CATANZARO – Per disposizione della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata dal dr. Nicola Gratteri , questa mattina gli uomini del Nucelo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e dello S.C.I.C.O di Roma, hanno effettuato 24 ordinanze di custodia (12 in carcere e 12 ai domiciliari) e sequestrato beni per un valore di dieci milioni di euro. Fra loro ci sono anche l’ex deputato di centrodestra, Pino Galati, finito ai domiciliari, più un ex consigliere comunale di Lamezia e tre dirigenti Asp. La magistratura e gli investigatori della Finanza hanno scoperto che persino i servizi di trasporto sanitario e le pompe funebri fra Lamezia Terme e Catanzaro erano controllati dalla ‘ndrangheta, con il benestare di politici e amministratori pubblici.
L’inchiesta “Quinta Bolgia” è partita a seguito di approfondimenti investigativi effettuati sulle ramificazioni e gli affari del clan Iannazzo-Daponte – Cannizzaro, e si è estesa fino a raggiungere settori importanti della sanità e della pubblica amministrazione, finendo per coinvolgere anche politici di peso come l’ex-deputato Giuseppe Galati parlamentare dal 2006, noto per aver militato sotto le bandiere praticamente di quasi tutte le formazioni di centrodestra, Lo scorso 4 marzo Giuseppe (detto “Pino”) Galati , il cui nome non è nuovo alle cronache giudiziarie, si era candidato con “Noi con l’Italia“, ha mancato di un soffio l’elezione. In passato era stato eletto prima con l’Udc per poi passare a Forza Italia e, successivamente, ad Ala il movimento creato da Denis Verdini.
Nel 2016 Galati era rimasto coinvolto in un’altra inchiesta denominata “Alchemia“sulla ‘ndrangheta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. In quel caso la Procura distrettuale aveva chiesto l’arresto di Galati, all’epoca in carica, per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il Gip non l’accolse perché non ritenne sussistesse un quadro indiziario grave. La posizione di Galati, a conclusione dell’inchiesta, fu poi archiviata dal Gup di Reggio Calabria su richiesta della stessa Procura.
Sabato scorso la Corte d’appello di Salerno, presieduta da Massimo Palumbo, ha accolto l’atto proposto dalla sola parte civile, l’attuale sindaco di Napoli (difeso dagli avvocati Stefano Montone ed Elena Lepre) riconoscendo una violazione di legge nella revoca per “Poseidone”, risalente al 29 marzo del 2007, da parte dell’allora procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, con il concorso del senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli e dell’allora sottosegretario alle Attività produttive, Giuseppe Galati, per i quali i reati commessi potrebbero essere ascritti a quello di “abuso d’ufficio” ma per questo hanno dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Riconosciuta inoltre come illegittima l’avocazione del procedimento “Why Not”, fatta il 19 ottobre 2007 sempre da Murone con l’avvocato generale facente funzioni di procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Catanzaro, Dolcino Favi, in concorso con Antonio Saladino responsabile per il centro-sud della Compagnia delle Opere , ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale è stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Il primo grado di giudizio ha visto la prima udienza il 2 febbraio 2011 (a quasi 4 anni dai fatti) e si era chiuso il 20 aprile 2016, dopo 98 udienze: il collegio della prima sezione penale, pur riconoscendo in sentenza la violazione di legge, aveva assolto gli imputati. L’ex pm, ora sindaco di Napoli, aveva impugnato la sentenza.
I particolari sono stati illustrati nel corso una conferenza stampa in corso tenuta dal procuratore capo dr. Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto dr. Vincenzo Capomolla, dal comandante provinciale di Catanzaro della Guardia di Finanza Gen. Davide Rametta, e dal comandante dello S.C.I.C.O di Roma, Gen. Alessandro Barbera.
Gratteri ha parlato di una guerra in corso all’interno della ‘ndrangheta per la gestione del servizio ambulanza, con il “gruppo Rocca“, guerra che è terminato con un accordo tra il “gruppo Putrino e Rocca”. Infatti nell’inchiesta è coinvolto anche il gruppo Putrino , infatti, che sulla base alle ricostruzioni degli inquirenti sin dal 2009 mirava ad acquisire una posizione di dominio nel settore delle autoambulanze , delle onoranze funebri e delle forniture di materiale sanitario, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio delle ambulanze 118 bandita dall’Asp di Catanzaro dal 2010 a sino al 2017.
Il gruppo imprenditoriale-‘ndranghettista ha continuato ad operare a seguito di plurime oltre che illegittime proroghe ottenute, ed in assenza di una gara formale, grazie ai rapporti privilegiati intercorrenti tra i vertici del gruppo criminale Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e numerosi dirigenti dell’Asp, tra cui Giuseppe Perri (commissario e successivamente direttore generale dell’Asp) , Giuseppe Pugliese (ex direttore amministrativo ) ed Eliseo Ciccone (ex responsabile del servizio Suem 118) a carico dei quali vengono contestati plurimi episodi di abuso d’ufficio.
Analoghe condotte con l’aggravante della finalità mafiosa vendono contestate anche due esponenti della politica, l’ex deputato Giuseppe Galati e l’ ex consigliere del Comune di Lamezia Terne Luigi Muraca, che secondo quanto emerso dalle indagini rappresentavano l’anello di congiunzione tra il contesto ‘ndranghetistico e la dirigenza Asp coinvolta.
Fra gli arrestati, sottoposti agli arresti domiciliari anche Antonio Tommaso Strangis, Italo Colombo, Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide. che rispondono di episodi di corruzione, rivelazione di segreto di ufficio, frode nelle pubbliche forniture, induzione indebita a dare e promettere utilità, falso.
Custodia cautelare in carcere :
Di Spena Franco Antonio, 45 anni di Lamezia Terme
Ferrise Pietro, 59 anni di Lamezia Terme
Gagliardi Alfredo, 40 anni di Lamezia Terme
Putrino Pietro 73 anni di Lamezia Terme
Putrino Diego, 36 anni di Lamezia Terme
Putrino Diego, 51 anni di Lamezia Terme
Riello Pasquale, 52 anni di Lamezia Terme
Rocca Silvio, 61 anni di Lamezia Terme
Rocca Pietro 63 anni di Lamezia Terme
Rocca Ugo Bernardo, 33 anni di Lamezia Terme
Strangis Tommaso Antonio, 53 anni di Lamezia Terme
Torcasio Vincenzo, detto Enzino, 38 anni di Lamezia Terme
Arresti domiciliari
Colombo Italo, 48 anni di Catanzaro
Ciccone Eliseo, 65 anni di Catanzaro
Galati Giuseppe, 57 anni di Lamezia Terme
Gemelli Roberto Frank, 54 anni di Lamezia Terme
Mauceri Sebastiano Felice Corrado, 56 anni di Lamezia Terme
Muraca Luigi, 50 anni di Lamezia Terme
Pagnotta Giuseppe Luca, 45 anni di Montepaone
Pugliese Giuseppe, 50 anni di Crotone
Perri Giuseppe, 50 anni di Falerna
Serapide Francesco, 45 anni di Catanzaro
Strangis Tommaso Antonio, 53 anni di Lamezia Terme
(notizia in fase di aggiornamento)