La premier Giorgia Meloni è stata chiara nei suoi primi contatti sul dossier, e la partita delle nomine della società controllate o partecipate dallo Stato, è appena iniziata con un messaggio forte e chiato: “le nostre grandi aziende pubbliche devono abituarsi a fare sistema”. Non a caso infatti, in Spagna nella società energetica Endesa (controllata dall’ Enel ) si erano abituati sinora a una certa autonomia, e si apprestavano come sempre a cambiare presidente e tre membri del Cda in autonomia. Tutto era pronto per le nuove nomine. Ma un telefonata arrivata da Palazzo Chigi , alcuni giorni fa, ha bloccato le nomine: “decidiamo noi“. Dal governo hanno chiamato il vertice di Enel e spiegato loro che, sino a quando non verranno confermati o sostituiti (come sembra più probabile), non si fanno nomine neanche in Spagna.
Al 1° gennaio 2023, sono 55 le Società controllate dal MEF, direttamente (35) o, indirettamente, con la Cassa Depositi e Prestiti, operanti nell’industria, nei servizi, nella finanza. Da questo calcolo, non vanno considerate le 2 Subholding CDP Reti e CDP Equity (al 31 dicembre 2022 si è perfezionata la fusione per incorporazione di CDP Industria in CDP Equity), né le ulteriori 13 Società dove CDP non va oltre un controllo congiunto o un potere d’influenza, pur notevole (Enciclopedia Treccani, Rocco Forte Hotels, Telecom Italia, Webuild, ecc.).
Entro il prossimo 3 aprile il governo dovrà indicare i nuovi vertici, o rinnovare gli incarichi in vista della convocazione delle rispettive assemblee societarie, partendo dai “colossi” di stato, dall’ Eni all’ Enel , da Leonardo alle Poste, per passare alle società minori come Enav, Mps e Terna. Ma la partita si gioca anche per le controllate di Ferrovie dello Stato, che entro il 2023 hanno 70 Cda ed oltre 600 poltrone in scadenza, società che avranno in gestione la bellezza di oltre 20 miliardi di fondi del Pnrr . La tornata di nomine di questa primavera conta in Borsa quasi 135 miliardi, il 22% circa dell’intero listino di piazza Affari.
Società internazionali di cacciatori di teste come Spencer Stuart, Key2People ed Erica Salmon & Partners sono state incaricate dal Mef per la ricerca dei migliori candidatiper i nuovi vertici delle due società operative di Fs, Rfi e Trenitalia, scelte sulle quali continuava ad avere una certa influenza l’ex Ad Mauro Moretti. Le manovre delle nomine cominciano con il rinnovo del consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena, la quarta banca italiana da tempo in attesa di un partner più solido. Le voci circolanti lasciano presagire una riconferma per l’ attuale amministratore delegato Luigi Lovaglio . Tra i criteri che si dovranno seguire per le nomine vi è quello dell’equilibrio di genere. Attualmente, sui 610 componenti degli Organi sociali uscenti nei prossimi mesi, le donne sono 232, pari al 38% complessivo; erano sempre il 38% nelle Società andate al rinnovo nel 2022, ma il 31,3% in quelle del 2021 e meno del 28% in tutti gli anni precedenti.
142 Organi sociali, di cui 94 Consigli d’amministrazione e 48 Collegi sindacali, in 105 Società del Ministero Economia Finanze, sono scaduti e andranno al rinnovo con le Assemblee di Bilancio previste nei prossimi mesi; sono attualmente composti da 610 persone, di cui 403 Consiglieri e 207 Sindaci, E’ quanto emerge dalla Sesta edizione dell’analisi del Centro Studi CoMar sul governo di tutte le Partecipate dello Stato, censite singolarmente, da documenti ufficiali.
Partecipazioni di maggioranza/controllo del MEF
Società quotate
Banca Monte Paschi di Siena S.p.A.(64,23%)
Enav spa (53,28%)
Enel spa (23,59%)
Eni spa (4,34%) [Cassa depositi e prestiti spa detiene una partecipazione del 25,76% ]
Leonardo spa (30,20%)
Poste italiane spa (29,26%) [Cassa depositi e prestiti spa detiene una partecipazione del 35% ]
Società con strumenti finanziari quotati
Amco spa – Asset management company spa (100%)
Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’impresa spa (Invitalia) (100%)
Cdp – Cassa depositi e prestiti spa (82,77%)
Fs – Ferrovie dello Stato Italiane spa. (100%)
Rai – Radio televisione italiana spa (99,56%)
Sace spa (100%)
Società non quotate
ANPAL Servizi s.p.a. (100%)
Arexpo spa (39,28%)
Consap – Concessionaria servizi assicurativi pubblici spa (100%)
Consip spa. (100%)
Equitalia giustizia spa(100%)
Eur spa. (90%)
Giubileo 2025 (100%)
Gse – Gestore dei servizi energetici spa (100%)
Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 spa (35%)
Invimit Sgr – Investimenti immobiliari italiani società di gestione del risparmio spa (100%)
Ipzs – Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa. (100%)
Italia Trasporto Aereo S.p.A (100%).
