corretta esecuzione delle disposizioni e delle direttive da me impartite”. Quindi aggiunge il commissario “avverto il dovere di mettermi immediatamente a disposizione qualora ritenuto opportuno”.
Ma a quanto risulterebbe, Arcuri, non è mai stato sentito dalla Procura di Roma, nemmeno come ” informata sui fatti”. Arcuri e la struttura commissariale, in una nota “ufficiale hanno ricordato di essere stati “oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati” e “parte offesa” motivo per cui stanno valutando “la costituzione di parte civile in giudizio”. Salvo poi minacciare di querela i giornalisti in conferenza stampa, e di adire le vie legali contro Massimo Gilletti e la giornalista Sandra Amurri, per le loro affermazioni nell’ l’inchiesta televisiva mandata in onda nel programma “Non è l’ Arena” su La7 condotta da Gilletti.
La replica dell’ex commissario
In merito a quanto riportato questa mattina dal quotidiano “La Verità”, circa l’indagine sulle “mascherine”, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri ha comunicato tramite l’avvocato Grazia Volo che “Noi non abbiamo saputo nulla” e di non avere notizia di quanto riportato dal suddetto quotidiano. Con una nota “Il dott. Arcuri, nonché la struttura già preposta alla gestione dell’emergenza continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini“.
L’inchiesta di Milena Gabbanelli sul CORRIERE DELLA SERA
Fino all’emergenza Covid, tutto quello di cui ogni anno gli ospedali hanno bisogno (28 miliardi di bandi di gara aggiudicati) per il 30% lo comprano direttamente, per il 10% ci pensa Consip, per il resto fanno affidamento sulle 21 centrali d’acquisto regionali. Lo scoppio dell’epidemia rende necessaria la presenza di un commissario con funzione di coordinamento. Il decreto del 17 marzo 2020 gli conferisce il compito di acquistare ogni bene indispensabile al contenimento della diffusione del virus, anche in deroga alle norme: «Tutti gli atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione. Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione”. L’inchiesta completa a questo link (clicca QUI)
Le reazioni politiche
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’ Italia scrive sui socialnetwork: “Secondo La Verità, Domenico Arcuri risulterebbe indagato per peculato dalla Procura di Roma per il caso delle mascherine cinesi. Sulla sua incompetenza non avevamo dubbi, ma se le indagini rivolte verso l’ex commissario dovessero confermare quanto riportato nelle accuse, allora la questione diventerebbe molto più seria“.
Ironico anche il commento di Matteo Salvini: “Ma dai… Chi l’avrebbe mai detto che l’uomo di Conte sarebbe stato indagato? Aspettiamo l’inchiesta sui banchi con le rotelle” ha scritto alle ore 18 il leader della Lega su Facebook.