Le ”persone morte per la strada”, le ”macchine che saltavano in aria” e ”la paura dei cecchini nascosti dappertutto’‘ in quella che era diventata ”una città fantasma”. Questo il massacro di Bucha, ”una catastrofe indescrivibile”, vista dall’imprenditore torinese Gianluca Miglietta quando, dopo sei giorni e sei notti nello scantinato del condominio dove viveva alle porte di Kiev, ha deciso di uscire per mettersi in salvo. Lo racconta all’ AdnKronos dalla provincia di Torino dove ora si trova insieme alla moglie Iryna e ai loro due cani: ”Una decisione difficile, poteva essere il mio momento e invece grazie a Dio ce l’abbiamo fatta, ma per altri non è stato così’. Il mio cervello è ancora sotto shock” e ”per me è impossibile dimenticare quello che ho visto”, anche se le immagini di Bucha circolate in questi giorni rappresentano ”l’1 per cento della realtà orribile che sta vivendo l’Ucraina”.
Cita, a proposito, ”il massacro delle donne, stuprate e uccise. Poi gli passano sopra con il carro armato, come si può definire tutto questo?’‘. Per Miglietta, che in Ucraina aveva fondato l’azienda di cosmesi ‘Naturelle Haute Cosmetique‘, quello in atto è ‘‘un genocidio, vogliono sterminare un intero popolo, quello ucraino”.
Dalle immagini viste dall’Italia, Miglietta ha riconosciuto ”la mia chiesa, quella di fronte a casa mia a Bucha, dove andavo il sabato o la domenica. C’era un prato, lo stavano sistemando prima della guerra, e ora c’è una fossa comune, sacchi neri con dentro corpi”. E poi ci sono ‘‘le madri e i figli che vengono seppelliti nei terreni di fronte ai condomini. Non sono più persone, non ci sono più i visi, non hanno più le identità, non sono più riconoscibili. E’ atroce”. Il suo pensiero va a quel 2 marzo in cui è riuscito a uscire dallo scantinato.
”Mi sono trovato davanti agli occhi delle scene agghiaccianti di distruzione e morte. A terra c’era di tutto. C’erano corpi, ragazzini, hanno sparato ai bambini”, racconta. ”Solo ieri hanno ucciso un ragazzino di 14 anni con la fascia bianca al braccio per segnalare che era un civile. Ma allora cosa dice il sindaco che Bucha è stata liberata?”, prosegue, aggiungendo però che ‘‘ci vorrà tempo prima che davvero sia libera dai russi, magari ce ne sono ancora di nascosti, ‘travestiti’ da civili’‘.
Intanto ”la realtà è che sparano, missili dappertutto, missili anche sugli anziani. Io sono stato nascosto il più possibile, poi ho deciso di tentare il viaggio della speranza’‘, ma ”in quei momenti c’è poca lucidità. Vedi i carri armati rotti, i cadaveri per la strada, i posti di blocco, sono momenti di panico e pensi solo a correre, a cercare la strada migliore’‘. Miglietta dice che ”ho azzardato e ho avuto coraggio, ma ho anche avuto più fortuna di altri. In quei momenti è l’adrenalina che comanda”. Agli altri, quelli rimasti a Bucha, l’imprenditore non smette di pensare. ”E’ da due settimane che non riesco a mettermi in contatto con 40, 50 persone che conosco e che sono rimaste lì. C’è l’anziano Oleg, che ha deciso di restare nella sua città, ma che non mi risponde da un po’. E ci sono le donne, giovani e anziane, che erano come me nello scantinato’‘, racconta. C’è anche chi ce l’ha fatta, ”due donne, con i loro bambini, ora sono al sicuro in Germania”. Per gli altri contatti, ‘‘spero che non siano tra i morti’‘