di REDAZIONE POLITICA
L’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati nel pomeriggio di ieri ha approvato, l’obbligo del Green Pass per deputati, dipendenti e giornalisti partendo dal principio che le regole che valgono per i cittadini e per i lavoratori pubblici e privati devono valere anche nei palazzi delle Istituzioni. I controlli avverranno all’ingresso, all’altezza dei metal detector attraverso cui passano tutti coloro che entrano nel palazzo di Montecitorio. Al Senato la decisione sarà presa il 5 ottobre.
L’idea è di controllare ogni singola persona che entra alla Camera a differenza però dei luoghi di lavoro, dove invece i controlli vengono effettuati a campione, . In pratica, è stato spiegato da chi si sta occupando di queste nuove norme da applicare, quando l’assistente parlamentare visiona il tesserino necessario per entrare a Montecitorio dovrà verificare anche che il parlamentare sia in possesso anche del certificato verde.
La Camera ed il Senato hanno la facoltà di poter decidere autonomamente, possibilità di cui godono anche altri organi costituzionali, anche in deroga al fine di autoregolamentarsi senza dover subire ingerenze esterne, intimidazioni o condizionamenti in maniera tale da poter tutelare l’indipendenza del potere legislativo. Per questo motivo, per poter inserire l’obbligo del Green Pass, devono riunirsi gli uffici di presidenza dei due rami del Parlamento e stabilire le regole. Praticamente non può valere per gli organi costituzionali il decreto anti-Covid approvato dal Consiglio dei ministri per i dipendenti pubblici e privati .
Esiste senza alcun dubbio una maggioranza per il via libera alle nuove norme ma questo non esclude, come è stato già anticipato da alcuni deputati, che qualcuno presenti ricorso alla Corte Costituzionale perché verrebbero lesi i poteri del singolo parlamentare. Come il leghista Claudio Borghi che su Twitter scrive: “Ho detto enne volte che speravo che l’obbligo del Green Pass venisse esteso al Parlamento, così mi avrebbe dato la possibilità di chiedere una pronuncia in merito alla Corte Costituzionale a difesa del lavoro di tutti. Adesso che pure la Consulta è ‘intimata’ risponderà direttamente”. In termini di principio, un costituzionalista spiega che in precedenza la Consulta ha già stabilito, che il singolo parlamentare o più parlamentari possono fare ricorso per la lesioni delle proprie prerogative, ma ad oggi non è stata mai data ragione ad alcun ricorso concreto.
Chiunque si rifiuterà di entrare in possesso del Green Pass subirà delle sanzioni, esattamente secondo quanto accade nei posti di lavoro, dove le multe scattano da 600 euro. In generale chi compie un atto contrario ai regolamenti della Camera dei Deputati dapprima viene sospeso e sanzionato e per ogni giorno di sospensione si vede detratto 200 euro di diaria giornaliera. Quindi la sanzione partirà con ogni probabilità per chi non ha il certificato verde dai 3 giorni di sospensione.
Chiaramente va precisato che nonostante il Green Pass non si può bloccare tuttavia un parlamentare all’ingresso. L’assistente parlamentare ha il solo compito di convincerlo a non entrare senza il certificato verde, ma non ne può impedire. Dovrà invece chiamare uno dei questori della Camera o, nel caso di Palazzo Madama, del Senato. Se anche questi ultimi non riescono a convincerlo a mostrare almeno il tampone negativo, dovranno comunque far entrare il parlamentare in Aula ma hanno il dolore di segnalare il fatto all’ufficio di presidenza. Che si riunirà immediatamente per sospendere il deputato interessato almeno per tre giorni e stabilire una base di 600 euro di diaria decurtati dallo stipendio.