TARANTO – Dopo il parere negativo della Procura della Repubblica di Taranto rappresentata dal procuratore aggiunto dr. Maurizio Carbone e il pubblico ministero dr. Enrico Bruschi, titolari dell’inchiesta della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato la necessità di tutelare l’inchiesta in corso, in merito all’istanza di scarcerazione dell’ex-presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano, coinvolto nel procedimento sulle attività illegali che sarebbero state attuate dall’ex presidente della Provincia per controllare e “pilotare” le autorizzazioni in materia ambientale, è arrivato il “no” anche dal Gip dr.ssa Vilma Gilli del Tribunale di Taranto, che ha pienamente accolto e condiviso le argomentazioni della procura, ed ha rigettato l’istanza della difesa avanzata dagli avvocati Giuseppe Modesti e Carlo Raffo, i quali puntavano almeno ad ottenere per Tamburrano la misura dei domiciliari in sostituzione della detenzione in carcere .
La Procura aveva evidenziato nel suo parere negativo, confutando la tesi dei legali di Tamburrano, che verteva sulla tesi della presunta insussistenza delle ipotesi di corruzione, opposte dalla difesa dell’indagato, ed evidenziando la necessità di tutelare gli accertamenti investigativi in corso da ogni tipo di condizionamento ed inquinamento delle prove, che potrebbe avvenire in quanto vi sono altri indagati liberi e quindi, di effettuare azioni di disturbo all’acquisizione delle Fiamme Gialle di ulteriori prove.
Il Gip Gilli dopo aver valutato le argomentazioni della difesa e dell’ accusa, sulla base degli atti in suo possesso , è arrivata al convincimento che non sarebbe stato possibile garantire la necessaria tutela per il prosieguo delle indagini, in caso di applicazione dell’eventuale rigettato beneficio degli arresti domiciliari. Il Giudice per le indagini preliminari ha osservato che il quadro indiziario “non è mutato alla luce dell’alternativa lettura dei fatti offerta dalla difesa, nella propria istanza, posto che essa si basa non su dati probatori diretti, a confutazione di quelli indicati nell’ordinanza genetica ma su elementi presuntivi o deduttivi, non convincenti o difficilmente verificabili” convenendo alle argomentazioni della Procura, ha confermato la sussistenza esistenza di un “quadro cautelare immutato”.
Nella sua ordinanza il Gip ha motivato che la circostanza che Tamburrano non goda più di cariche politiche, non influisce minimamente in suo favore, considerando che nel recente passato, anche dopo la sua decadenza di Presidente della Provincia di Taranto, aveva “proseguito a occuparsi di affari connessi con la materia dei rifiuti e delle discariche, vantando presso terzi di poter ottenere autorizzazioni e titoli” tutto ciò “in virtù della rete di relazioni personali e professionali che aveva intessuto durante l’esercizio delle sue funzioni pubbliche; rete che i fatti hanno dimostrato essere costituita anche da relazioni e attività illecite“. In pratica secondo il Gip la circostanza di assenza attuale di cariche istituzionali di Martino Tamburrano non assume alcun “carattere dirimente” e secondo la dottoressa Gilli, esiste il pericolo che possa reiterare analoghi reati, e quindi una sua scarcerazione potrebbe arrecare danni e disturbo alle ulteriori acquisizioni probatorie degli inquirenti propedeutici alla conclusione delle indagini che proseguono senza alcuna sosta.
Analoga decisione è arrivata dal Tribunale del Riesame di Taranto , collegio presieduto dal Giudice Giovanni Caroli, che ha ha rigettato il ricorso avanzato dagli avvocati dell’imprenditore Natalino Venuti. accusato di “concorso in corruzione” unitamente a Martino Tamburrano, l’imprenditore Pasquale Lonoce, Lorenzo Natile all’epoca dei fatti responsabile del 4° settore Pianificazione e Ambiente della Provincia di Taranto, per i rispettivi ruoli ricoperti nell’adozione della delibera di ampliamento della discarica Torre Caprarica di Grottaglie, e per la ulteriore contestazione della Procura nei confronti di Tamburrano e Lonoce per l’affidamento del servizio di igiene urbana e ambientale del Comune di Sava, dal quale potrebbero arrivate delle altre “sorprese”.
Nel frattempo delle nostre fonti bene informate ci riferiscono che anche l’imprenditore massafrese Antonio (per tutti Tonino) Albanese, presidente della discarica della CISA spa di Massafra, sia molto agitato e preoccupato per la sua rischiosa posizione di “indagato”, nello stessa indagine in corso della Guardia di Finanza sulla “monnezzopoli” tarantina , e per il blocco delle autorizzazioni concesse dalla Provincia di Taranto per il raddoppio del termovalorizzatore Appia Energy spa di Massafra, di cui è rappresentante legale e socio al 49%, che gli sono costate una recente richiesta di rinvio a giudizio dalla Procura di Taranto. E’ proprio il caso di dire: “E’ la monnezza, bellezza !“
A volte non basta avere un parente ufficiale della Guardia di Finanza o ospitare nelle strutture alberghiere i convegni dei magistrati…