Cinecittà S.p.A. (100%)
Mefop – Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione spa (57,7%)
Pago PA S.p.A. (100%)
Ram – Rete autostrade mediterranee spa (100%)
Sogei – Società generale di informatica spa (100%)
Sogesid spa (100%)
Sogin – Società gestione impianti nucleari spa (100%)
Sose – Soluzioni per il sistema economico spa (88,8%)
Sport e salute spa (100%)
STMicroelectronics holding N.V. (50%)
EUtalia Studiare Sviluppo srl (100%)
Nel caso dei “colossi” di Stato ogni nomina “pesa” addirittura più di un ministero, e la premier Giorgia Meloni intende imprimere con delle nomine in sintonia con il sistema economico del Paese per le società quotate e strategiche per gli interessi del Paese. La Meloni è stata molto chiara con gli alleati della maggioranza di governo: sarà lei a decidere i vertici di Eni ed Enel e vorrebbe per la prima volta una donna alla guida di una società di punta, probabilmente Terna dove circola insistentemente la possibile nomina di Giuseppina Di Foggia, attualmente al vertice Nokia Italia, mentre non sembrerebbe essere gradita a molti la candidatura di Lucia Morselli (in uscita dall’ ex-Ilva) dopo gli “screzi” avuti prima con il ministro Giancarlo Giorgetti al Mise (governo Draghi) e recentemente con il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, componente del governo Meloni, ma anche per l’età ormai avanzata.
Il cavallo di battaglia della Meloni nella dialettica con la Lega e Forza Italia, che costituisce motivo di orgoglio e di distacco: “Noi non abbiamo mai governato quindi non abbiamo “boiardi “di Stato da sistemare, cerchiamo solo di migliorare la conduzione di aziende strategiche”. Una prova importante per il premier Meloni, con collegamenti ed intese che lambiscono anche il Quirinale. La nomina per il vertice di Leonardo (ex-Finmeccanica) è forse la partita più delicata dove il parere delle gerarchie della Difesa, fra i primi committenti, hanno un “peso specifico”. Alessandro Profumo non verrà riconfermato e dopo anni di manager provenienti da settori estranei ai perimetri industriali dell’impresa, verrà sostituito probabilmente da Lorenzo Mariani, manager del costruttore europeo di missili Mbda, società controllata pure da Leonardo, che è fortemente sostenuto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, e le cui competenze rientrano nella logica di rimettete alla guida della società capogruppo, un manager che conosca bene il settore.
Sulle nomine da oggi sono poche le certezze. Una cosa è certa: l’ Ad di Eni, Claudio Descalzi verrà riconfermato, ottenendo un quarto mandato che costituisce un vero “record” di permanenza al vertice della multinazionale energetica di Stato, superando persino il fondatore Enrico Mattei. Nei primi mesi del governo Meloni , Descalzi ha sviluppato un rapporto fiduciario con il premier che ha perfettamente capito che l’ Eni è una pedina “strategica” per la nostra politica estera, che spesso e volentieri pesa di più, sopratutto in efficacia, dei vari ambasciatori. Il confronto fra i tre partiti avrà nelle prossime ore un secondo round durante il quale si discuterà anche di Poste Italiane dove viene dato per inamovibile l’ attuale Ad Matteo Del Fante ed il suo braccio destro Giuseppe Lasco, protagonisti di un cambiamento epocale del gruppo, entrambi apprezzati per i brillanti ed importanti risultati raggiunti.
Al vertice dell’ Enel l’attuale Ad Francesco Starace sembra avere le valigie in mano. In pole c’è Stefano Donnarumma, attuale ad di Terna, unico fra i big manager pubblici presente l’anno scorso alla conferenza programmatica di FdI. Nei giorni scorsi si è visto con Paolo Scaroni, ex ad di Enel ed Eni (sponsorizzato da Silvio Berlusconi), che potrebbe essere nominato presidente. Sull’Ad la Lega spinge per una soluzione diversa, e fra i nomi che sostiene c’è quello di Flavio Cattaneo (Italo). Sulla vicenda un punto non indifferente: i fondi internazionali azionisti di Enel hanno chiesto al Mef di selezionare ed indicare un Ad di caratura internazionale. Sono finiti i tempi di “boiardi” di Stato imposti dalla segreterie dei partiti, privi di alcuna esperienza manageriale. E era anche ora !