Grazie alle caprette tibetane imposte e volute dall’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, i nostri uomini della Marina Militare sono diventati lo zimbello della Nato, dopo l’incredibile decisione di sostituire i giardinieri di alcune basi militari con delle capre con la scusa di risparmiare qualche spicciolo sulla manutenzione dei prati. Il problema è che da un anno a questa parte, i colleghi francesi, inglesi e spagnoli prendono in giro i marinai italiani, emettendo senza alcun rispetto , dei sarcastici belati appena si trovano in missione con i nostri marinai.
La decisione di imporre una trentina di capre tibetane nell’organico dell’Arsenale militare di Venezia, nella stazione aeromobili di Marina di Grottaglie (Taranto) e in una base a Cagliari è imputabile alle decisioni discutibili se non folli, che De Giorgi ha imposto ai suoi sottoposti nel dicembre 2012 ancor prima di diventare Capo di Stato Maggiore della Marina . Chiaramente rispetto alle accuse di abuso di ufficio e traffico di influenze per il porto di Augusta, che gli vengono rivolte dai pubblici ministeri di Potenza, e dal dettagliato e documentato esposto anonimo su delle presunte commesse milionarie poco trasparenti della Marina Militare da lui autorizzate, parlando delle caprette si finisce a dir poco nel ridicolo.
Fu il Fatto Quotidiano, lo scorso ottobre, a svelare la loro presenza nelle caserme in quanto le povere caprette costituiscono un serio problema, poichè in quanto animali sporcano, ed ovviamente hanno bisogno delle cure dei veterinari . Una di queste è rimasta incinta, altre circolano all’interno nelle basi in cerca di cibo, ed i marinai di fatto sono costretti a fare i pastori. A Venezia si stancano presto dell’erba di prato, tocca comprargli il mangime. Arriva la pioggia e nessuno aveva pensato di costruirgli un riparo. Poi salta fuori che una capra è gravida, si lamenta, bisogna capire persino come mungerla !
Tutto nacque da una battuta, che in definitiva non era tale, pronunciata dall’ammiraglio De Giorgi in occasione delle sue visite ufficiali alle basi, che rispose a chi gli fece notare la presenza dell’ erba alta conseguente alla mancanza dei fondi necessari per poter pagare dei giardinieri : “Metteteci delle capre, che sono anche ecologiche”. Un sottufficiale dell’ Arsenale di Venezia con 22 anni di servizio alle spalle, preposto alla salute, ha raccontato al collega Fabio Tonacci del quotidiano La Repubblica quello che sera accaduto a seguito della visita del capo di stato maggiore della Marina : “Ci siamo visti recapitare tre caprette nell’agosto scorso, forse donate da qualche allevatore veneto. C’erano una decina di marinai nell’Arsenale in quel momento, e alcuni di loro si sono dovuti occupare della gestione degli animali. Oltrettutto, erano state vaccinate? Erano capi registrati all’ufficio sanitario? E c’era un ordine di servizio per cui ci dovevamo mettere a spalare il letame? Cosa fare nel caso di decesso, visto che ci potrebbero essere rischi di brucellosi? Nessuno mi dava risposte, e allora mi sono permesso di scrivere al mio superiore osservando che le capre starebbero molto meglio in libertà sulle Dolomiti. Risultato? Tre giorni di rigore e procedimento disciplinare. Ora sono in attesa di trasferimento”. Una punizione severissima, per “violazione delle funzioni attinenti al grado” e perché il sottoposto, con “dichiarazioni incomplete”, avrebbe rivelato “segreti militari”. Nella lettera di rapporto, comunque, il comandante ammette di sfuggita che “sono in corso le azioni per registrare gli animali”.
Come le vacche in India, in Italia nella basi della Marina, le caprette di De Giorgi sono considerate delle “intoccabili” . “L’ultima volta che sono andato all’Arsenale per alcune pratiche amministrative – continua il racconto del sottoufficiale a La Repubblica – ne ho viste due, diverse rispetto alle prime che abbiamo avuto”.
La questione, con il conseguente imbarazzo generale, è arrivata anche in Parlamento, grazie all’interrogazione rivolta dall’onorevole di Sel Donatella Duranti al Ministero della Difesa . Questa è stata la risposta del sottosegretario Domenico Rossi: “E’ vero, in alcune basi sono presenti capre di tipo alpino o misto tibetano oggetto di donazione, nonché alcuni daini prelevati dalla tenuta di San Rossore. In virtù delle loro abitudini alimentari, esse si nutrono di erba contribuendo in tal modo a tenere sotto controllo la crescita della vegetazione, anche in funzione antincendio. Sono ospitati in ampie, dedicate e circoscritte aree verdi all’interno delle quali sono garantite adeguate coperture e ricoveri per preservarli dalle intemperie, dalle piogge e dai rigori termici. Sono stati regolarmente vaccinati ed è stato richiesto il rilascio del codice di identificazione, come previsto dalla normativa vigente. Possono essere considerati, a buon titolo, delle vere e proprie «mascotte»” . Il problema è che il sottosegretario Domenico Rossi dovrebbe andarlo a spiegarlo ai marinai francesi inglesi e spagnoli. Chissà se ne ha il coraggio.