ROMA – La ritrovata semi-libertà per l’ex-agente di “paparazzi” Fabrizio Corona ha rischiato di durare appena più di dieci giorni . La procura generale, attraverso il pg aveva chiesto la revoca dell’affidamento in prova per Corona. Dopo la sua uscita dal carcere di San Vittore, lo scorso 21 febbraio, Corona avrebbe violato le disposizioni del giudice di sorveglianza, che gli imponeva di non utilizzare i social durante il suo percorso di recupero, mentre invece appena uscito ha pubblicato, tra le altre cose, anche un video rap su Facebook e Instagram. Un comportamento censurabile, per la Sorveglianza, ma non da tale da farlo tornare in carcere.
Il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano Simone Luerti ha respinto la richiesta di revoca dell’ affidamento terapeutico concesso nei giorni scorsi a Fabrizio Corona che, quindi, non dovrà tornare in carcere, diffidandolo però formalmente ad attenersi alla prescrizione “numero 10″, ossia a quella che vieta l’uso dei social e la diffusione di immagini da parte sua e anche di autorizzare altri a diffonderle . Lo ha ha reso noto il legale Ivano Chiesa, precisando che Corona è stato formalmente “diffidato” dal giudice ad attenersi alle prescrizioni che ha violato e, in particolare, a quella di non usare i social e non diffondere video e immagini come ha fatto. È probabile che venga anche convocato dal giudice per la diffida.
Il giudice ha aggiunto l’avvocato Chiesa, “ha respinto l’iniziativa della Procura generale che mi appariva decisamente sproporzionata, ma d’altro canto quando si tratta di Corona la Procura di Milano non manca mai di intervenire con assoluta tempestività e con la messa in campo di tutte le `armi´ a disposizione“. Nel divieto, tuttavia, viene chiarito che non possono essere diffuse immagini “relative” alla misura alternativa alla detenzione che sta scontando Corona ed è proprio su questo punto che i legali dell’ex agente fotografico potrebbero aver bisogno di chiarimenti da parte della Sorveglianza.
Corona con le sue immagini punta spesso a pubblicizzare prodotti della sua società . In una foto pubblicata nei giorni scorsi, infatti, compare un nuovo marchio su una felpa che lui indossa persino all’uscita dal carcere, certo di poter contare sulla copertura “mediatica” di fotografi e telecamere e dunque, secondo il discutibile ragionamento della sua difesa, non tutte le sue immagini necessariamente si riferiscono ‘a priorì all’ affidamento terapeutico. In realtà il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano nel suo provvedimento era stato chiaro su un punto: per “la prosecuzione di un programma di disintossicazione fisica e psicologica»” dalla cocaina Corona deve stare lontano dal suo “lavoro e dal suo ambiente” ritenuti entrambi “incompatibili con le esigenze trattamentali e terapeutiche“.