Disponibilità del governo al dialogo con la magistratura, quella allo studio non è una riforma della giustizia contro di loro ma nell’interesse dei cittadini. E’ quanto va ripetendo da giorni Giorgia Meloni, che oggi pomeriggio alle 15.30 riceverà a Palazzo Chigi , affiancata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ed il Guardasigilli Carlo Nordio la delegazione dell’Anm guidata da Cesare Parodi.
Un incontro che sarà preceduto alle 11 da quello con l’Unione delle camere penali, che avviene dopo uno sciopero dei giudici condiviso da tutte le correnti dell’Anm. Un’occasione per annusarsi e capire se ci sono margini di manovra su alcuni passaggi. Per il governo, raccontano, l’impianto sostanziale della riforma resta blindato: eventuali modifiche verranno valutate e riguarderanno solo la fase attuativa, ossia la messa a terra della riforma stessa.
Rimangono intoccabili i tre principi cardine contenuti nell’impianto approvato dal Cdm e votato in prima lettura alla Camera: separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero; l’istituzione di una Alta Corte per giudicare gli errori e i comportamenti dei magistrati; due Csm, uno per i giudici e uno per i pm, con la nomina per sorteggio temperato della componente laica, ossia i membri elettivi che attualmente vengono scelti per un terzo dal Parlamento in seduta comune.
Quello di oggi, dunque, secondo rumors di maggioranza, sarà soprattutto un momento di ascolto. “Siamo pronti a sentire quello che avranno da dire con grande attenzione, il resto si vedrà”, sarebbe la linea del governo. Non c’è nessuna intenzione, come ribadisce Forza Italia, di travalicare i confini del potere esecutivo. Nessuno proverà a mettere sotto l’ala governativa i magistrati è l’assicurazione.
L’obiettivo dell’Anm, come più volte sottolineato da Parodi, è spiegare le ragioni tecniche e non certo politiche per le quali i magistrati si oppongono alla riforma Nordio. Ripristinare insomma un “rapporto normale, fisiologico tra organi e poteri dello Stato”, dopo le schermaglie dei giorni scorsi e all’indomani dello sciopero delle toghe, con l’auspicio che “sia l’avvio di un processo di normalizzazione e di comprensione reciproca“, sottolinea il numero uno dell’Anm. La riforma, avvertono i giudici, non convince affatto: toglie diritti ai cittadini, perché il pm pensato dal governo è poi destinato a finire nell’orbita dell’esecutivo.
Sul tavolo del vertice si aggiungerà il caso della polizia giudiziaria, scoppiato nelle ultime ore. L’Anm, raccontano, chiederà pure conto dell’indiscrezione secondo cui il governo vorrebbe togliere ai pm il controllo sulla polizia giudiziaria. “Ho sentito molti colleghi e – dice ancora Parodi in radio a “Un giorno da pecora” – sono tutti un misto tra stupiti e sconcertati, è un tema talmente delicato che mi augurerei un chiarimento“.