Le nuove sfide imposte da un mondo sempre più complesso e conflittuale, con l‘aggressione russa all’Ucraina che ha messo in discussione i principi della Carta dell’Onu con il rischio di un “effetto domino”, richiedono “un cambio di paradigma” che mal si concilia con una riforma del Consiglio di Sicurezza che preveda la creazione di “nuove gerarchie”. Questo il principale messaggio lanciato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento alla 79/ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite, intervento che ha attraversato i principali scenari di conflitto mondiali e ha posto l’accento su due temi che sono stati al cuore della presidenza italiana del G7: la necessità di una governance globale sull’intelligenza artificiale, senza la quale si rischiano conseguenze devastanti per la tenuta delle democrazie e per il mondo del lavoro, e il Piano Mattei, che la premier ha posto come esempio del “modello di cooperazione del tutto nuovo” necessario a rilanciare un multilateralismo entrato in crisi.
E di certo, secondo Meloni, la ricetta per uscirne non può essere la proposta statunitense di riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che prevede l’introduzione di nuovi seggi permanenti, laddove l’Italia vuole l’istituzione di seggi regionali permanenti con membri a rotazione. “L’Italia è convinta che qualunque revisione dell’architettura di funzionamento delle Nazioni Unite, a partire dal Consiglio di Sicurezza, non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività”, ha detto il presidente del Consiglio, “sarebbe un errore creare nuove gerarchie, con nuovi seggi permanenti. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun pregiudizio, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”.
“I problemi del Sud Globale sono anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa”, ha avvertito la premier, “non esistono più blocchi omogenei, e l’interdipendenza dei nostri destini è un fatto, per questo siamo chiamati a ragionare fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato“. Una filosofia, ha rimarcato la Meloni, sposata dal Piano Mattei per l’Africa, il cui intento “non è imporre ma condividere”. Dopo aver citato le numerose iniziative di investimento e cooperazione lanciate dal governo nel continente, Meloni ha ricordato che tali progetti sono funzionali a garantire “il diritto a non migrare e a recidere le proprie radici” di milioni di persone, in preda alla disperazione, che finiscono vittime dei trafficanti di esseri umani contro i quali è necessario dichiarare una “guerra globale”.
Deciso l’invito a “non voltare le spalle all’Ucraina e al suo diritto di difendersi”, un diritto riconosciuto anche a Israele che è chiamato pero’ a “rispettare il diritto internazionale e tutelare i civili” e a non negare ai palestinesi il diritto a un proprio Stato. “L’imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani“, ha continuato la premier italiana, “non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”. E non si può restare a guardare, ha affermato, nemmeno di fronte alla brutale repressione delle opposizioni in Venezuela.
“Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato“, ha concluso la premier, assicurando che l’Italia “è sempre pronta a fare la sua parte” e chiudendo con una citazione del patriota risorgimentale Carlo Pisacane: “Ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza“.