TARANTO – E’ partito dinnanzi al Tribunale Penale di Taranto il processo collegato all’inchiesta della Guardia di Finanza di Taranto sulle autorizzazioni ambientali “allegre” rilasciate dalla Provincia di Taranto, all’epoca della presidenza del “forzista” Martino Tamburrano. Puntuali ed attese le richiesta di costituzione di parte civile e relativa istanza di risarcimento presentate dal Comune di Grottaglie rappresentato in udienza dall’ avv. Giuseppe Losappio, che ha presentato una richiesta di risarcimento per 10 milioni di euro, mentre il Comune di Sava assisto dall’ avvocato Francesco Nevoli si è limitata ad un milione di euro. L’ Amministrazione Provinciale di Taranto, difesa dall’ avv. Andrea Starace, non ha quantificato il danno ma ha avanzato una richiesta di provvisionale di 250mila euro .
I difensori degli imputati a loro volta si sono opposti alle costituzioni avanzate ed il collegio giudicante del Tribunale guidato dal giudice Patrizia Todisco , si è riservato per una decisione che verrà sciolta nella prossima udienza che si svolgerà l’ 11 novembre, giorno in cui per ironia della sorte, è anche l’onomastico del principale imputato Martino Tamburrano . Il giudizio immediato in corso dinnanzi al Tribunale di Taranto, riguarda tutti gli imputati destinatari dell’ordinanza di misura cautelare disposta dal Gip dr.ssa Vilma Gilli, e quindi oltre a Tamburrano, l’imprenditore di San Marzano di San Giuseppe (Ta) Pasquale Lonoce, quale amministratore di fatto della società 2Lecologica s.r.l. società attiva nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, il procuratore speciale della società Linea Ambiente Srl, Roberto Natalino Venuti, e l’ ex dirigente del quarto settore Pianificazione e Ambiente della Provincia di Taranto, che sono tuttora sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Tamburrano viene accusato di aver preteso ed ottenuto, come emerge dalle intercettazioni delle Fiamme Gialle una tangente di 5mila euro al mese, un Suv Mercedes del valore di oltre 50mila euro e un contributo di 250mila euro per finanziare la campagna elettorale di sua moglie, Maria Francavilla, candidatasi per Forza Italia senza riuscire ad essere eletta al Senato in occasione delle Elezioni Politiche del 2018, in cambio del rilascio dell’autorizzazione in favore della società Linea Ambiente Srl, all’ampliamento della discarica Torre Caprarica di Grottaglie, e pilotare la gara d’appalto gestita da Cangelosi e Natuzzi per la gestione dei rifiuti solidi urbani a Sava.
Le imputazioni a loro carico sono le stesse : due per il reato di “corruzione” , una delle quale viene contestata ai quattro imputati in concorso con i due figli del Lonoce ed un suo nipote; la seconda invece soltanto a carico a Martino Tamburrano e Pasquale Lonoce, una per il reato di “turbativa d’asta” sempre a carico del Tamburrano e Lonoce, in concorso con Federico Cangialosi ex -presidente dell’ AMIU Taranto e Cosimo (per tutti) Mimmo Natuzzi direttore tecnico dell’AMIU Taranto, per il loro operato congiunto quali presidente e membro della Commissione di gara per la Raccolta di Rifiuti Solidi Urbani nominata dal Comune di Sava
Con la richiesta di applicazione del rito immediato cautelare, la Procura di Taranto guidata dal procuratore capo Carlo Maria Capristo aveva così “blindato” le prove acquisite e raccolte dalla Guardia di Finanza, a fondamento delle accuse di concorso in corruzione per l’autorizzazione concessa, nell’area di Grottaglie, al sopralzo della discarica di Torre Caprarica, e per l’affidamento del servizio di igiene urbana e ambientale del Comune di Sava, successivamente revocato in autotutela dall’Ente comunale.
A questi ultimi appalti si erano interessati sia Venuti che Lonoce, che avevano esercitato delle pressioni su Tamburrano e sull’ex dirigente della Provincia Natile. La difesa degli imputati dinnanzi alla richiesta di rito immediato della Procura , aveva scelto la via del giudizio diretto davanti al tribunale, per potersi difendere attraverso il dibattimento.
Attesi ulteriori sviluppi degli altri tronconi dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza che da tempo ha concluso le proprie indagini, depositando la propria relazione alla Procura di Taranto sulle evoluzioni degli affari “facili” e sporchi che sarebbero stati intrapresi dai principali coinvolti in concorso con altri indagati eccellenti, indagine per la quale era stata ottenuta una proroga delle indagini. A breve verranno notificate le decisioni della Procura che riguarderebbero per il reato di “intralcio alla giustizia” anche un noto imprenditore massafrese, iscritto nel registro degli indagati, e cioè Tonino Albanese, proprietario del Gruppo CISA spa di Massafra, che sarebbe stato colui che tramite un colloquio con Roberto Natalino Venuti, avvisò la “cricca” che erano intercettati dalle Fiamme Gialle.