Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura interdittiva, emessa dal G.I.P. di Taranto dr. Benedetto Ruberto su richiesta della Procura della Repubblica jonica, nei confronti del medico dr. Raffaele Annichiarico, primario facente funzione del reparto di Gastroenterologia del S.S. Annunziata, il quale svolgeva attività privatistica senza dichiarare i relativi proventi al fisco. Lo stesso sfruttava le apparecchiature diagnostiche dell’Ospedale S.S. Annunziata di Taranto omettendo di versare la dovuta quota di competenza dell’ASL.
Il provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Taranto su proposta della locale Procura della Repubblica , è stato emesso al termine di una complessa ed articolata attività di indagine condotta da militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Taranto nei confronti di medici, attualmente e in passato, in servizio presso il reparto di gastroenterologia del presidio ospedaliero “S.S. Annunziata” di Taranto.
TARANTO_GDF-OSPEDALE-1Ai medici coinvolti nella vicenda, e cioè la dr.ssa Libera Fanigliulo, dr. Andrea Frunzio e dr. Cosimo Marucci sono stati contestati i reati di abuso d’ufficio e truffa in danno dello Stato.
In sintesi, è stato accertato che i medici nel corso dell’orario di servizio effettuavano visite mediche specialistiche, in regime di intramoenia, con l’ausilio di personale infermieristico, utilizzando indebitamente apparecchiature e dispositivi sanitari di cui avevano la disponibilità in ragione del proprio ufficio, appropriandosi dei compensi ricevuti dai pazienti e violando anche gli obblighi di registrazione al C.U.P. (Centro Unico Prenotazione ASL). In tal modo, i medici traevano profitto personale in danno dell’Ospedale, che sopportava interamente i costi delle prestazioni erogate, e in danno della sanità pubblica, posto che venivano allungati i tempi di attesa nelle liste di prenotazione del CUP.
Tali fatti sono stati confermati dai numerosi pazienti, sottoposti a visite mediche specialistiche.
Nel corso delle indagini, inoltre, sono state effettuate perquisizioni presso la struttura ospedaliera che hanno consentito di sottoporre a sequestro copiosa documentazione medico-sanitaria e appunti personali attraverso i quali è stato possibile accertare che le visite specialistiche, effettuate secondo le predette modalità, hanno cagionato un danno alla azienda sanitaria di circa mezzo milione di euro, nel periodo dal 2015 al 2018, a fronte di visite effettuate “in nero” nei confronti di quasi 2000 pazienti.