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23 Dicembre 2024 02:07

Matteo Messina Denaro si muoveva in tutta la Sicilia

Matteo Messina Denaro aveva anche un’ulteriore identità falsa (si faceva chiamare Francesco) e viveva stabilmente a Campobello di Mazara da almeno 4 anni. È quanto hanno accertato lo S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e la Squadra Mobile di Trapani.

La posizione di Andrea Bonafede ( quello vero ) che aveva ceduto la sua identità a Matteo Messina Denaro si complica ogni giorno di più, ed ha l’aria di poter diventare la prima puntata di una lunga serie, . È comprovato che l’ Alfa Romeo Giulietta ritrovata sabato dalla Polizia, è stata acquistata da Messina Denaro pagandola 10mila euro in contanti (e nei guai finisce anche il concessionario per la vendita irregolare) , sia stata fatta intestare alla mamma di Bonafede. Fra il boss mafioso ed Andrea Bonafede vi era una conoscenza e frequentazione fin da bambini, la “vicinanza” delle due famiglie mafiose fin dai tempi del padre del latitante e dello zio del suo alias, entrambi mafiosi di rango uniti da battesimi, cresime e comparati. Ciliegina sulla torta la cessione della propria identità al boss.

il “vero” Andrea Bonafede finito nei guai per aver aiutato Messina Denaro nella sua latitanza

Con quella identità Matteo Messina Denaro ha potuto effettuare, a spese del Servizio Sanitario Nazionale gli esami istologici all’ospedale di Mazara del Vallo che hanno confermato la diagnosi di tumore al colon il 17 novembre 2020 e si è recato a lungo alla clinica “La Maddalena” di Palermo dove è stato arrestato dal Ros dei Carabinieri, per effettuare i cicli di chemioterapia, usufruendo del medico di base (che a sua volta conosceva bene ed assisteva il vero Bonafede) del suo alter ego.

alcune delle immagini trovate dal ROS nell’abitazione di Messina Denaro

Il vero Andrea Bonafede ha ammesso di fronte ai pm della Dda di Palermo di aver anche acquistato la casa di Campobello di Mazara di via Cb 31/7, l’ ultima confortevole residenza dell’ex latitante che gli aveva consegnato i soldi per pagarla. L”ex compagna di Bonafede in un’intervista ha raccontato che sarebbe stato di fatto obbligato per evitare ritorsioni. Bonafede al momento indagato per favoreggiamento, procurata inosservanza della pena e per una serie di falsi (in concorso con Matteo Messina Denaro), reati che sono “appesantiti” dall’aggravante mafiosa, adesso rischia seriamente l’arresto e di finire in carcere.

Dagli ultimi accertamenti è stato accertato che mentre nella clinica “La Maddalena” medici e infermieri conoscessero Matteo Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede, nel paese di Campobello di Mazara, in cui ha trascorso sicuramente 3 dei 29 anni di latitanza, ha utilizzato un’altra identità di copertura. Anche perchè per condurre una vita quasi normale, andare al bar, al supermercato in un paese di appena 11 mila abitanti non poteva certo presentarsi con le stesse generalità del vero Andrea Bonafede di 60 anni impiegato presso un centro acquatico, che in paese conoscevano in tanti.

Matteo Messina Denaro aveva anche un’ulteriore identità falsa (si faceva chiamare Francesco) e viveva stabilmente a Campobello di Mazara da almeno 4 anni. È quanto hanno accertato lo S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e la Squadra Mobile di Trapani. Resta da capire come abbia potuto farla franca ai continui controlli messi in atto in questi anni, da carabinieri, polizia e guardia di finanza, che in alcuni casi sono stati dei veri e propri assedi tra Campobello, Partanna e Castelvetrano. Messina Denaro è certo, ha vissuto nell’abitazione di via San Giovanni 260, un’abitazione di un centinaio di metri quadri e lo ha fatto almeno dal 2019.

Matteo Messina Denaro

Addirittura viene ipotizzato che Matteo Messina Denaro vi abbia abitato assieme a quel figlio segreto di cui si parla dal 2005 quando la polizia intercettò una conversazione in cui si facevano specifici riferimenti. E proprio questo figlio segreto, metà fantasma e metà erede, tenuto nascosto come un peccato o come un tesoro, ha a suo tempo infatti mutato le relazioni e gli affetti all’interno della famiglia. Gli investigatori della Squadra Mobile che erano sulle tracce del latitante intercettarono una conversazione tra Filippo Guttadauro, cognato del boss, marito della sorella, Rosalia Messina Denaro, e suo figlio Francesco. Le uniche certezze dell’esistenza di questo figlio, nato tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 in un triangolo compreso tra i Comuni di Partanna, Castelvetrano e Campobello, starebbero proprio nelle intercettazioni rubate ai familiari del boss, che ne parlano più di una volta, facendo capire persino che il padre si sarebbe pure arrabbiato ed avrebbe chiesto la prova del Dna.

Gli approfondimenti investigativi degli inquirenti restano concentrati sull’ultimo alloggio di via Cb 31/7 a Campobello di Mazara , per almeno da sei mesi dimora di Messina Denaro all’interno della quale il capo della mafia trapanese ha lasciato tracce non solo dei suoi gusti letterari ma anche tanto altro .

Nella casa di via San Giovanni 260, a cui la Squadra Mobile di Trapani è giunta dopo la segnalazione di un imprenditore che ha detto di avere riconosciuto nelle foto di Messina Denaro, l’uomo che nel giugno scorso era presente al momento di un trasloco in quella abitazione, pare però fosse stata anche frequentata da una misteriosa donna, di cui al momento non si conosce l’identità. Che fosse la sua ultima amante? O potrebbe trattarsi della madre del suo erede di cui non si conosce l’identità?

“Non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, il bimbo (il piccolo Giuseppe Di Matteondr), non credo possa pentirsi, che abbia voglia di parlare” ha detto il vescovo emerito della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, riferendosi a Matteo Messina Denaro, all’uscita della parrocchia Madonna di Fatima di Campobello di Mazara, a pochi passi da via Cb31, dove c’era il covo del boss arrestato lunedì scorso.

la parrocchia Madonna di Fatima di Campobello di Mazara

Il vescovo sta affiancando da alcune settimane don Nicola Patti nelle celebrazioni religiose. “Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare“, ha detto ancora monsignor Mogavero. “Usciamo sulle piazze ed esprimiamo la nostra soddisfazione, ma anche il nostro no alla mafia e a tutti i malavitosi”, ha detto il prelato. “Chi sa, parli, perché potrebbe svelare fatti che possono giovare a tante indagini“, ha aggiunto Monsignor Mogavero che da Vescovo di Mazara del Vallo nel 2013 negò i funerali al boss Mariano Agate di Mazara del Vallo : “Non ci vuole tanto coraggio, ci vuole essere coerenti col proprio ministero“, ha concluso il vescovo visibilmente emozionato.

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