Il luogotenente dei Carabinieri, Paolo Cesari, 53 anni originario di Ferrara, in servizio presso la Compagnia Carabinieri di Taranto che già era agli arresti domiciliari, è stato nuovamente arrestato a Taranto, accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità (art.309 quater Codice Penale). I suo colleghi dell’ Arma ed i militari guardia di finanza hanno eseguito questa mattina il provvedimento emesso dal gip Valeria Ingenito su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Carbone. Il sottufficiale infedele dell’ Arma è accusato di avere abusato dei suoi poteri per aver indotto due imprenditori, Valeriano Agliata e Giovanni Perrone a consegnargli delle somme di denaro per ottenere il suo silenzio.
I due cosiddetti” imprenditori” Agliata e Perrone erano stati entrambi indagati ed arrestati già lo scorso 6 ottobre dalla Guardia di Finanza nel corso dell’ “operazione Blackhander” sulle tangenti che circolavano dietro le quinte del settore Maricommi della base di Taranto della Marina Militare . La somma versata in tutto 18mila euro in cambio del silenzio del luogotenente Cesari , sarebbero stati inseriti ed occultati nel 2015 in scatole di vernici e panettoni consegnati al militare .
Secondo le accuse della Procura la tangente percepita dal luogotenente dei Carabinieri, era stata richiesta ad Agliata e Perrone per non segnalare all’autorità giudiziaria dei messaggi a dir poco compromettenti per i due imprenditori rinvenuti all’interno degli smartphone sequestrati al vicedirettore di Maricommi, Riccardo Di Donna che era già arrestato dai Carabinieri nell’ ottobre 2015, a seguito delle accuse di concussione a suo carico, presenti nel primo troncone d’inchiesta per le tangenti in Marina militare scoppiato nel 2014, le cui indagini vennero svolte dai Carabinieri.
Secondo gli investigatori il luogotenente Cesari si sarebbe fatto consegnare da nel dicembre 2015 da Agliata, per il tramite di Perrone, tre panettoni natalizi con all’interno 6mila euro per evitare la segnalazione alla Procura del l’avvenuto accertamento da parte dei Carabinieri, la sera del 14 settembre 2016, della presenza di Agliata con un altro imprenditore, Vincenzo Pastore, presidente di una cooperativa di pulizie, nonchè sindaco del Comune di Roccaforzata (TA) , nell’abitazione del direttore di Maricommi, il capitano di vascello Giovanni Di Guardo ( a lato nella foto) , che venne arrestato dai finanzieri in flagranza per corruzione .
Nel corso delle indagini condotte dal Nucleo della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Taranto, sul secondo troncone d’indagine delle tangenti alla base di Maricommi nel capoluogo jonico, Agliata sarebbe stato l’interfaccia negli affari sporchi con il comandante Di Guardo, anche di altri imprenditori, ed a suon di “bustarelle”, condizionava tutti gli appalti della base della Marina Militare, decidendo di fatto gli aggiudicatari della gare ed eliminando qualsiasi tipo di concorrenza.
Per la cronaca dei fatti l’imprenditore Giovanni Perrone attualmente detenuto, imputato nel “processo Alias“, inchiesta condotta dalla Polizia di Stato e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, è socio del Gruppo Perrone, nonchè fratello di Angelo Perrone, consigliere del direttivo della Confcommercio Taranto, associazione che imputa alla politica la crisi del commercio nel capoluogo tarantino, protesta per i cordoli stradali sulle corsie preferenziali. ma non ha mai proferito pubblicamente una sola parola ufficiale in merito al coinvolgimento di un gruppo loro associato in queste inchieste giudiziarie, che sono frutto di corruzione, malavita, mazzette e tangenti. Quelli del motto “Legalità, mi piace !“….