di ANTONELLO de GENNARO
Era il 19 marzo 2019 quando il CORRIERE DEL GIORNO, fu l’ unico organo d’informazione a rivelare fra il silenzio omertoso della “cricca giornalistica” tarantina a libro paga, il coinvolgimento del noto imprenditore di Massafra, Antonio Albanese meglio noto a Massafra con il soprannome “Surgicchio“ (citato peraltro anche negli atti) nell’ inchiesta “T Rex” condotta dalla Guardia di Finanza di Taranto su delega della Procura di Taranto.
Il nome è “pesante” non solo fisicamente e finanziariamente, distribuendo pubblicità palese ed occulta ai quotidiani locali ed i siti web tarantini che si guardano bene dal farne il nome, venendo “riforcillati” dalla pubblicità delle sue aziende, come la CISA spa di Massafra e l’ Hotel Casa Isabella di Mottola in provincia di Taranto.
Quel nome il CORRIERE DEL GIORNO come i nostri lettori ben sanno, non hanno mai avuto problemi a farlo non avendo mai ricevuto pubblicità o finanziamenti da Albanese, e siamo stati gli unici insieme al programma Striscia la Notizia ad occuparci delle sue operazioni borderline, a partire dalla vicenda della scomparsa del boschetto di Massafra mentre tutti gli altri giornalisti passavano dalla “cassa”… !
Un giornalista della redazione tarantina della Gazzetta del Mezzogiorno tale Mimmo Mazza (il cui nome compare negli atti dell’inchiesta, citato dai finanzieri, per la sua vicinanza alla “cricca della spazzatura” n.d.a.) arrivò in passato con un suo “articoletto” ad accusare “Striscia la Notizia” di cercare audience , amplificando la storia del boschetto massafrese scomparso, una scomparsa che… piccolo particolare aveva consentito al suo “amico” Albanese di ottenere un’autorizzazione necessaria per il raddoppio dello stabilimento Appia Energy (51% Gruppo Marcegaglia, 49% Gruppo Cisa) . Coincidenze ? Per la Procura di Taranto, tutto ciò è sembrato proprio più che una coincidenza, ed Albanese è finito sotto processo !
Non a caso il pm Mariano Buccoliero, ha ottenuto il processo nei confronti nei confronti dell’imprenditore Albanese, quale rappresentante legale della società Appia Energy, insieme a Luigi Traetta dirigente dell’ufficio di Urbanistica del Comune di Massafra, ed i verificatori Saverio Riccardi e Anna Cecca verificatori incaricati dal Consiglio di Stato. Albanese nel processo sul “boschetto” scomparso è chiamato a rispondere del reato di “distruzione di bellezze naturali” (art. 734 C.P) e di “falso ideologico” (art. 479 C.P) in concorso con gli altri indagati coinvolti. Autorizzazione che è stata revocata in autotutela dall’ente pubblico in questione.
Adesso Albanese dovrà rispondere di accuse molto più gravi, questa volta mosse dal pm Enrico Bruschi e dall’aggiunto Maurizio Carbone, che partono dal reato di “favoreggiamento” (art. 378 c.p.), a quello di “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio” (art. 326 c.p.), “concorso in reato continuato” (art. 81 c.p.), e “concorso di persone nel reato” (art. 110 c.p.). E non solo…
“Surgicchio” dovrà rispondere anche di “corruzione per reato contrario agli atti d’ufficio” (art. 326 c.p.) svolti dal finanziere Giuseppe Marzella, beneficiario di un consistente sconto …. di 50mila euro sull’acquisto di una villetta a Massafra, cedutagli dalla CISA s.p.a. , oltre che anche in questo caso di “concorso in reato continuato” (art. 81 c.p.), e “concorso di persone nel reato” (art. 110 c.p.).
Non a caso il nostro giornale non è mai stato smentito, non ha mai ricevuto alcuna richiesta di rettifica ai sensi di Legge sulla stampa da nessuno dei “protagonisti” di queste vicende processuali, compreso Albanese. E quindi continuiamo a fare come sempre informazione libera ed indipendente.
