di REDAZIONE POLITICA
Comincia oggi 3 agosto il semestre bianco per Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica negli ultimi sei mesi del suo mandato, che dura sette anni, non può sciogliere anticipatamente le Camere. Lo stabilisce l’articolo 88 della Costituzione: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura“.
Il potere di scioglimento delle Camere è infatti uno dei poteri più forti del Capo dello Stato, che negli ultimi sei mesi prima di cessare il suo mandato. non può esercitarlo . I padri costituenti infatti, all’inizio dell’era repubblicana e subito dopo la fine del ventennio fascista, temevano che un Presidente autoritario avrebbe potuto sciogliere le Camere per farne eleggere di più compiacenti e sperare in un secondo mandato.
Nel 1991, per evitare quello che fu definito un “ingorgo istituzionale” per la coincidenza della fine della legislatura con la fine del mandato presidenziale di Francesco Cossiga, si modificò l’articolo 88, aggiungendo all’ultima frase le parole “salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura“.
Il timore di ‘spuntare le armi’ a disposizione del Capo dello Stato è sempre stato presente nei settennati che si sono succeduti, e anche in questa occasione il rischio che i partiti, ora uniti in grande maggioranza a sostegno del governo Draghi, leggano il semestre bianco come uno ‘sciogliete le righe’ è ben presente a tutti. Ma al Presidente restano ancora alcuni – non banali – poteri, come ha fatto capire Mattarella due giorni fa con una secca lettera ai presidenti delle Camere e al premier. Ecco quali sono.
POTERE DI NOMINA. In caso si arrivasse a una crisi dell’attuale Governo, il presidente non potrebbe sciogliere le Camere ma resta in capo a lui il potere di incaricare una personalità che guidi il governo per il tratto finale della legislatura. E sempre a lui resta in capo il potere di nominare i ministri su proposta del presidente del Consiglio.
MORAL SUASION. Non normato dalla Costituzione scritta ma ben presente in quella reale, spesso il Capo dello Stato con colloqui mirati cerca di orientare le decisioni dei partiti, chiedendo un supplemento di ragionevolezza a fronte dell’interesse superiore del Paese.
POTERE DI FIRMA. Dove la moral suasion fallisce, il potere di firmare disegni di legge e decreti, per autorizzarne la pubblicazione o la presentazione alle Camere, dà di fatto al Presidente un margine di manovra per correggere provvedimenti che fossero palesemente incostituzionali.
RINVIO DELLE LEGGI. Il Presidente può rinviare alle Camere una legge da loro approvata. In base all’articolo 74 della Costituzione, “il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata“.
MESSAGGI AL PAESE. Spesso i Presidenti hanno rivolto messaggi direttamente al Paese. Oltre al tradizionale discorso di fine anno, il Capo dello Stato può decidere di parlare agli italiani, magari in diretta televisiva e a reti unificate. Mattarella, lo ricordano tutti, ha rivolto un messaggio nel pieno della pandemia, lo scorso anno, per rassicurare gli italiani e chiedere loro di seguire le indicazioni del governo.
MESSAGGI ALLE CAMERE. Il Presidente può inviare alle Camere un messaggio su un argomento che ritiene particolarmente significativo per il Paese. Il messaggio è solitamente controfirmato dal presidente del Consiglio, viene letto in entrambe le Camere che possono svolgere in seguito un ampio dibattito sui temi proposti. Mattarella non ne ha mai inviati, a differenza dei suoi predecessori.
Oltre a quelli elencati, il Presidente ha altri poteri che restano intatti durante l’ultimo semestre del settennato: presiede il Csm, il Consiglio supremo di Difesa, ha il comando delle Forze armate, ratifica i trattati internazionali.
C’è poi un altro tipo di arma finale, che non è un potere ma ha un impatto altrettanto drammatico sulla legislatura, ed è quello delle dimissioni anticipate. Lo ha utilizzato Francesco Cossiga, per dare al Paese dopo di lui “un presidente forte” che favorisse l’arrivo di un governo autorevole. Era il 1992 e l’Italia era travolta da Tangentopoli, Cossiga sentiva l’urgenza di riforme per affrontare un’era nuova.
Ora la situazione politica italiana mostra maggiore stabilità istituzionale e soprattutto pare difficile che chi, come Mattarella, ha difeso lo svolgimento naturale e ordinato della legislatura possa decidere di interrompere prima del tempo un mandato che la Costituzione fissa in sette anni. Ma l’arma finale è nell’ultimo scomparto della cassetta degli attrezzi presidenziale: se qualcosa facesse saltare il Pnrr facendo rischiare al Paese la tempesta finanziaria e la crisi economica mentre prosegue l’epidemia, il freno a mano potrebbe essere azionato.