“Su questo nuovo modello l’Italia ha fatto scuola per affrontare alla radice la questione dei flussi migratori irregolari“. Giorgia Meloni sintetizza così una giornata culminata con la firma degli accordi tra l’Unione europea e l’Egitto, poco prima di lasciare quello che un tempo era conosciuto come il più lussuoso hotel dell’Africa, oggi diventato sfarzosissimo palazzo presidenziale el-Orouba, .
” Funziona” chiosa la premier Meloni che porta 7,4 miliardi di euro nelle mani di Abdel Fattah Al-Sisi, di cui 5 come prestito, 1,8 in investimenti e 600 milioni di sovvenzioni. Tra questi ultimi, 200 sono espressamente dedicati alla gestione del fenomeno migratorio.
Per finanziare cioè quello che viene definito “un approccio olistico“, nel testo della dichiarazione congiunta sottoscritta dal presidente egiziano assieme ad Ursula von der Leyen, capace di incrementare “i percorsi di migrazione legale“, rafforzare “la gestione delle frontiere dei rimpatri e combattere il traffico di migranti“. Interessi che, al di là del mai nascosto attivismo italiano, hanno portato al Cairo non solo la presidente della Commissione europea, ma anche primi ministri e leader di Belgio, Austria, Grecia e Cipro, tutti convinti che stabilizzare l’economia del Paese che è «pilastro della sicurezza nel Mediterraneo» sia tanto una necessità quanto un’opportunità.
Se l’economia egiziana, già sottoposta allo stress di un’inflazione che sfiora il 40% e ai mancati introiti causati nel canale di Suez dal conflitto nel Mar Rosso, dovesse finire con il collassare il Vecchio Continente si troverebbe infatti a dover gestire non solo i 500 milioni di profughi che si trovano nel Paese, ma anche le diverse milioni che premono sul confine sudanese. E quindi ecco il senso dei 7,4 miliardi stanziati per trasformare l’Egitto in un “hub delle rinnovabili” attraverso il progetto greco di interconnessione elettrica Gregy.
Oppure le oltre 10 intese bilaterali siglate per l’Italia dal viceministro per gli Esteri Edmondo Cirielli e il ministro per l’Istruzione Giuseppe Valditara. Progetti inseriti nel solco del Piano Mattei e dedicati tanto alla formazione di lavoratori e professionisti (“Avremo presto un campus italiano in Egitto” dichiara il ministro leghista) quanto alla messa in produzione agricola di aree che non sono considerate coltivabili, come la bonifica di circa 15.000 ettari nella regione di Dabaa di cui si farà carico l’Italia