Il tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza di ILVA spa che come scrivono i giudici, ha “un indebitamento complessivo pari a 2.913.282.282 euro” nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria ed ha nominato Caterina Macchi come giudice delegato
“Nonostante le articolate misure messe a disposizione del Commissario da interventi legislativi speciali (…) non sussistono né mezzi propri né affidamenti da parte di terzi che consentano di soddisfare regolarmente e con mezzi normali le obbligazioni e di far fronte, contestualmente, all’attuazione degli interventi previsti dal Piano Ambientale approvato con il decreto del presidente del consiglio del 14/3/2014, il “salva-Ilva“” è quanto contenuto nella sentenza depositata nel pomeriggio di ieri, firmata dal presidente della 2a sezione Cesare de Sapia e dai giudici a latere Caterina Macchi (relatore) e Francesca Mammone, i quali hanno accolto il ricorso in base alla legge Marzano depositato lo scorso 21 gennaio, firmato dal commissario straordinario dell’ ILVA Pietro Gnudi, ed hanno anche fissato l’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo per il prossimo 29 giugno
La dichiarazione dello stato di insolvenza di ILVA spa potrebbe “pesare” e compromettere anche penalmente le differenti posizioni processuali a carico dei membri della famiglia Riva, i quali peraltro sono come ben noto, già indagati in diverse inchieste delle Procure di Milano e Taranto, e secondo voci circolanti nel palazzo di giustizia milanese potrebbero ricevere delle nuove incriminazioni da parte dei pm milanesi a seguito del “crac” di quello che è stato il principale gruppo siderurgico italiano.
I magistrati sono anche in attesa della decisione della Corte inglese sulla richiesta di estradizione a carico di Fabio Riva, ex vice presidente della capogruppo Riva Fire, su cui pende il mandato di arresto europeo per “associazione per delinquere e disastro ambientale” in relazione all’inchiesta della procura di Taranto, e della condanna in primo grado a sei anni e mezzo per una presunta truffa ai danni dello stato da circa 100 milioni di euro, ricevuta dal Tribunale Penale di Milano.
L’ ILVA in amministrazione straordinaria, ha comunicato ai rappresentanti sindacali metalmeccanici il fermo di alcuni impianti a causa del mancato rifornimento delle materie prime, provocato in conseguenza anche dalla protesta degli autotrasportatori. L’ ILVA ha precisato- come riferito all’Ansa da Vincenzo Castronuovo della Fim Cisl di Taranto – che “la situazione potrebbe cambiare in caso di ripartenza degli approvvigionamenti“.
I rappresentanti sindacali degli autotrasportatori che lavorano per conto dell’ ILVA sono in agitazione ed attendono dal Governo Renzi rassicurazioni dal governo sul pagamento dei crediti vantati e maturati nei confronti dell’azienda, ed hanno reso noto che la mobilitazione proseguirà “a tempo indeterminato” e nelle prossime ore verranno decise e rese note le successive azioni di protesta. Gli autotrasportatori hanno anche precisato e rcordato che durante lo svolgimento della loro protesta che si svolge da una decina di giorni, nonostante la portineria imprese del Siderurgico fosse stata presidiata da decine di autoarticolati fermi, non è mai stato ostacolato l accessodei mezzi che trasportavano approvvigionamenti dei materiali fondamentali e necessari per garantire la sicurezza degli impianti e quindi tutelare l’attività dello stabilimento siderurgico tarantino.
La mancanza di materie prime non è a causa della protesta degli autotrasportatori ma bensì del blocco dei rifornimenti avviato da alcune imprese dell’indotto ILVA che attendono di ricevere il pagamento dello loro fatture e forniture. Le associazioni degli autotrasportatori attendono fiduciose, e non rassegnate in quanto pronti ad ogni azione di protesta, affinchè il Governo Renzi si faccia portatore e tuteli le legittime istanze della categoria con l’adozione di provvedimenti straordinari, anche di natura finanziaria e fiscale, al fine di poter garantire la necessaria liquidità ai fornitori, e quindi poter assicurare il funzionamento degli impianti.
Le imprese hanno reso noto che non saranno in condizione di poter garantire i servizi di trasporto in mancanzadi provvedimenti urgenti del Governo e sopratutto dove Parlamento dove è stato depositato un pacchetto di emendamenti che qualificherebbe i trasportatori quali “creditori strategici” del gruppo siderurgico.
Gli operai dell’ aziende in “appalto Ilva“, dopo aver visionato gli emendamenti al “decreto salva Taranto” che sono stati presentati dal senatore Salvatore Tomaselli (Partito Democratico) con i quali, si chiede di prevedere l’ assegnazione di 24 milioni di euro del fondo di garanzia delle Pmi, per sostenere la liquidità delle aziende dell’indotto che vantano crediti nei confronti dell’ ILVA, per un ammontare complessivo di circa 150 milioni, hanno sciolto i propri presidi dinnanzi al Comune di Taranto ed alle portinerie imprese dello stabilimento di Taranto.
I sindacati hanno incontrato anche la delegazione della di Confindustria Taranto, sollecitando il ritorno al lavoro delle ditte dell’appalto che avevano sospeso forniture e servizi in quanto la continuità produttiva lo stabilimento è da ritenersi fondamentale e necessaria anche per la tutela dei crediti vantati.
Un emendamento al decreto ILVA è stato presentato anche dal Sen. Massimo Mucchetti presidente della Commissione Industria e depositata insieme al gruppo Pd in commissione. Questo emandamento renderà eseguibile da parte della banca svizzera Ubs il trasferimento all’amministrazione straordinaria dell’ ILVA della considerevole somma di quasi 2 miliardi di euro sequestrati dalla Procura di Milano alla famiglia Riva. L’emendamento di Mucchetti è conseguenziale ai rilievi (e consigli tecnico-legali) manifestati dal Procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco nel corso della sua audizione alla Commissione Industria, che consente all’Amministrazione Straordinaria la possibilità di emettere obbligazioni a garanzia dei fondi sequestrati come richiesto dai giudici di Zurigo e procedere quindi al trasferimento delle somme sequestrate.
L’emendamento firmato come primo firmatario dal Sen. Mucchetti prevede anche la possibilità che , in caso di avanzo, i fondi, vincolati per legge all’attuazione del Piano Ambientale, possano essere utilizzabili anche per finanziare investimenti per la sicurezza del lavoro e per la bonifica dell’ambiente. “È possibile infatti che una buona gestione riesca a fare tutte le opere necessarie per l’Aia spendendo meno. Inoltre – ha spiegato il sen. Mucchetti all’Ansa – è possibile che, oltre al miliardo e 200 milioni sequestrati in Svizzera alle società offshore riconducibili ai Riva possano arrivare, grazie all’ eccellente attività della Procura di Milano e della Guardia di Finanza, altri 700 milioni sempre rintracciati all’estero”.
Un emendamento del Pd al decreto Ilva , presentato ieri, stabilisce il termine ultimo entro il quale dovranno essere eseguiti i lavori di risanamento del Piano Ambientale previsto dall’Aia, termine che, secondo quanto si apprende è stato fissato per il luglio 2016. Infatti l’assenza di una norma che obbligasse a eseguire tutte le prescrizioni richieste dall’Aia entro un termine, è stato uno dei temi più dibattuti durante le audizioni davanti ai senatori della commissioni riunite industria e ambiente.