Tonino Albanese aveva un “finanziere” di fiducia, intimo amico di suo cognato, tenente colonnello in servizio a Bari con cui passano le vacanze insieme con le rispettive mogli, che prestava servizio in sala ascolto (dove vengono effettuate le intercettazioni n.d.r.) e così in grado di dare informazioni vitali alla “cricca della spazzatura“. E’ questo il motivo che ha indotto i suoi superiori e la magistratura ad indagare l’imprenditore e il maresciallo della Fiamme Gialle (ora trasferito) Giuseppe Marzella per rivelazione di segreto istruttorio e corruzione.
Ma non solo. L’imprenditore massafrese secondo le accuse della Procura ha venduto giugno 2017 al finanziere Marzella un immobile per la somma di 210mila euro mentre secondo gli accertamenti dell’accusa, il valore reale dell’immobile era di 258mila euro. Un “risparmio” del 20% , per circa 50 mila euro, come verificato e contestato dagli investigatori che ritengono che quei 48mila euro in meno sarebbero il premio che Albanese avrebbe riconosciuto a Marzella per ottenere delle informazioni sensibili e preziose.
T-REX-BIS-avv-concl-indagini-Dagli atti dell’ inchiesta si legge infatti che quel risparmio sarebbe servito a Marzella per “porsi a disposizione di Albanese Antonio per compiere atti contrari ai doveri d’ ufficio ed inerenti alle funzioni ed al servizio e per rivelare ad Albanese Antonio il contenuto di atti di indagine nella sua qualità di maresciallo in servizio presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza” .
Secondo i finanzieri che lavorano sull’inchiesta T-Rex, il maresciallo Marzella avrebbe rivelato a Tonino Albanese notizie riservate sull’indagine e sulle intercettazioni telefoniche nei confronti di Martino Tamburrano e degli altri, l’imprenditore avrebbe poi riferito tutto a Roberto Natalino Venuti uomo di fiducia della società bresciana Linea Ambiente s.r.l.. proprietaria della discarica di Grottaglie (TA) in località La Torre Caprarica, denominata “III lotto”.
Il maresciallo Marzella infatti, come si evince dagli atti d’inchiesta “violando i doveri inerenti alle funzioni ed al servizio ed abusando della sua qualità, riferiva ad Albanese Antonio che, a sua volta, lo riferiva a Venuti Roberto Natalino, che erano in corso intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti del suddetto Venuti Roberto Natalino e di Lonoce Pasquale, cosi aiutandoli ad eludere le investigazioni dell’autorità“.
Tutto ciò è emerso da una serie di intercettazioni. A partire dalla prima del 12 luglio 2018, quando Pasquale Lonoce informava l’ex presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano di aver aver avuto un incontro il giorno prima con il Venuti il quale «in stato di agitazione gli aveva riferito testualmente che sono stato, dice, mi ha fermato Tonino Albanese… state… stai attento, io te lo sto dicendo che tu, il Presidente e Pasquale Lonoce, siete intercettati, eh”
La chiusura delle indagini della Procura è stata notificata anche a Federico Cangialosi (ex Presidente dell’ AMIU Taranto) ed a Cosimo Natuzzi (dirigente di AMIU Taranto) , i quali rispondono delle accuse di aver turbato d’accordo con il Tamburrano la regolarità della gara per l’affidamento del servizio integrato di igiene urbana ed ambientale al Comune di Sava favorendo la società Universal Service snc di San Marzano di Giuseppe, riconducibile alla famiglia Lonoce.
Ma tutto ciò è stato vanificato successivamente anche dal tempestivo e provvidenziale annullamento in autotutela dell’aggiudicazione illegittima della gara, da parte del sindaco di Sava avv. Dario Iaia, il quale era assolutamente estraneo al giro di “mazzette” e quindi non a conoscenza di quanto invece stava accadendo alle sue spalle a danno dell’ Amministrazione comunale guidata.
Fra i destinatari dell’ avviso di conclusione delle indagini della Procura compare anche il sindaco di San Marzano Giuseppe Tarantino, ex parlamentare di Forza Italia il quale, poco prima della sua elezione come sindaco, avrebbe dato un lungo elenco di persone da assumere (ottenendo prima e dopo la campagna elettorale il voto dei neo assunti) all’imprenditore Lonoce, il quale gestiva per l’ amministrazione comunale guidata da Tarantino il servizio di raccolta rifiuti.
Ed adesso per la “cricca della spazzatura” un nuovo processo è dietro l’angolo.