di REDAZIONE POLITICA
Ieri mattina i Carabinieri del reparto Anticrimine del Ros, con il supporto dei comandi provinciali carabinieri di Roma, Latina, Padova, Bologna, Trento, Perugia, Torino e Verbania, hanno eseguito due decreti di perquisizione, emessi dalla procura di Roma nei confronti degli 11 indagati che hanno tra i 46 e i 65 anni. L’inchiesta era partita inizialmente nei confronti un 46enne residente nella provincia di Lecce, molto attivo su Twitter. Le indagini della procura è stata coordinata dal procuratore capo (da oggi ex) Michele Prestipino con i pm Eugenio Albamonte e Gianfederica Dito.
Sono gli 11 haters indagati in tutta Italia dalla Procura di Roma per i reati di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere, fra i quali un professore universitario di Roma collegato a gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita, giornalisti bolognesi e piemontesi, pensionati, un cantautore e anche un impiegato amministrativo.
L’indagine condotta dai Carabinieri del Ros dall’aprile del 2020 con frasi offensive scritte sui social rivolte al presidente Sergio Mattarella che vanno dal “Va a quel paese“, “Bastardo“, “Devi morire“. Per finire a: “Il popolo prima o poi si ribellerà. Questo è quello che vi meritate”. Le indagini hanno svelato che le offese sui social avrebbero una elaborata strategia di aggressione alle più alte istituzioni del Paese. Sono state decine e decine i post e i contenuti multimediali offensivi monitorati e rilevati dal Ros tra aprile 2020 e febbraio 2021, anche grazie all’impiego del reparto Indagini telematiche, che hanno ricostruito la rete relazionale e le abitudini social dei soggetti coinvolti.
Le perquisizioni effettuate dai militari dell’ Arma, hanno consentito il sequestro di numerosi computer, telefoni, Ipad e Laptop, estese agli account telematici e ai profili social degli indagati, utilizzati per rivolgere le offese al capo dello Stato. Dagli accertamenti è emerso che tre dei perquisiti gravitano in ambienti di estrema destra e a vocazione sovranista ed hanno manifestato vicinanza alle loro iniziative.
Il professore universitario di Roma, Marco Gervasoni, 53 anni, storico e saggista, insegna all’università del Molise ed è risultato in collegamento con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social russa VKontakte (molto simile nell’aspetto e funzioni a Facebook) e anche al movimento nazional socialista dei lavoratori. Nei mesi scorsi era finito nella bufera mediatica per un tweet sulla vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein che gli è costato anche un rinvio alla Commissione etica da parte del Senato accademico dell’ateneo.
“Ma che è, n’omo?” fu il commento di Gervasoni alla copertina de ‘L’Espresso’ dedicata alla Schlein che gli procurò a settembre 2020 una valanga di critiche. Il professore in quell’occasione si difese sostenendo che il suo era un “esperimento sociale“: “Si possono fare commenti sul fisico della Meloni, di Salvini, Trump e Berlusconi. Mentre non è consentito farlo su esponenti di sinistra. Lo abbiamo visto molte volte. Ho pensato quindi di fare questo piccolo esperimento dopo aver visto l’interessante copertina de ‘L’Espresso’, che giocava sull’immagine mascolina di Schlein, la quale è stata più volte definita gender fluid”, dichiarò all’epoca dei fatti il docente. Tra gli indagati compare anche Francesca Totolo, molto attiva su Twitter, che scrive sul Primato Nazionale, un testata vicina alle posizioni di estrema destra di Casapound.
“Appresa dagli organi di informazione la notizia che un docente dell’Università degli Studi del Molise sarebbe coinvolto nell’indagine giudiziaria per offese sui canali social al Presidente della Repubblica, il rettore dell’Università del Molise, prof. Luca Brunese, esprime i più alti sensi di stima e la più profonda solidarietà nei confronti del Presidente Mattarella – già ospite della nostra Università nel 2016 –, oltre che l’assoluta fiducia nell’operato della magistratura. Il Rettore ribadisce la ferma condanna dell’Università rispetto a comportamenti o atteggiamenti che possano in qualunque modo ledere i valori e le istituzioni fondanti della Repubblica italiana e, seguendo gli sviluppi effettivi dell’inchiesta, è pronto a prendere, insieme agli organi accademici, ogni provvedimento necessario per tutelarli“, ha commentato con una nota l’ Università del Molise.