“Abbiamo assistito ed assistiamo ad un teatrino deprimente, discussioni false sul programma mentre oramai il maggior partito della coalizione è diventata la forza che ha come leader l’ex presidente del Consiglio (Matteo Renzi n.d.r.) che negava il problema ambientale a Taranto ed è stato fautore dell’introduzione dello scudo penale e dei decreti che imponevano l’apertura dello stabilimento Ilva in barba alle salvaguardie minime tutele ambientali e sanitarie. Senza contare che oramai gli esponenti che abbiamo battuto nelle urne e non avevano partecipato al nostro progetto iniziale sono parte integrante di questa coalizione egemonizzandone il peso politico. Il tutto mentre l’ILVA rischia il collasso senza nessuna salvaguardia per i lavoratori e per la salute “. Sono queste le parole più pesanti dei concetti espressi dalla segreterie regionali dei partiti che avevano concorso all’elezione di Rinaldo Melucci a Sindaco di Taranto.
“Senza contare che oramai gli esponenti che abbiamo battuto nelle urne e non avevano partecipato al nostro progetto iniziale sono parte integrante di questa coalizione egemonizzandone il peso politico” continua la nota congiunta: “In poco meno di 18 mesi la Giunta comunale ha subito decine di cambi, il trasformismo e i cambi di casacca sono stati numerosi” firmata da Domenico De Santis (Pd Puglia) , Leonardo Donno (M5s Puglia), Domenico Tanzarella (Psi Puglia), Fulvia Gravame (Verdi Puglia) e Michele Boccardi (Con Puglia) firmatari del documento che ha messo in un angolo Melucci sempre più vicino ad essere costretto a lasciare lo poltrona di sindaco, aggiungendo “Forte è lo sgomento e lo scollamento dall’entusiasmo che ci ha portato ad appoggiare l’attuale sindaco“. Una posizione avvallata e condivisa anche dal presidente della regione Puglia, Michele Emiliano: “Condivido la decisione presa dalla coalizione progressista. Abbiamo fatto tanto per la città e questa situazione era pressochè evitabile“. In poche parole Pd, M5S, Con, Verdi e Psi sono usciti di fatto dalla maggioranza di Rinaldo Melucci che a questo punto non ha più i voti in consiglio per governare la città.
Una decisione quella adottata dai partiti a livello regionale che dovrà essere accettato ed “ingoiato”dai 32 consiglieri comunali che hanno a cuore più che le sorti della città, i prossimi aumenti dei propri emolumenti di consiglieri ed assessori che decorrono dal prossimo 1 gennaio. Perché molti di loro, da quel Palazzo di Città non intendono uscire. E le ragioni s’erano già intuite da tempo.
Domani mattina in occasione della conferenza stampa annunciata, Melucci ha solo tre possibilità da prendere in considerazione per resistere a Palazzo di Città. La prima, quella più dignitosa, sarebbe quella di prendere atto del proprio “fallimento” politico ed annunciare le proprie dimissioni. La seconda possibilità sarebbe quella di andare avanti presentandosi in aula entro la fine dell’ anno e chiedere il voto sul bilancio, e solo se sfiduciato dai consiglieri prendere atto della propria sconfitta politica e andare a casa. In tal caso gli elettori e cittadini di Taranto potranno verificare, chi tra i consiglieri che sono stati eletti nei partiti e movimenti maggiormente presenti, sarebbe disposto a non rispettare le indicazioni dei rispettivi partiti di appartenenza che hanno “ufficializzato” l’uscita dalla maggioranza. La terza via d’uscita sarebbe che Melucci abbandoni Matteo Renzi ed escluda dalla sua maggioranza i consiglieri “voltagabbana” che hanno aderito ad Italia Viva, così ritornando alla coalizione con cui ha ottenuto il voto degli elettori risultando eletto sindaco.
Per alcuni di loro, in particolare i consiglieri del Partito Democratico non rispettare la decisione del partito significherebbe di fatto uscirne, rinunciando alle proprie ambizioni politiche in un prossimo futuro. Potrebbero mai andare contro il Pd consiglieri di lungo corso come Enzo Di Gregorio, Michele De Martino, Lucio Lonoce , esponenti storici del Pd o come l’ambizioso ma confuso Gianni Azzaro ? I consiglieri di “Con“, il movimento guidato da Michele Boccardi, che fa riferimento politico al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, di sicuro non disattenderanno le decisione del proprio vertice regionale. Così come è più che certo che Melucci non potrà più fare affidamento sul voto del consigliere Antonio Lenti di Europa Verde e del consigliere Mario Odone del Movimento 5Stelle.
A questo punto a Melucci non resta che preparare gli scatoloni insieme alla sua pletora di staffisti, portaborse e ventriloqui, riporre la sua fascia tricolore ed andare a cercarsi un nuovo lavoro. La città di Taranto tirerebbe un grande sospiro di sollievo nel non essere più rappresentata da un dilettante “politico” così arrogante e presuntuoso. .
| © CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |